Il Papa: “Se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire”

Il Pontefice all’Angelus striglia i fedeli: “Silenzio e sobrietà, nell’uso dei social, non sono solo ‘fioretti’, ma elementi essenziali della vita cristiana”. Poi l’appello per la pace in Ucraina e Terra Santa. E tuona: “Sui diritti umani c’è ancora molto da fare”

Città del Vaticano – “Se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola”. Affacciato per l’Angelus su una piazza San Pietro baciata dal sole e gremita da 25mila fedeli, Papa Francesco commenta così il brano odierno del Vangelo, che in questa seconda domenica di Avvento è tutta incentrata sulla figura di Giovanni Battista.

Il Pontefice, con la voce affaticata (strascico dell’infezione polmonare contratta nei giorni scorsi), riflette su due immagini che caratterizzano la figura dell’ultimo dei profeti: il deserto e la voce: “Sembrano due immagini contraddittorie, ma nel Battista si congiungono”.

Il deserto, fa notare Bergoglio, “è il luogo del silenzio e dell’essenzialità, dove non ci si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere”. Da qui il monito ai credenti: “Questo è un richiamo sempre attuale: per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi del ‘di più’, perché vivere bene non vuol dire riempirsi di cose inutili, ma liberarsi del superfluo, per cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio”. E tuona: “Solo se, attraverso il silenzio e la preghiera, facciamo spazio a Gesù, sapremo liberarci dall’inquinamento delle chiacchiere”.

Il silenzio e la sobrietà – nelle parole, nell’uso delle cose, dei media e dei social – non sono solo “fioretti” o virtù, ma elementi essenziali della vita cristiana.

La seconda immagine, la voce, è molto collegata con il silenzio, “perché esprime ciò che matura dentro, dall’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce”. E di nuovo striglia i fedeli: “Se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola”. Da qui l’invito a un esame di coscienza: “Possiamo chiederci: che posto ha il silenzio nelle mie giornate? È un silenzio vuoto, magari opprimente, o uno spazio di ascolto, di preghiera, dove custodire il cuore? La mia vita è sobria o piena di cose superflue?”

Anche se vuol dire andare controcorrente, valorizziamo il silenzio, la sobrietà e l’ascolto.

L’appello per la pace in Ucraina e Terra Santa

Dopo la benedizione, Papa Francesco ricorda che esattamente 75 anni fa, il 10 dicembre 1948, veniva firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “una via maestra, sulla quale molti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne mancano, e a volte purtroppo si torna indietro. L’impegno per i diritti umani non è mai finito! A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta”.

Il pensiero del Pontefice va poi ai popoli in conflitto: “Continuiamo a pregare per le popolazioni che soffrono a causa della guerra. Andiamo verso il Natale: saremo capaci, con l’aiuto di Dio, di fare passi concreti di pace? Non è facile, lo sappiamo. Certi conflitti hanno radici storiche profonde. Ma abbiamo anche la testimonianza di uomini e donne che hanno lavorato con saggezza e pazienza per la convivenza pacifica. Si segua il loro esempio! Si metta ogni impegno per affrontare e rimuovere le cause dei conflitti. E intanto – a proposito di diritti umani – si proteggano i civili, gli ospedali, i luoghi di culto, siano liberati gli ostaggi e garantiti gli aiuti umanitari. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele”.

Francesco si dice poi felice “per la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri. Guardo con grande speranza a questo segno positivo per le relazioni tra Armenia e Azerbaigian, per la pace nel Caucaso meridionale, e incoraggio le parti e i loro Leader a concludere quanto prima il Trattato
di pace”.

Il Papa non manca poi di far sentire la sua vicinanza a quanti stanno lavorando alla Conferenza sul Clima di Dubai: “Tra qualche giorno si concluderanno i lavori della Cop28. Vi chiedo di pregare perché si arrivi a buoni risultati per la cura della nostra casa comune e la tutela delle popolazioni”. Infine una preghiera “anche per le vittime dell’incendio avvenuto due giorni fa nell’ospedale di Tivoli”.

Quindi, l’immancabile saluto: “A tutti auguro buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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