Natale 2023, il Papa: “Anche oggi il ruggito delle armi impedisce a Cristo di trovare casa”

Nella notte di Natale il Pontefice si fa vicino alla Terra Santa dove continuano a piovere bombe: “Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra”. E cita Tolkien

Città del Vaticano – Fiori, luci e drappi adornano la basilica di San Pietro nella notte santa. Ma se nel centro di Roma il campanone suona a festa per annunciare al mondo la venuta del Cristo, in Terra Santa sono il fragore delle armi e la paura a farla da padrone. Secondo i dati ufficiali, è salito a 20.424 morti e 54.036 feriti il bilancio nella Striscia di Gaza dall’inizio delle operazioni militari di Israele. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, si contano 166 morti e 384 feriti solo nelle ultime 24 ore.

Ed è proprio al Medio Oriente, devastato dal conflitto, che va il pensiero di Papa Francesco durante la suggestiva messa della notte di Natale: “Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo”.

Il Pontefice arriva in basilica in sedie a rotelle. Dopo aver salutato le delegazioni ecumeniche presenti, veste il piviale e prende posto di fronte all’Altare della Confessione, dove è allestito il trespolo col Bambinello. L’immagine di Gesù Bambino viene svelata dai cerimonieri e adornata da fiori portati in processione da un gruppo di bambini provenienti da ogni parte del mondo.

La grandezza della piccolezza

Per l’omelia della notte di Natale, il Pontefice fa riferimento al Vangelo che della liturgia di questa notte, soffermandosi sul versetto che parla del “censimento di tutta la terra”. Questo, sottolinea il Papa, è “il contesto nel quale Gesù nasce e su cui il Vangelo si sofferma. Poteva accennarne rapidamente, invece ne parla con accuratezza. E con ciò fa emergere un grande contrasto: mentre l’imperatore conta gli abitanti del mondo, Dio vi entra quasi di nascosto; mentre chi comanda cerca di assurgere tra i grandi della storia, il Re della storia sceglie la via della piccolezza. Nessuno dei potenti si accorge di Lui, solo alcuni pastori, relegati ai margini della vita sociale”.

Il censimento, spiega il Santo Padre, “manifesta da una parte la trama troppo umana che attraversa la storia: quella di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri. È l’ossessione della prestazione. Ma al contempo nel censimento risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraverso l’incarnazione.

Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume.

E, rivolgendosi agli oltre 6500 fedeli presenti in basilica, suggerisce un esame di coscienza: “Stanotte possiamo chiederci: noi in che Dio crediamo? Nel Dio dell’incarnazione o in quello della prestazione? Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo”. Al contrario, “non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del ‘tutto e subito’; non ci salva premendo un bottone, ma si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro”.

A Lui, a quel Dio “vivo e vero”, il Pontefice invita a guardare, “a Lui, che sta al di là di ogni calcolo umano eppure si lascia censire dai nostri conteggi; a Lui, che rivoluziona la storia abitandola; a Lui, che ci rispetta al punto da permetterci di rifiutarlo; a Lui, che cancella il peccato facendosene carico, che non toglie il dolore ma lo trasforma, che non ci leva i problemi dalla vita, ma dà alle nostre vite una speranza più grande dei problemi. Desidera così tanto abbracciare le nostre esistenze che, infinito, per noi si fa finito; grande, si fa piccolo; giusto, abita le nostre ingiustizie”.

Ecco lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi.

A Natale l’Amore cambia la storia

A Natale, però, una domanda sorge spontanea: “Perché Dio si è spinto a tanto?”. Secondo il Pontefice, “perché gli interessa tutto di noi, perché ci ama al punto da ritenerci più preziosi di ogni altra cosa”. Per Dio, “che ha cambiato la storia durante il censimento tu non sei un numero, ma un volto”.

Lui, che si è fatto carne, non attende le tue prestazioni di successo, ma il tuo cuore aperto e confidente. E tu in Lui riscoprirai chi sei: un figlio amato di Dio, una figlia amata da Dio. Ora puoi crederlo, perché stanotte il Signore è venuto alla luce per illuminare la tua vita e i suoi occhi brillano d’amore per te.

E ammonisce: “Cristo non guarda ai numeri, ma ai volti. Facciamo anche noi come a Betlemme, che significa ‘casa del pane’: stiamo davanti a Lui, Pane di vita. Riscopriamo l’adorazione, perché adorare non è perdere tempo, ma permettere a Dio di abitare il nostro tempo”. Quindi cita Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli: “Un grande narratore di imprese epiche scrisse a suo figlio: «Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra» (J.R.R. Tolkien, Lettera 43, marzo1941)”.

“Stanotte l’amore cambia la storia. Fa’ che crediamo, o Signore, nel potere del tuo amore, così diverso dal potere del mondo. Fa’ che come Maria, Giuseppe, i pastori e i magi, ci stringiamo attorno a Te per adorarti. Resi da Te più simili a Te, potremo testimoniare al mondo la bellezza del tuo volto”, conclude il Pontefice. Al termine della celebrazione, in sedia a rotelle, porta il Bambinello al presepe, allestito, per il secondo anno consecutivo, nella cappella vicina all’altare. Domani, a mezzogiorno, la benedizione Urbi et Orbi con il messaggio di auguri “alla Città e al Mondo” dalla loggia centrale della basilica vaticana. (foto © Vatican Media)

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