Il Papa rilancia la scomunica ai mafiosi, ma la Commissione è ferma da mesi

In un messaggio per un convegno alla Lumsa su don Pino Puglisi, il Pontefice ribadisce quanto detto a Sibari nel 2014. Ma la commissione vaticana che lavora alla scomunica canonica dei mafiosi è ferma da mesi

Città del Vaticano – Mafia e Vangelo sono incompatibili. Lo ribadisce Papa Francesco in un messaggio inviato alla Lumsa in occasione di un convengo su padre Pino Puglisi, ucciso in odium fidei dai malavitosi di Palermo trent’anni fa.

Nel messaggio, il Pontefice, dopo aver espressamente ribatito “la totale inconciliabilità tra ogni organizzazione criminale, mafia, camorra o ‘ndrangheta, e il Vangelo”, ricorda i motivi che spinsero gli uomini di cosa nostra a uccidere don Pino, oggi venerato come beato dalla Chiesa cattolica: il parroco di Brancaccio fu assassinato perché “voleva togliere la sua gente, soprattutto i giovani, dalle grinfie della mafia”.

Da qui il rilancio della scomunica, richiamando le stesse parole usate nella piana di Sibari il 21 giugno del 2014: “La Chiesa non si stancherà mai di ribadire con forza che coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”.

Parole forti, oggi come allora, che però, nei fatti, non trovano continuità. Da mesi, infatti, sono i lavori della Commissione vaticana che, da qualche anno, stava lavorando per rendere effettiva la scomunica ai mafiosi annunciata da Bergoglio quasi dieci anni fa. “Le priorità sono altre”, le parole dette ai membri della Commissione, nata presso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale nel 2021, dai vertici dello stesso Dicastero.

In Vaticano, infatti, tutte le attenzioni sono rivolte ai due conflitti in corso, quello in Terra Santa e quello in Ucraina. Una guerra non è certo un problema da sottovalutare. Ma, a quanto pare, è proprio il cardinal Michael Czerny, gesuita a capo del Dicastero, a sottovalutare il problema mafia. Formalmente la commissione non è stata sciolta, ma ad oggi non vi sono più riunioni perché, secondo il porporato, quello della mafia “è una questione solo italiana”.

Parole che fanno male e che nei fatti sono smentite. Quello della mafia, infatti, non è un problema che riguarda solo la Penisola. Con i loro tentacoli, le organizzazioni mafiose sono riuscite a prosperare in diverse nazioni, in Europa e così come negli altri continent. Tant’è che diversi Conferenze Episcopali, soprattutto dall’America Latina, hanno chiesto aiuto al Vaticano su come comportarsi riguardo al peccato di mafia.

Una definizione universale, infatti, non esiste. La Commissione era al lavoro proprio su questo. La scomunica pronunciata da Papa Francesco nella piana di Sibari traccia sì un confine netto tra religione cattolica e mafia ma, secondo alcuni canonisti, senza una definizione universale del peccato la scomunica non può essere effettiva. Ed è proprio a questo che la Commissione stava lavorando. Era anche pronto un documento di ben 4 pagine che però al Pontefice non è mai stato presentato perché il “problema non è universale”.

Eppure, sono state circa trenta le Conferenze Episcopali di tutto il mondo che hanno chiesto aiuti e delucidazioni in merito alla Santa Sede. Ma il Vaticano non ha risposto, ignorando anche l’aiuto di alcuni Vescovi che si erano proposti di collaborare in seguito a una lettera del cardinal Turkson, Prefetto del medesimo Dicastero fino al 2021.

Ricapitolando: il documento sulla scomunica ai mafiosi è pronto ma manca l’ok del Pontefice perché uno dei collaboratori più stretti dello stesso Bergoglio ritiene quello della mafia un problema “minore”.

“Ho letto ed apprezzato il messaggio del Papa”, afferma mons. Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale e membro della Commissione Vaticana per la scomunica ai mafiosi, rimarcando: “Alla dichiarazione di principio della scomunica deve seguire un apposito decreto da parte della Congregazione della fede controfirmato dal Santo Padre con il quale si specificano i destinatari, la fattispecie del reato, le modalità e l’estensione della pena canonica, che non è una condanna all’inferno ma una pena medicinale in vista di una vera conversione”. Resta solo da capire quando – finalmente – questo avverrà. (foto © Vatican Media)

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