Leone XIV incontra i Cardinali: Continuiamo il cammino sulla scia del Vaticano II – VIDEO

Nell’Aula Nuova del Sinodo il primo incontro del Pontefice con l’intero Collegio Cardinalizio: “A noi spetta farci docili ascoltatori dello Spirito Santo ricordando che Dio ama comunicarsi nel «sussurro di una brezza leggera». È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato”. E spiega i motivi per cui ha scelto il nome Leone

Città del Vaticano – “Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II”. A due giorni dall’elezione al Soglio Pontificio, Papa Leone XIV incontra tutto il Collegio Cardinalizio e lo fa nell’Aula Nuova del Sinodo, situata nei piani superiori dell’Aula Paolo VI.

Si tratta dello stesso luogo dove, fino al 6 maggio, si sono svolte le Congregazioni generali in preparazione al Conclave. “Prima di prendere i posti cominciamo con una preghiera, chiedendo che il Signore continui ad accompagnare questo Collegio e soprattutto tutta la Chiesa con questo spirito, anche entusiasmo, però di profonda fede. Preghiamo insieme in latino”, esordisce il Pontefice, accolto da un lungo applauso dei presenti.

Ed è proprio sulla scia del confronto avuto durante le Congregazioni generali che si svolge l’incontro odierno, come suggerito dallo stesso Vescovo di Roma: “Nella prima parte di questo incontro c’è un piccolo discorso con le riflessioni che vorrei condividere con voi. Ma poi ci sarà una seconda parte, un po’ come l’esperienza che molti di voi avete chiesto, di una specie di condivisione con il Collegio Cardinalizio per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte, cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave”.

Leone XIV ricorda la dolorosa “perdita del Santo Padre Francesco” e, rivolgendosi ai Cardinali, ricorda loro che i porporati sono “i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell’accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo”.

Il neoeletto Papa chiede di vedere questo momento, “triste e lieto, provvidenzialmente avvolto dalla luce della Pasqua”. Secondo Prevost, infatti, la morte di Papa Francesco e il Conclave sono da guardare “come a un evento pasquale, una tappa del lungo esodo attraverso cui il Signore continua a guidarci verso la pienezza della vita”.

Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei Predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede.

“A noi – aggiunge il Papa – spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel «sussurro di una brezza leggera». È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato”.

Nei giorni scorsi, segnati dalla morte di Papa Bergoglio, “abbiamo visto qual è la vera grandezza della Chiesa, che vive nella varietà delle sue membra unite all’unico Capo, Cristo, «pastore e custode» (1Pt 2,25) delle nostre anime. Essa è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge (cfr Gv 21,15-17), il campo (cfr Mc 4,1-20) che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i Sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della Parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli Israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio (cfr Es 13,21)”. Da qui l’invito a rinnovare “la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2)”.

Questi, sottolinea Papa Prevost, sono i “principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio”. Il Pontefice spiega quindi i motivi per cui ha optato per il nome Leone: “Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.

A conclusione dell’incontro, Papa Leone fa suo l’auspicio che San Paolo VI, nel 1963, pose all’inizio del suo Ministero Petrino: “Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo”. “Siano questi anche i nostri sentimenti, da tradurre in preghiera e impegno, con l’aiuto del Signore. Grazie!”, conclude il Pontefice, che ha poi ascoltato le istanze dei vari Cardinali. (foto © Vatican Media)  

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