In Vaticano gli Ambasciatori pregano per il Papa, Parolin: “Possa tornare presto tra di noi”

Nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico Vaticano la Messa presieduta dal Cardinale Segretario di Stato col Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Parolin: “Ci riuniamo in preghiera questa mattina per l’intenzione della salute del Santo Padre, perché possa ristabilirsi e ritornare presto tra di noi”

Città del Vaticano – “Ci riuniamo in preghiera questa mattina per l’intenzione della salute del Santo Padre, perché possa ristabilirsi e ritornare presto tra di noi”. Sono queste le parole che aprono l’omelia pronunciata dal cardinale Segretario di Stato di Sua Santità, Pietro Parolin, nel corso della messa celebrata questa mattina nella maestosa Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, in Vaticano.

Tra i banchi gli Ambasciatori e i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Tutti in preghiera per il Papa che sta trascorrendo la sua ventinovesima giornata di degenza al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale.

“Vogliamo ricordare anche il dodicesimo anniversario della sua elezione al pontificato, celebrato ieri. La nostra preghiera si fa ancora più intensa e più viva”, ha aggiunto Parolin in apertura, spiegando che “non si tratta tanto di formulare una richiesta, perché Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno. Non dovremmo essere preoccupati di presentargli le nostre necessità e i nostri bisogni, quanto in primo luogo di metterci in ascolto del Signore. Il miglior modo per presentare a Dio le nostre preghiere è innanzitutto offrirgli il nostro cuore, aperto e attento alle sue parole. È questa la chiave che apre il cuore del Signore: l’ascolto cordiale della sua parola”.

Commentando il Vangelo, Parolin ha fatto notare agli Ambasciatori presenti quale dovrebbe essere il ruolo dei diplomatici: “Le guerre che scoppiano nel mondo, insanguinano il nostro pianeta e che con la nostra diplomazia cerchiamo di evitare prima di tutto, e poi di risolvere e concludere, non nascono nei campi di battaglia – tutto è diventato oggi un campo di battaglia, anche le città – ma nascono nel cuore dell’uomo”.

“La mano è armata dal cuore e anche dalla bocca”, ha osservato il cardinale, secondo il quale “per cercare la pace bisogna prima di tutto disarmare il linguaggio, non usare un linguaggio aggressivo, offensivo nei confronti degli altri. Perché è lì che comincia la guerra, quando pronunciamo parole di disprezzo, di avversione, di odio nei confronti degli altri”, ha proseguito il cardinale.

“Se non ci riconciliamo con i fratelli compiamo un atto purtroppo ipocrita”, il monito finale, insieme a quello di “passare dalla logica dello scontro alla benevolenza, partendo proprio da chi ci è avverso e consideriamo nostro nemico. E questo deve avvenire presto, oggi e non domani”.

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