Il primato del Vescovo di Roma: non più un problema ma un’opportunità
Il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani pubblica un nuovo documento di studio sul primato del Vescovo di Roma, non più un problema come in considerato in passato ma un’opportunità per riavvicinare le Chiese

Città del Vaticano – “A differenza delle polemiche del passato, la questione del primato non è più vista semplicemente come un problema, ma anche come un’opportunità per una riflessione comune sulla natura della Chiesa e sulla sua missione nel mondo”. Questo quanto si legge nel nuovo documento di studio “Il Vescovo di Roma”, primo documento che sintetizza l’intero dibattito ecumenico sul servizio del primato nella Chiesa dal Concilio Vaticano II.
L’origine di questo testo, pubblicato con l’approvazione di Papa Francesco, risale all’invito rivolto da San Giovanni Paolo II agli altri cristiani a trovare “evidentemente insieme”, le forme nelle quali il ministero del Vescovo di Roma “possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (UUS 95).
Numerose risposte a questo invito sono state formulate, come pure riflessioni sul tema e vari suggerimenti da parte dei dialoghi teologici. Già nel 2020, nel 25mo anniversario della Ut unum sint, il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha visto l’opportunità di sintetizzare queste riflessioni e di raccoglierne i principali frutti. Papa Francesco stesso ha invitato a farlo, notando che “abbiamo fatto pochi progressi in questo senso” (Evangelii Gaudium 32). Inoltre, la convocazione del Sinodo sulla sinodalità ha confermato la rilevanza di questo progetto come contributo alla dimensione ecumenica del processo sinodale.
Clicca qui per leggere il testo integrale del documento “Il Vescovo di Roma”
Lo status del testo, precisano dal Vaticano, è quello di un “documento di studio” che non pretende di esaurire l’argomento né riassumere tutto il magistero cattolico al riguardo. Il suo scopo è di offrire una sintesi oggettiva della discussione ecumenica sul tema, riflettendone quindi le intuizioni, ma anche i limiti.
La struttura del documento
Frutto di un lavoro veramente ecumenico e sinodale di quasi tre anni, questo nuovo documento riassume circa 30 risposte a Ut unum sint e 50 documenti di dialogo ecumenico sul tema. Ha coinvolto non solo gli Officiali, ma anche i 46 Membri e i Consultori del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che lo hanno discusso in occasione di due Plenarie.
Sono stati consultati i migliori periti cattolici in materia, così come numerosi esperti ortodossi e protestanti, in collaborazione con l’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum. Infine, il testo è stato inviato a vari Dicasteri della Curia Romana e al Sinodo dei Vescovi. In tutto, più di cinquanta pareri e contributi scritti sono stati presi in considerazione. Tutti sono stati positivi sull’iniziativa, la metodologia, la struttura e le idee principali del documento.
Questo documento offre una presentazione schematica dell’argomento, diviso sostanzialmente in quattro parte: la prima propone delle risposte alla Ut unum sint e dei documenti dei dialoghi teologici dedicati alla questione del primato; nella seconda si affrontano invece le principali questioni teologiche che tradizionalmente mettono in discussione il primato papale e di alcuni progressi significativi della riflessione ecumenica contemporanea: una rinnovata lettura dei “testi petrini”; il superamento dell’opposizione tra de iure divino e de iure humano; una rilettura ermeneutica dei dogmi del primato di giurisdizione e dell’infallibilità (Concilio Vaticano I).
Nella terza parte si affrontano poi alcune prospettive per un ministero dell’unità in una Chiesa riunificata ma anche la necessità o meno di un primato nella Chiesa secondo i criteri del primo millennio e i principi per l’esercizio del primato nel XXI secolo. Nella quarta e ultima parte sono elencati una serie di suggerimenti o richieste pratiche rivolte alla Chiesa cattolica, tra i quali una rinnovata interpretazione del Vaticano I, un esercizio differenziato del primato del Vescovo di Roma, ma anche sinodalità ad intra e sinodalità ad extra.
Il documento si conclude con una breve proposta della Plenaria del Dicastero, intitolata Verso un esercizio del primato nel XXI secolo, che individua i suggerimenti più significativi avanzati dai diversi dialoghi per un rinnovato esercizio del ministero di unità del Vescovo di Roma “riconosciuto dagli uni e dagli altri”.
Idee principali del Documento
Quello che emerge dalla lettura de “Il Vescovo di Roma” è che i documenti di dialogo e le risposte a Ut unum sint hanno dato un contributo significativo alla riflessione sulla questione del primato e della sinodalità. Inoltre, tutti i documenti concordano sulla necessità di un servizio di unità a livello universale, anche se i fondamenti di questo servizio e i modi in cui viene esercitato sono soggetti a diverse interpretazioni.
A differenza delle polemiche del passato, la questione del primato non è più vista semplicemente come un problema, ma anche come un’opportunità per una riflessione comune sulla natura della Chiesa e sulla sua missione nel mondo. E questo perché il ministero petrino del Vescovo di Roma è intrinseco alla dinamica sinodale, così come l’aspetto comunitario che include l’intero popolo di Dio e la dimensione collegiale del ministero episcopale.
Tra i passi futuri da fare nei dialoghi teologici, il Documento suggerisce la necessità di una migliore connessione tra i dialoghi – locali e internazionali, ufficiali e non ufficiali, bilaterali e multilaterali, orientali e occidentali – al fine di arricchirsi a vicenda ma anche affrontare insieme primato e sinodalità, che non sono due dimensioni ecclesiali contrapposte, ma piuttosto due realtà che si sostengono a vicenda.
Tra i suggerimenti il Dicastero propone anche un chiarimento del vocabolario e una migliore ricezione dei risultati dei dialoghi a tutti i livelli, in modo che essi possano diventare un patrimonio comune. Infine, interpretare teologicamente le relazioni attuali tra le Chiese, giacché il “dialogo della verità” non dovrebbe incentrarsi soltanto sulle differenze dottrinali del passato.
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