Il Papa: “Se mi dimetto vado a fare il confessore a Santa Maria Maggiore”

Il 19 marzo esce in libreria “Life. La mia storia nella Storia”‘, l’autobiografia di Papa Francesco. Dagli amori giovanili in Argentina ai problemi di salute: “Quando ero in ospedale qualcuno pensava già al conclave”

Città del Vaticano – Il 19 marzo esce in tutte le librerie per Harper-Collins “Life. La mia storia nella Storia”, l’autobiografia di Papa Francesco scritta col vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona, suo amico personale. Un’autobiografia di cui “Il Corriere della Sera” ne anticipa oggi ampi stralci.

Nel libro c’è proprio tutta la sua vita: il Pontefice racconta le origini italiane (“il piemontese è stata la mia prima lingua madre”) e la giovinezza in parallelo coi grandi eventi della storia, a partire dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, duramente criticate: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è un crimine contro l’uomo, contro la sua dignità e contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”.

Il Santo Padre ripercorre gli amori giovanili, il golpe in Argentina (“fu un genocidio generazionale” e le accuse contro di lui sono state “la vendetta di qualche sinistrino”), l’esilio a Cordoba per punizione, il rapporto con Ratzinger e i giorni del conclave del 2013.

Il Papa definisce “killer prezzolati” gli abortisti, mentre apre alla “copertura legale” per le coppie omosessuali che “vivono il dono dell’amore”. E racconta il voto fatto nel 1990 di non guardare più la tv.

Francesco ricorda che da gesuita avrebbe voluto fare il missionario in Giappone, ma che non gli fu permesso a causa delle condizioni di salute: “Se mi avessero mandato in quella terra di missione, la mia vita avrebbe imboccato una strada diversa; e magari qualcuno in Vaticano sarebbe stato meglio di adesso”.

Bergoglio nota che, quando veniva ricoverato in ospedale, “qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli, è umano, non c’è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c’è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali”.

Tuttavia non ha mai pensato alle dimissioni. “Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia – scrive Francesco – Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato. Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati”.

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