Il Papa: “Dio non si conosce studiando, ma mostrandogli lo sporco del cuore”

Quasi duemila romani accolgono il Pontefice nella parrocchia di San Pio V. La folla lo acclama e grida: “Forza e salute!”. Poi confessa alcuni romani: “La Riconciliazione non è una pratica di devozione, ma il fondamento dell’esistenza cristiana”

Roma – “Dio non lo si conosce con la mente, studiano o con le catechesi. Dio lo si conosce mostrando lo sporco del cuore. Lui perdona tutto, sempre. Ed è nel perdono che conosciamo veramente Dio”. Lo ribadisce Papa Francesco, che ha fatto della misericordia uno dei mantra di questi undici anni di pontificato.

Parole che arrivano durante la liturgia penitenziale che apre l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore”, promossa dal Dicastero per l’Evangelizzazione, che ogni anno si celebra nelle diocesi di tutto il mondo, alla vigilia della IV Domenica di Quaresima, Domenica in Laetare. L’edizione di quest’anno, l’undicesima, si inserisce nel percorso dell’Anno della Preghiera e si terrà venerdì 8 e sabato 9 marzo, con le chiese di tutto il pianeta aperte fino a tarda notte per potersi confessare (leggi qui).

Una liturgia che, come accade da qualche tempo, non si svolge più nella basilica di San Pietro ma in una delle tante parrocchie di Roma. Quella scelta quest’anno è la parrocchia di San Pio V, sulla via Aurelia. Il Pontefice arriva in anticipo rispetto alla tabella di marcia: ad accoglierlo circa 1500 fedeli che lo acclamano con urla di gioia. In sedia a rotelle saluta i presenti: qualcuno gli stringe la mano, qualcun altro gli porge dei neonati affinché li benedica. Il Santo padre dispensa sorrisi e carezze mentre si alzano le urla “Forza e salute!”. In chiesa, ad attenderlo, altre 600 romani.

I canti penitenziali si alternano ai Salmi e alle letture della Bibbia. Per l’omelia, Francesco si sofferma su un passaggio della lettera che San Paolo scrive alla primi cristiani della Chiesa di Roma: “Possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Una vita, spiega il Papa, “che nasce dal Battesimo e ci fa per sempre figli di Dio”. A braccio, poi aggiunge: “San Paolo associa alla vita nuova un verbo: camminare. Dunque la vita nuova, iniziata nel Battesimo, è un cammino e non c’è pensione, va sempre avanti”.

Eppure, ammonisce, spesso dimentichiamo questa vita “immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi”. Ecco che Dio, invece che un padre, “ci appare come un padrone; invece di affidarci a Lui, contrattiamo con Lui; invece di amarlo, lo temiamo”. E gli altri, aggiunge nuovamente a braccio, “invece di considerarli fratelli e sorelle, compagni di cammino, li trasformiamo in avversari”. Il cammino, però “continua anche se abbiamo la vista offuscata”. Ai cristiani serve allora “una segnaletica nuova, di un cambio di passo”, che altro non è che “la via del perdono”. E, ribadendo quanto affermato questa mattina ai membri della Penitenzieria Apostolica, a braccio dice: “Dio non si stanca mai di perdonare”. Una frase che il Papa chiede di ripetere ai fedeli presenti tre volte “per essere sicuri che il messaggio sia chiaro”.

Il dramma siamo noi che ci vergogniamo di chiedere perdono ma Lui non si stanca mai di perdonare

Il perdono divino, prosegue il Santo Padre, “ci rimette a nuovo”, “ci restituisce una vita e una vista nuova”. E invita tutti i credenti, in questo tempo di Quaresima, a ripetere questa piccola giugulatoria: “Gesù, se vuoi, puoi purificarmi”. Poi, sempre a braccio, ribadisce: “Qualcuno pensa che un peccato è troppo brutto o troppo grande ma il Signore non si stanca mai di perdonare”.

Francesco chiede quindi ai cattolici di “non rimandare l’incontro con il suo perdono, perché solo se rimessi in piedi da Lui possiamo riprendere il cammino e vedere la sconfitta del nostro peccato”. A tal proposito cita il teologo belga Louf: “Nel medesimo istante in cui il peccatore è perdonato, afferrato da Dio e restaurato dalla grazia, il peccato – meraviglia delle meraviglie! – diventa il luogo in cui Dio entra in contatto con l’uomo”. Interrompendo la citazione, a braccio, aggiunge: “Uno pensa studio, faccio la catechesi… Ma così si non si conosce Dio, non lo si può conoscere solo con la mente. Al contrario, solo mostrando il cuore sporco si conosce Dio”.

Da qui l’invito a “non rinunciare al sacramento della Riconciliazione: non è una pratica di devozione, ma il fondamento dell’esistenza cristiana; non è questione di saper dire bene i peccati, ma di riconoscerci peccatori e di buttarci tra le braccia di Gesù crocifisso per essere liberati; non è un gesto moralistico, ma la risurrezione del cuore”. E, rivolgendosi poi ai sacerdoti presenti, li incalza a perdonare sempre, seguendo il modello divino: “Perdoniamo e ritroveremo noi stessi; concediamo sempre il perdono a chi lo domanda e aiutiamo chi prova timore ad accostarsi con fiducia al sacramento della guarigione e della gioia. Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa! Senza fare domande. Perdonate!”.

Per mezzora, poi, confessa alcuni dei romani presenti. Sull’altare, nel frattempo, viene esposta l’ostia consacrata. Preghiere e canti continuano ad alternarsi mentre il Pontefice amministra il sacramento sotto un mosaico raffigurante la “Cena di Emmaus”. 20, in tutto, i confessori presenti in chiesa, più il Papa, che dopo mezzora di confessioni aver ripreso posto in presbiterio, impartisce la benedizione eucaristica. Quindi lascia la parrocchia tra gli applausi.

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