L’appello del Papa: “Per il Giubileo si cancelli il debito estero dei Paesi più poveri”

Il Pontefice chiede una moratoria in vista dell’Anno Santo: “Debito ecologico e debito estero sono due facce della stessa medaglia che ipotecano il futuro”

Città del Vaticano – Una moratoria per cancellare, o ridurre drasticamente, il debito estero dei Paesi più poveri. Torna a chiederlo Papa Francesco, che già il mese scorso aveva avanzato questa proposta ai governi delle nazioni sviluppate nella Bolla d’Indizione del Giubileo (leggi qui).

“Dopo la globalizzazione mal gestita, la pandemia e le guerre, ci troviamo di fronte a una crisi del debito che colpisce soprattutto i Paesi del Sud del mondo, generando miseria e angoscia, e privando milioni di persone della possibilità di un futuro degno”, la denuncia del Santo Padre, che questa mattina, prima dell’Udienza generale, ha incontrato i partecipanti al seminario “Affrontare la crisi del debito nel Sud del mondo”, promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, ai quali ha ricordato l’urgenza di creare “un meccanismo multinazionale, basato sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli, che tenga conto del significato globale del problema e delle sue implicazioni economiche, finanziarie e sociali”, al fine di spezzare il circolo vizioso del finanziamento che diventa indebitamento e per evitare quel “si salvi chi può” in cui “a perdere sono sempre i più deboli”.

In altre parole, in vista del Giubileo che inizierà tra pochi mesi, urge “una nuova architettura finanziaria internazionale audace e creativa”, che proprio nella prospettiva dell’Anno Santo porti a una sorta di moratoria, cancellazione o riduzione dunque, del debito estero dei Paesi più poveri.

“Debito ecologico e debito estero sono due facce della stessa medaglia che ipotecano il futuro”, il monito del Papa, che ha ricordato come quella di condonare i debiti nell’anno giubilare era una tradizione del popolo ebraico. Ecco allora l’appello rivolto alle nazioni sviluppate ad aprire mente e cuore “per sciogliere i nodi di quei legami che soffocano il presente, senza dimenticare che noi siamo solo custodi e amministratori”, e che nessuno può abitare la nostra casa comune “con la coscienza tranquilla”, sapendo di essere circondato da “moltitudini di fratelli e sorelle affamati, immersi nell’esclusione sociale e nella vulnerabilità”. “Permettere che ciò accada è un peccato umano – ha concluso il Papa – e se uno non ha fede, è peccato sociale”. (foto © Vatican Media)

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