Giubileo, il Papa ai comunicatori: “Il vostro è un lavoro che costruisce, a patto che sia vero”
Poche migliaia, tra giornalisti e operatori dei media, hanno varcato oggi la Porta Santa della basilica vaticana, poi nell’Aula Paolo VI l’incontro col Pontefice: “Il vostro storytelling sia anche hopetelling. Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto”

Città del Vaticano – Quello dei media è un lavoro “che costruisce”, costruisce “la società, la Chiesa, fa andare avanti tutti” ma “a patto che sia vero”. Questa la brevissima riflessione che Papa Francesco consegna hai giornalisti e agli operatori dei media di tutto il pianeta oggi convenuti in Vaticano per la celebrazione del Giubileo del mondo della Comunicazione, primo vero grande evento di questo Anno Santo inaugurato appena un mese fa.
Una giornata iniziata già prima dell’alba nella nuova piazza Pia. Nel freddo pungente che avvolgeva Roma, i tanti comunicatori, suddivisi in gruppi linguistici, si sono recati in pellegrinaggio verso la Porta Santa della basilica di San Pietro, eccezionalmente spalancata con un’ora di anticipo.

L’immagine suggestiva del cupolone accarezzato dai primi raggi del sole, che hanno tinto la facciata barocca prima di una luce rosa e poi dorata, non ha però aiutato nel creare quel clima di preghiera che ci aspettava: l’Urbe che si risvegliava, le voci della gente, il traffico che pian piano aumentava (costringendo i tanti gruppi di pellegrini ad aspettare il semaforo verde all’incrocio con via della Traspontina) e l’impossibilità, una volta entrati in basilica, di recarsi davanti l’Altare della Confessione per effettuare la professione di fede (la navata centrale era chiusa per l’allestimento della celebrazione eucaristica di domani, ndr.) ha lasciato l’amaro in bocca a più di qualcuno.

Poi il ritrovo nell’Aula Paolo VI, dove agli interventi di due esponenti del mondo della comunicazione d’eccezione, la giornalista filippina Maria Ressa, premio Nobel per la Pace nel 2021, e lo scrittore irlandese Colum McCann, autore di 14 best seller tra cui “Apeirogon” (testo che racconta la storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, un israeliano e un arabo uniti dal dolore per la morte delle figlie di 10 e 13 anni, uccise in circostanze diverse, e che Papa Francesco ha incontrato a marzo 2024 prima di un’Udienza generale leggi qui), è seguito il concerto del maestro Uto Ughi.
Quindi il tanto atteso incontro col Papa che però non ha consegnato il discorso preparato, “è lungo 9 pagine, una tortura a quest’ora”, ha detto passando i fogli ai collaboratori (clicca qui per leggere il discorso consegnato), lasciando ai presenti un pensiero: “Volevo soltanto dire una parola sulla comunicazione. Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro”. Poi l’esortazione a inseguire e raccontare sempre la verità, restando però autentici anche nel modo di vivere.
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