Il Vaticano: ok al battesimo per i trans, i gay possono essere padrini e testimoni di nozze
Lo ha stabilito il Dicastero per la Dottrina della Fede con un documento controfirmato dal Papa diffuso a tarda sera dalla Santa Sede
Città del Vaticano – La Santa Sede continua l’opera di “modernizzazione” e, con un documento diffuso a tarda sera dal Dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex Inquisizione per capirci, apre ai trans e alle coppie omosessuali. La lettera, che reca in calce la firma del neo prefetto, il cardinal Fernandez (una nomina che ha suscitato scalpore negli ambienti cattolici, vaticani e non), è controfirmata da Papa Francesco, che approva così la risposta del porporato a una lettera di mons. José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile, che alla Santa Sede aveva rivolto alcune domande “riguardo alla possibile partecipazione ai sacramenti del battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive”.
Sei domande in tutto, a cui il Vaticano risponde, come si legge nel documento, riproponendo “in buona sostanza, i contenuti fondamentali di quanto, già in passato, è stato affermato in materia da questo Dicastero”.
Dunque, alla domanda “Un transessuale può essere battezzato?”, il Vaticano risponde “sì”: “Un transessuale – che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso – può ricevere il battesimo, alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli. Nel caso di bambini o adolescenti con problematiche di natura transessuale, se ben preparati e disposti, questi possono ricevere il Battesimo”.
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Tuttavia, precisano dalla Santa Sede, “occorre considerare quanto segue, specialmente quando vi sono dei dubbi sulla situazione morale oggettiva in cui si trova una persona, oppure sulle sue disposizioni soggettive verso la grazia. Nel caso del Battesimo, la Chiesa insegna che, quando il sacramento viene ricevuto senza il pentimento per i peccati gravi, il soggetto non riceve la grazia santificante, sebbene riceva il carattere sacramentale”.
In ogni caso, “la Chiesa dovrà sempre richiamare a vivere pienamente tutte le implicazioni del battesimo ricevuto, che va sempre compreso e dispiegato all’interno dell’intero cammino dell’iniziazione cristiana.
La seconda domanda riguarda sempre il sacramento del Battesimo: “Un transessuale può essere padrino o madrina di battesimo?”. La risposta: “A determinate condizioni, si può ammettere al compito di padrino o madrina un transessuale adulto che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e a intervento chirurgico di riattribuzione di sesso. Non costituendo però tale compito un diritto, la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale”.
E, rispondendo alla terza domanda, il Papa afferma che “un transessuale può essere testimone di un matrimonio” poiché “non c’è nulla nella vigente legislazione canonica universale che proibisca ad una persona transessuale di essere testimone di un matrimonio”.
Alla quarta domanda, “Due persone omoaffettive possono figurare come genitori di un bambino, che deve essere battezzato, e che fu adottato o ottenuto con altri metodi come l’utero in affitto?”, Papa Francesco aveva già risposto in passato con una frase delle sue: “I bambini non hanno nessuna colpa. Gli ‘sbagli’ degli genitori non possono ricadere sui figli”. Da qui la risposta: “Perché il bambino venga battezzato ci deve essere la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica”.
Più tecnica, invece, la risposta alla quinta domanda: “Una persona omoaffettiva e che convive può essere padrino di un battezzato?”. Citando il Diritto Canonico, il Papa risponde che un gay “può essere padrino o madrina” se ne possiede “l’attitudine e conduce una vita conforme alla fede e all’incarico che assume”. Diverso, precisano, “è il caso in cui la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità.
In ogni caso, sottolineano ancora da Oltretevere, “la debita prudenza pastorale esige che ogni situazione sia saggiamente ponderata, per salvaguardare il sacramento del Battesimo e soprattutto la sua ricezione”. Nello stesso tempo, “occorre considerare il valore reale che la comunità ecclesiale conferisce ai compiti di padrino e madrina, il ruolo che questi hanno nella comunità e la considerazione da loro mostrata nei confronti dell’insegnamento della Chiesa. Infine, è da tenere in conto anche la possibilità che vi sia un’altra persona della cerchia famigliare a farsi garante della corretta trasmissione al battezzando della fede cattolica, sapendo che si può comunque assistere il battezzando, durante il rito, non solo come padrino o madrina ma, altresì, come testimoni dell’atto battesimale”.
All’ultima domanda del vescovo brasiliano, “Una persona omoaffettiva e che convive può essere testimone di un matrimonio?”, il Papa risponde di “sì”, poiché, anche in questo caso, “non c’è nulla nella vigente legislazione canonica universale che proibisca ad una persona omoaffettiva e che convive di essere testimone di un matrimonio”.
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