Il Papa: “Vangelo sempre in tasca e omelie massimo di otto minuti”
All’Udienza generale il Pontefice torna a dare consigli ai preti: “Ci sono alcuni che parlano tanto e non si capisce di che cosa parlano. Omelia breve: non più di otto minuti. Perché l’omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita”
Città del Vaticano – Vangelo sempre in tasca e omelie brevi, non più di otto minuti, “perché l’omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita”. Papa Francesco torna a dare consigli su come vivere la fede strigliando nuovamente i sacerdoti. Lo fa durante l’Udienza generale, svoltasi, come di consueto, in piazza San Pietro. Il Pontefice fa salire alcuni bambini sulla papamobile prima di concedersi un bagno di folla. Poi, sul sagrato della basilica vaticana, continua il ciclo di catechesi dedicate al tema “Lo Spirito e la Sposa”, ovvero la Chiesa, proponendo un focus su “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”. E se ai preti chiede nuovamente omelie brevi, ai fedeli rilancia l’idea del Vangelo “sempre in tasca: portarlo in borsa, nelle tasche e in qualche momento della giornata leggere un passo. E questo vi farà vicinissimi allo Spirito Santo che è nella Parola di Dio”. Di seguito il testo completo con la catechesi del Santo Padre:
Proseguiamo le catechesi sullo Spirito Santo che guida la Chiesa verso Cristo nostra speranza. Lui è la guida. La volta scorsa abbiamo contemplato l’opera dello Spirito nella creazione; oggi lo vediamo nella rivelazione, di cui la Sacra Scrittura è testimonianza ispirata da Dio e autorevole.
Nella Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo è contenuta questa affermazione: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (3,16). E un altro passo del Nuovo Testamento dice: «Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2 Pt 1,21). Questa è la dottrina dell’ispirazione divina della Scrittura, quella che proclamiamo come articolo di fede nel Credo, quando diciamo che lo Spirito Santo «ha parlato per mezzo dei profeti». L’ispirazione divina della Bibbia.
Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture, è anche Colui che le spiega e le rende perennemente vive e attive. Da ispirate, le rende ispiratrici. «Le sacre Scritture ispirate da Dio – dice il Concilio Vaticano II – e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo» (n. 21). In questo modo lo Spirito Santo continua, nella Chiesa, l’azione di Gesù Risorto che, dopo la Pasqua “aprì la mente dei discepoli all’intelligenza delle Scritture” (cfr Lc 24,45).
Può capitare, infatti, che un certo passo della Scrittura, che abbiamo letto tante volte senza particolare emozione, un giorno lo leggiamo in un clima di fede e di preghiera, e allora quel testo improvvisamente si illumina, ci parla, proietta luce su un problema che stiamo vivendo, rende chiara la volontà di Dio per noi in una certa situazione. A che cosa è dovuto questo cambiamento, se non a una illuminazione dello Spirito Santo? Le parole della Scrittura, sotto l’azione dello Spirito, diventano luminose; e in quei casi si tocca con mano quanto è vera l’affermazione della Lettera agli Ebrei: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; […]» (4,12).
Fratelli e sorelle, la Chiesa si nutre della lettura spirituale della Sacra Scrittura, cioè della lettura fatta sotto la guida dello Spirito Santo che l’ha ispirata. Al suo centro, come un faro che illumina tutto, c’è l’evento della morte e risurrezione di Cristo, che compie il disegno di salvezza, realizza tutte le figure e le profezie, svela tutti i misteri nascosti e offre la vera chiave di lettura dell’intera Bibbia. La morte e risurrezione di Cristo è il faro che illumina tutta la Bibbia, e illumina anche la nostra vita. L’Apocalisse descrive tutto ciò con l’immagine dell’Agnello che rompe i sigilli del libro “scritto dentro e fuori, ma sigillato con sette sigilli” (cfr 5,1-9), la Scrittura dell’Antico Testamento. La Chiesa, Sposa di Cristo, è interprete autorizzata del testo della Scrittura ispirato, la Chiesa è la mediatrice della sua proclamazione autentica. Poiché la Chiesa è dotata dello Spirito Santo – per questo è interprete –, essa è «colonna e sostegno della verità» (1 Tm 3,15). Perché? Perché è ispirata, tenuta ferma dallo Spirito Santo. E il compito della Chiesa è aiutare i fedeli e quanti cercano la verità a interpretare in modo corretto i testi biblici.
Un modo di fare la lettura spirituale della Parola di Dio è quello che si chiama la lectio divina, una parola che forse non capiamo cosa significa. Consiste nel dedicare un tempo della giornata alla lettura personale e meditativa di un brano della Scrittura. E questo è molto importante: tutti i giorni prenditi un tempo per ascoltare, per meditare, leggendo un passo della Scrittura. E per questo mi raccomando: abbiate sempre un Vangelo tascabile e portatelo nella borsa, nelle tasche… Così quando siete in viaggio o quando siete un po’ liberi lo prendete e leggete… Questo è molto importante per la vita. Prendete un Vangelo tascabile e durante la giornata leggetelo una, due volte, quando capita. Ma la lettura spirituale per eccellenza della Scrittura è quella comunitaria che si fa nella Liturgia, nella Messa. Lì vediamo come un evento o un insegnamento, dato nell’Antico Testamento, trova il suo pieno compimento nel Vangelo di Cristo. E l’omelia, quel commento che fa il celebrante, deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita. Ma l’omelia per questo dev’essere breve: un’immagine, un pensiero e un sentimento. L’omelia non deve andare oltre gli otto minuti, perché dopo con il tempo si perde l’attenzione e la gente si addormenta, e ha ragione. Un’omelia deve essere così. E questo voglio dire ai preti, che parlano tanto, tante volte, e non si capisce di che cosa parlano. Omelia breve: un pensiero, un sentimento e uno spunto per l’azione, per come fare. Non più di otto minuti. Perché l’omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita. E tra le tante parole di Dio che ogni giorno ascoltiamo nella Messa o nella Liturgia delle ore, ce n’è sempre una destinata in particolare a noi. Qualcosa che tocca il cuore. Accolta nel cuore, essa può illuminare la nostra giornata, animare la nostra preghiera. Si tratta di non lasciarla cadere nel vuoto!
Concludiamo con un pensiero che può aiutare a farci innamorare della Parola di Dio. Come certi brani musicali, la Sacra Scrittura ha anch’essa una nota di fondo che l’accompagna dall’inizio alla fine, e questa nota è l’amore di Dio. «Tutta la Bibbia – osserva Sant’Agostino – non fa che narrare l’amore di Dio». E San Gregorio Magno definisce la Scrittura «una lettera di Dio onnipotente alla sua creatura», come una lettera dello Sposo alla sposa, ed esorta a «imparare a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio». «Con questa rivelazione – dice ancora Vaticano II – Dio invisibile, nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé» ( Dei Verbum, 2).
Cari fratelli e sorelle, avanti con la lettura della Bibbia! Ma non dimenticate il Vangelo tascabile: portarlo in borsa, nelle tasche e in qualche momento della giornata leggere un passo. E questo vi farà vicinissimi allo Spirito Santo che è nella Parola di Dio. Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture e ora spira dalle Scritture, ci aiuti a cogliere questo amore di Dio nelle situazioni concrete della vita. Grazie.
I saluti e l’appello per la pace
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto S.E. Mons. Ambrogio Spreafico con i fedeli della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, che celebrano il 1500° anniversario della morte del Santo Pontefice Ormisda, patrono della città di Frosinone.
Saluto inoltre la “Volley Academy Piacenza” che si impegna a promuovere un ambiente sportivo sicuro, in collaborazione con il servizio diocesano per la tutela dei minori; e i partecipanti al Foro Accademico Sociale e Lavorativo dell’Industria dell’Energia, promosso da Scholas Occurrentes.
Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. Domani celebreremo la memoria liturgica di sant’Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa. L’esempio di questo insigne predicatore, protettore dei poveri e dei sofferenti, susciti in ciascuno il desiderio di proseguire il cammino della fede e imitare la sua vita, diventando così testimoni credibili del Vangelo.
E non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamo Palestina, Israele. Non dimentichiamo il Myanmar e tanti Paesi che sono in guerra. Preghiamo per la pace, oggi ci vuole la pace. La guerra sempre, dal primo giorno, è una sconfitta. Preghiamo per la pace. Che il Signore ci dia forza per lottare sempre per la pace. (foto © Vatican Media)
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