Il desiderio del Papa: a Nicea nel 2025 con Bartolomeo per i 1700 anni del Concilio

In Vaticano il tradizionale incontro tra il Pontefice e la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, per la festa di San Pietro e Paolo, Francesco: “È un viaggio che desidero fare, di cuore”. Poi l’appello a unire le forze per la pace il Terra Santa

Città del Vaticano – Un viaggio apostolico a Nicea col “fratello” Bartolomeo il prossimo anno in occasione del 1700mo anniversario del Concilio che stabilì il Credo. Questo il desiderio di Papa Francesco.

Un sogno nel cassetto già noto visto che fu proprio Bartolomeo a invitare il Santo Padre, che ora torna sull’argomento dicendolo pubblicamente: “Mi rallegro che il Patriarcato Ecumenico e il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani abbiano cominciato a riflettere su come commemorare insieme questo anniversario (leggi qui); e ringrazio Sua Santità Bartolomeo per avermi invitato a celebrarlo nei pressi del luogo dove il Concilio si riunì. È un viaggio che desidero fare, di cuore”.

Parole che il Pontefice rivolge direttamente al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli tramite la delegazione ricevuta questa mattina nella biblioteca del suo studio privato, nel Palazzo Apostolico, in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo.

Ogni anno, infatti, a ridosso della festa dei Patroni di Roma, il Patriarcato invia una delegazione per prendere parte alla celebrazione papale al termine della quale, assieme al Pontefice, si ferma in preghiera sulla tomba del principe degli apostoli. La stessa cosa avviene, a parti invertite, il 30 novembre per la festa di Sant’Andrea, con una delegazione della Santa Sede che prende parte ai riti in Turchia.

Per il Pontefice “la memoria di questo importantissimo evento possa far crescere in tutti i credenti in Cristo Signore la volontà di testimoniare insieme la fede e l’anelito a una maggiore comunione”. Un cammino di riavvicinamento e di pacificazione tra le due Chiese che ha ricevuto un nuovo impulso con l’incontro tra Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora, tenutosi sessant’anni fa a Gerusalemme.

Riavvicinare le Chiese sorelle

“Dopo secoli di reciproco estraniamento – ricorda Francesco -, quell’incontro è stato un segno di grande speranza, che non cessa di ispirare i cuori e le menti di tanti uomini e donne che oggi bramano di giungere, con l’aiuto di Dio, al giorno in cui potremo partecipare insieme al banchetto eucaristico”.

Sulla scia di quell’evento, il Pontefice ricorda che a maggio di dieci anni fa, con Bartolomeo, “ci siamo recati pellegrini a Gerusalemme, per commemorare il 50° anniversario di quello storico evento. Proprio là, dove il nostro Signore Gesù Cristo è morto, risorto e asceso al cielo, e dove lo Spirito Santo è stato effuso per la prima volta sui discepoli, abbiamo ribadito il nostro impegno a continuare a camminare insieme verso l’unità”.

“Certo di interpretare anche i sentimenti dell’amato Fratello – prosegue il Papa -, vorrei ripetere quanto affermammo insieme in quella circostanza: il dialogo tra le nostre Chiese non comporta alcun rischio per l’integrità della fede, anzi, è un’esigenza che scaturisce dalla fedeltà al Signore e ci conduce a tutta la verità, attraverso uno scambio di doni, sotto la guida dello Spirito Santo. Per questo, incoraggio il lavoro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che ha intrapreso lo studio di delicate questioni storiche e teologiche”.

Auspico che i pastori e i teologi coinvolti in questo processo vadano oltre le dispute puramente accademiche e si dispongano in docile ascolto di ciò che lo Spirito Santo dice alla vita della Chiesa, come pure che quanto è già stato oggetto di studio e di accordo trovi piena recezione nelle nostre comunità e luoghi di formazione. Sempre ci sarà resistenza a questo, dappertutto, ma dobbiamo andare avanti con coraggio.

Insieme per la pace in Terra Santa

Ricordando l’incontro di Gerusalemme, il pensiero va alla drammatica situazione che oggi si vive in Terra Santa: “La storia attuale ci mostra in modo tragico la necessità e l’urgenza di pregare insieme per la pace, perché questa guerra finisca, i Capi delle Nazioni e le parti in conflitto possano ritrovare la via della concordia e tutti si riconoscano fratelli. Naturalmente, questa invocazione di pace si estende a tutti i conflitti in corso, in particolare alla guerra che si combatte nella martoriata Ucraina”.

In un’epoca in cui tanti uomini e donne sono prigionieri della paura del futuro, il Santo Padre invita i fratelli ortodossi a prendere parte attivamente al Giubileo Ordinario che avrà come motto “Pellegrini di speranza”: “Vi sarò grato – dice Bergoglio – se voi e la Chiesa che rappresentate vorrete accompagnare e sostenere con la vostra preghiera questo anno di grazia, perché non manchino abbondanti frutti spirituali. Anche con la vostra presenza, sarà molto bello”.

Nel salutare la delegazione, Francesco ricorda il compianto vescovo Zizioulas, : “Era ironico, ma era bravo, gli volevo bene. E lui scherzando diceva: ‘Io so quando sarà il giorno della piena unità: il giorno del Giudizio finale. Ma, nel frattempo, camminiamo insieme, preghiamo insieme e lavoriamo insieme’. E questo è saggio. Mi piacerebbe che prima di finire pregassimo insieme il Padre Nostro, ognuno nella propria lingua”. E con la preghiera che unisce tutti i cristiani termina l’incontro. (foto © Vatican Media)

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