G7, non solo intelligenza artificiale: cosa ha detto il Papa ai Capi di Stato
Dalla Puglia il Pontefice striglia i leader delle potenze mondiali: “Ci vuole una sana politica per un buon uso dell’IA”. E tuona: “Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”
Città del Vaticano – Il suo era discorso più atteso. E, come c’era da aspettarsi, Papa Francesco ha sorpreso tutti al G7, non solo per le tematiche affrontate, ma anche per i tempi. Iniziato con un’ora di ritardo rispetto al programma ufficiale, il lungo discorso preparato per la sessione outreach (ovvero quella aperta anche i leader del pianeta che non fatto parte del Gruppo dei Sette e quest’anno dedicata all’Intelligenza Artificiale) viene accorciato sul momento dal Santo Padre, giunto in Puglia in elicottero solo un paio d’ore prima per conquistare un altro record del pontificato. Bergoglio è infatti il primo Pontefice della storia a prendere parte attivamente ai lavori del G7. In passato erano stati inviati dei messaggi ma mai il Capo della Chiesa cattolica aveva partecipato al summit.
Partito in anticipo di mezzora dal Vaticano, è atterrato a Borgo Egnazia poco dopo mezzogiorno. Ad accoglierlo, la premier italiana, Giorgia Meloni. In gol car Francesco si è quindi trasferito nel resort di lusso che ospita i potenti del mondo per il summit e ha dato subito avvio agli incontri bilaterali. “Me lo hanno chiesto loro”, aveva detto il Pontefice qualche giorno fa rispondendo ai giornalisti che gli avevano domandato se avrebbe avuto dei faccia a faccia con alcuni Capi di Stato. Dieci in tutto, quattro prima del discorso. Il primo si è svolto con la Kristalina Georgieva, Direttrice Generale dell’International Monetary Fund, poi col presidente ucraino Zelensky. Poi è stata la volta di Macron e, subito prima del discorso, il faccia a faccia col primo ministro canadese, Justin Trudeau.
IA: una rivoluzione che potrebbe portare alla cultura dello scarto
Accolto da un lungo applauso e accompagnato dalla premier Meloni, il Papa ha fatto quindi il suo ingresso nella grande sala che ospita il summit. In sedia a rotelle saluta tutti i Capi di Stato presenti. Scambio di battute con il presidente Biden ed Erdogan (seduti vicini) e un abbraccio con Milei, presidente dell’Argentina.
Ha quindi inizio la sessione. E il discorso di apertura è affidato proprio al Santo Padre, che tocca subito l’argomento principale, ovvero l’IA. Il Pontefice la definisce “uno strumento estremamente potente, impiegato in tantissime aree dell’agire umano: dalla medicina al mondo del lavoro, dalla cultura all’ambito della comunicazione, dall’educazione alla politica. Ed è ora lecito ipotizzare che il suo uso influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani”.
“Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire”, l’analisi del Santo Padre, secondo il quale, da un lato, l’IA rappresenta “una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali”, permettendo ad esempio “una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti”.
D’altro canto, l’IA “potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una ‘cultura dell’incontro’ a vantaggio di una ‘cultura dello scarto’”.
“Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”
Nel discorso, in parte letto e in parte consegnato, il Papa ha poi lanciato l’allarme: “Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine”.
“Abbiamo bisogno di garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale: ne va della stessa dignità umana”, tuona Francesco. “In un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonome’ per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano”, ha ammonito del Papa, secondo il quale “nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”.
“Il buon uso, almeno delle forme avanzate di intelligenza artificiale, non sarà pienamente sotto il controllo né degli utilizzatori né dei programmatori che ne hanno definito gli scopi originari al momento dell’ideazione – sottolinea -. E questo è tanto più vero quanto è altamente probabile che, in un futuro non lontano, i programmi di intelligenze artificiali potranno comunicare direttamente gli uni con gli altri, per migliorare le loro performance. E, se in passato, gli esseri umani che hanno modellato utensili semplici hanno visto la loro esistenza modellata da questi ultimi – il coltello ha permesso loro di sopravvivere al freddo ma anche di sviluppare l’arte della guerra – adesso che gli esseri umani hanno modellato uno strumento complesso vedranno quest’ultimo modellare ancora di più la loro esistenza” .
“Si sta perdendo il valore e il significato della categoria di persona umana”
Oggi “si registra come uno smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano e un’apparente insignificanza del concetto di dignità umana”, ha poi denunciato Francesco lanciando un nuovo allarme: “Sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell’Occidente: la categoria di persona umana”.
Per il Pontefice, “in questa stagione in cui i programmi di intelligenza artificiale interrogano l’essere umano e il suo agire, proprio la debolezza dell’ethos connesso alla percezione del valore e della dignità della persona umana rischia di essere il più grande vulnus nell’implementazione e nello sviluppo di questi sistemi”.
“Nessuna innovazione è neutrale. Questo vale anche per i programmi di intelligenza artificiale. Affinché questi ultimi siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica – rimarca -. Per questo ho salutato con favore la firma a Roma, nel 2020, della Rome Call for AI Ethics (leggi qui) e il suo sostegno a quella forma di moderazione etica degli algoritmi e dei programmi di intelligenza artificiale che ho chiamato algoretica”.
Termine, quest’ultimo, in cui “si condensano una serie di principi che si dimostrano essere una piattaforma globale e plurale in grado di trovare il supporto di culture, religioni, organizzazioni internazionali e grandi aziende protagoniste di questo sviluppo”.
Una “sana politica” per “buon uso” dell’IA
Bergoglio invita poi i leader del pianeta a riflettere sul loro compito: Ci vuole una “sana politica” per “guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire”. Ha poi messo in guardia i politici dal “rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi”.
“Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di paradigma tecnocratico – ha ammonito -. Non possiamo permettere a uno strumento così potente e così indispensabile come l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione. Ed è proprio qui che è urgente l’azione politica, come ricorda l’enciclica Fratelli tutti”.
“La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali – ha ricordato Francesco riproponendo la Laudato sì -. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo. Questo è proprio il caso dell’intelligenza artificiale. Spetta ad ognuno farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso”.
“Leggete il romanzo ‘Il padrone del mondo'”
“La politica serve: mi viene in mente quello che un Papa ha detto sulla politica: è la forma più ala della carità, la forma più alta dell’amore”, ha poi detto a braccio Francesco al termine del suo discorso ai leader del G7, ai quali – oltre a citare, senza menzionarlo, Paolo VI – ha consigliato “un romanzo famoso, inglese, che fa vedere il futuro senza politica”. Si tratta di “The Lord of the world” (Il padrone del mondo), il romanzo di fantascienza distopica scritto da mons. Robert Hughes Benson nel 1907, e raccomandato da Papa Francesco in diverse altre occasioni.
“Può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica? – le domande del Santo Padre – La nostra risposta a queste ultime domande è: no! La politica serve! Davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di nazione e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura”. “Sempre c’è la tentazione di uniformare tutto”.
“Mi viene in mente un romanzo famoso, inglese, ‘The Lord of the world’, che fa vedere il futuro senza politica”. Di qui l’importanza di una “sana politica per guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire”, ha aggiunto ancora a braccio.
Terminata la sessione outreach, il Papa prende parte alla foto di gruppo finale e, come anticipato, continua gli incontri bilaterali. Dapprima il Presidente del Kenya, William Samoei Ruto, poi il premier indiano, Narendra Modi, quindi quello col presidente degli Usa, Joe Biden. Francesco ha un faccia a faccia anche col presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e col presidente turco Recep Tayyp Erdoğan. Infine, l’incontro col Presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Terminati tutti gli incontri, il Santo padre ripartirà in elicottero dal campo sportivo di Borgo Egnazia per rientrare in Vaticano. (foto © Vatican Media)
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