Il Papa: “Odio e indifferenza ci tagliano fuori dall’amicizia con Dio”

Nel “Sir John Guise Stadium” di Port Moresby il Papa celebra messa davanti a quasi 40mila persone. E all’Angelus rilancia l’appello per la pace: “No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!”

Port Moresby – “Apriti!”. Rulli di tamburi e ritmi tribali sono il filo rosso che unisce i momenti salienti della Messa domenicale che Papa Francesco presiede nel Sir John Guise Stadium di Port Moresby. Mentre in Italia è appena passata la mezzanotte, in Papua Nuova Guinea è mattino.

E sotto un cielo terso, davanti a quasi 40mila persone, il Pontefice, nella terza giornata in terra d’Oceania, si concede anche un bagno di folla: in golf car saluta i presenti allo stadio, dispensando sorrisi, strette di mano e benedizioni.

Quindi l’inizio della messa che, come anticipato, inizia con una danza tribale a ritmo di tamburi, realizzata dagli indigeni in abiti tipici, a cui segue la processione dei sacerdoti e dei vescovi. Il Santo Padre presiede il rito ma all’altare c’è l’arcivescovo di Port Moresby, il cardinal Ribat.

Dalla sede, il Papa tiene comunque l’omelia. Lo fa in italiano, con la traduzione simultanea in inglese per permettere a tutti i presenti di comprendere le parole del Pontefice. Un’omelia breve che ruota attorno alla parola apriti. Nel commentare l’odierna pagina del Vangelo, che narra della guarigione di un sordomuto da parte di Gesù, il Santo Padre fa notare che nel “racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù”.

Bergoglio si sofferma quindi su questi due tratti essenziali. “Il sordomuto si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo ‘periferia’. Ma quell’uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio e dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare. È tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare”.

Anche a noi, fa notare Bergoglio, “può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il nostro cuore”. “Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, dai fratelli, da noi stessi; e dalla gioia di vivere”, ammonisce Francesco.

A questa lontananza, però, “Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio ci vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze”.

Quindi, rivolgendosi ai papuani, afferma: “Fratelli e sorelle, voi che abitate questa grande isola affacciata sull’Oceano Pacifico, forse qualche volta avrete pensato di essere una terra lontana. E magari, per tante altre ragioni, a volte vi sarete sentiti distanti da Dio e dal suo Vangelo, incapaci di comunicare con Lui e tra di voi. Egli dice oggi a ciascuno di voi: ‘Apriti!’. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita”.

“Anche a voi oggi il Signore dice: ‘Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli’. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito”, rimarca il Papa, che conclude: “In questo cammino vi accompagni il Beato Giovanni Mazzucconi: tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio. Che sia così, oggi, anche per voi!”.

No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’armonia dell’uomo con le creature

Come ogni domenica, anche se in un orario insolito rispetto a quello a cui siamo abituati, il Papa non manca di pregare col popolo papuano l’Angelus. Nell’allocuzione, il Pontefice affida “il cammino della Chiesa in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Maria aiuto dei cristiani – Maria Helpim vi accompagni e vi protegga sempre: rafforzi l’unione delle famiglie, renda belli e coraggiosi i sogni dei giovani, sostenga e consoli gli anziani, conforti i malati e i sofferenti!”.

“E da questa terra benedetta dal Creatore – l’appello del Santo Padre -, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico”.

“Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature! – tuona il Papa – Maria Helpim, Regina della pace, aiutaci a convertirci ai disegni di Dio, che sono disegni di pace e di giustizia per la grande famiglia umana!”

Infine, prima delle benedizione, il pensiero del Papa va alla Francia: “In questa domenica ricorre la festa della natività di Maria il nostro pensiero e la nostra preghiera va al santuario di Lourdes colpito da un’alluvione”.

Termina così il primo impegno pubblico di questa domenica. Nel pomeriggio, quando in Italia saranno le 7, il Pontefice, con un volo militare messo a disposizione dalle autorità locali, volerà a Vanimo, dall’altra parte della nazione, per incontrare un gruppo di missionari. Quindi farà rientro a Port Moresby. Domani, dopo l’incontro con i giovani, il Santo Padre lascerà la Papua Nuova Guinea per volare alla volta di Timor Leste, terza e penultima tappa del 45mo Viaggio Apostolico in Asia e Oceania. (foto © Vatican Media)

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