Il Papa: La sobrietà del presepe è la medicina al consumismo del Natale

Il Pontefice bacchetta i fedeli in vista del Natale: “Bello fare i regali ma tante volte noi mettiamo le cose prima delle persone. Questo non funziona. E se davanti al presepe non c’è stupore la mia fede è semplicemente superficiale”

Città del Vaticano – Il presepe è la medicina al consumismo delle feste natalizie. Lo ribadisce Papa Francesco nell’Udienza generale di questa settimana. A quattro giorni dal Natale, il Pontefice incentra la sua catechesi sul presepe di Greccio, “scuola di sobrietà e di gioia”, nato esattamente 800 anni fa.

Papa Bergoglio ne ripercorre l’origine, mettendo l’accento su una frase che il poverello d’Assisi disse in occasione di quel Natale: “In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme”. E ammonisce: “Io ho sottolineato una parola: lo stupore. E questo è importante. Se noi cristiani guardiamo il presepe come una cosa bella, come una cosa storica, anche religiosa, e preghiamo, questo non è sufficiente. Davanti al mistero dell’incarnazione del Verbo, davanti alla nascita di Gesù, ci vuole questo atteggiamento religioso dello stupore. Se io davanti ai misteri non arrivo a questo stupore, la mia fede è semplicemente superficiale; una fede ‘da informatica’. Non dimenticate questo”.

Poi tuona contro il consumismo: “Oggi, il rischio di smarrire ciò che conta nella vita è grande e paradossalmente aumenta proprio sotto Natale: immersi in un consumismo che ne corrode il significato. Il consumismo del Natale. È vero, che si vuole fare dei regali, questo va bene, è un modo, ma quella frenesia di andare a fare le spese, questo attira l’attenzione da un’altra parte e non c’è quella sobrietà del Natale. Guardiamo il presepio: quello stupore davanti al presepio. A volte non c’è spazio interiore per lo stupore, ma soltanto per organizzare le feste, per fare le feste”.

E il presepe, ammonisce ancora, “nasce per riportarci a ciò che conta: a Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Le persone prima delle cose. E tante volte noi mettiamo le cose prima delle persone. Questo non funziona”.

Ma il presepe di Greccio, oltre che quella sobrietà che fa vedere, parla anche di gioia, che “è una cosa differente dal divertimento”. Divertirsi, sottolinea il Papa, “non è una cosa cattiva se si fa sulle strade buone. Ma la gioia è più profonda ancora, più umana. E alle volte c’è la tentazione di divertirsi senza gioia; divertirsi facendo rumore, ma la gioia non c’è. È un po’ la figura del pagliaccio, che ride, ride, fa ridere, ma il cuore è triste”.

Nella cronaca di allora si legge: “E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! […] Francesco […] è raggiante […]. La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima […]. Ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia”. E il Santo Padre rimarca: “La sobrietà, lo stupore, ti porta alla gioia, la vera gioia, non quella artificiale”.

Ma da cosa derivava questa gioia natalizia? Per il Pontefice nasce “non certo dall’avere portato a casa dei regali o dall’aver vissuto celebrazioni fastose. No, era la gioia che trabocca dal cuore quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio, che non lascia soli, ma con-sola. Vicinanza, tenerezza e compassione, così sono i tre atteggiamenti di Dio. E guardando il presepio, pregando davanti al presepio, noi potremo sentire queste cose del Signore che ci aiutano nella vita di ogni giorno”.

Il presepe è come un piccolo pozzo dal quale attingere la vicinanza di Dio, sorgente della speranza e della gioia. Andiamo davanti al presepe. Ognuno guardi e lasci che il cuore senta qualcosa.

Infine, con lo sguardo rivolto sempre al presepe, il Papa chiede di pregare per la nazioni in guerra: “Non dimentichiamo la gente, i popoli che soffrono il male della guerra. Le guerre sempre sono una sconfitta. Non dimentichiamo questo. Una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi. Per favore, pensiamo alla Palestina, a Israele. Pensiamo all’Ucraina – c’è presente il signor ambasciatore, qui – l’Ucraina martoriata, che soffre tanto. E pensiamo ai bambini in guerra, le cose che vedono. Andiamo al presepe e chiediamo a Gesù la pace. Lui è il principe della pace”. (foto © Vatican Media)

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