IA, il Papa: “È sul fronte dell’innovazione che si giocherà il futuro della civiltà”

Il Pontefice torna a parlare di Intelligenza Artificiale: “Serve a soddisfare i bisogni dell’umanità, a migliorare il benessere delle persone, oppure serve ad arricchire e aumentare il già elevato potere dei pochi giganti tecnologici nonostante i pericoli per l’umanità? E questa è la domanda di base”

Città del Vaticano – “A cosa serve l’IA?”. A domandarselo è Papa Francesco, che questa mattina è tornato a parlare di Intelligenza Artificiale a poche settimane dal suo intervento al G7 (leggi qui). L’occasione è l’udienza concessa i partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, svoltasi in questi giorni a Roma, presso il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, proprio sul tema “L’Intelligenza Artificiale e il paradigma tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura per la natura e un mondo di pace”.

Un paradigma che il Pontefice sviscera sotto forma di domanda: “Serve a soddisfare i bisogni dell’umanità, a migliorare il benessere e lo sviluppo integrale delle persone, oppure serve ad arricchire e aumentare il già elevato potere dei pochi giganti tecnologici nonostante i pericoli per l’umanità?”. Questo il punto di partenza della riflessione, la cui risposta, sottolinea Francesco, “dipende da tanti fattori e diversi sono gli aspetti da esplorare”. Questi aspetti, secondo il Santo Padre, sono sette, e li elenca tutti:

  • Va approfondito il delicato e strategico tema della responsabilità delle decisioni prese utilizzando l’IA; questo aspetto interpella vari rami della filosofia e del diritto, oltre a discipline più specifiche.
  • Vanno individuati gli opportuni incentivi e una efficace regolamentazione, da un lato per stimolare l’innovazione etica utile al progresso dell’umanità, dall’altro per vietare o limitare gli effetti indesiderati.
  • Tutto il mondo dell’educazione, della formazione e della comunicazione dovrebbe avviare un processo coordinato, per accrescere la conoscenza e la consapevolezza di come usare correttamente l’IA e per trasmettere alle nuove generazioni, sin dall’infanzia, la capacità critica nei confronti di tale strumento
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  • Vanno valutati gli effetti dell’IA sul mondo del lavoro. Invito i membri della Fondazione Centesimus Annus e quanti partecipano alle sue iniziative a farsi parte attiva, nei rispettivi ambiti, per sollecitare un processo di riqualificazione professionale e l’adozione di forme atte a facilitare il ricollocamento delle persone in esubero presso altre attività.
  • Vanno esaminati attentamente gli effetti positivi e negativi dell’IA nel campo della sicurezza e della riservatezza.
  • Vanno considerati e approfonditi gli effetti sulla capacità relazionale e cognitiva delle persone, e sui loro comportamenti. Non possiamo accettare che queste capacità vengano ridotte o condizionate da uno strumento tecnologico, cioè da chi ne detiene il possesso e l’uso.
  • Infine – ma questo elenco non vuol essere esaustivo – occorre ricordare gli enormi consumi di energia richiesti per sviluppare l’IA, mentre l’umanità sta affrontando una delicata transizione energetica.

“È sul fronte dell’innovazione tecnologica che si giocherà il futuro dell’economia, della civiltà, della stessa umanità – tuona il Papa -. Non dobbiamo perdere l’occasione di pensare e agire in un modo nuovo, con la mente, con il cuore e con le mani, per indirizzare l’innovazione verso una configurazione centrata sul primato della dignità umana. Questo non va discusso”.

“Termino con una provocazione: siamo sicuri di voler continuare a chiamare “intelligenza” ciò che intelligenza non è? È una provocazione. Pensiamoci, e chiediamoci se l’usare impropriamente questa parola così importante, così umana, non è già un cedimento al potere tecnocratico”, conclude Francesco. (foto © Vatican Media)

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