Francesco e il pontificato dei gesti che ha cambiato la Chiesa
Il 13 marzo 2013, l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al Soglio Pontificio: da quel primo “Buonasera” ad oggi, con tanti piccoli gesti, ha cambiato la Chiesa. E non solo…
“Buonasera”. Così si presentò al mondo Jorge Mario Bergoglio dieci anni or sono. Sconosciuto ai più, si affacciò per la prima volta su piazza San Pietro consapevole che la Chiesa cattolica aveva bisogno di un aggiornamento. La bussola, ovviamente, resta il Vaticano II. Lui stesso lo ha ribadito più volte. E il cambiamento che attua Papa Bergoglio, un Pontefice arrivato “quasi dalla fine del mondo”, non include – come molti spesso si sono augurati e continuano ad augurarsi – le basi della dottrina, bensì tutti gli apparati e le strutture che vi ruotano attorno.
La “rivoluzione bergogliana”
Due le parole chiave per comprendere al massimo la “rivoluzione bergogliana” tuttora in corso: tenerezza e misericordia. La riforma della Curia Romana, arrivata dopo anni di lavoro e riflessioni, le esortazioni post-sinodali, così come i motu proprio che in questi dieci anni hanno ridisegnato l’organigramma dello Stato della Città del Vaticano e di alcuni ministeri come il lettorato o quello del catechista, dando molto più spazio ai laici e alle donne, hanno permesso una Chiesa al passo coi tempi, consapevole delle sue fragilità, delle sue colpe, dei suoi mali, ma anche delle sue virtù da cui ripartire.
Prova ne sono i tanti provvedimenti attuati contro la ferita (ancora sanguinante) della pedofilia. Sulla scia del suo predecessore, Bergoglio ha fatto del “tolleranza zero” il suo mantra. Ha abbracciato e implorato perdono per gli sbagli che tanti uomini di Chiesa, sacerdoti e non, hanno compiuto abusando (sessualmente e psicologicamente) bambini, uomini, donne, anziani, disabili. Non solo: non si è limitato a scrivere o a pronunciare discorsi dal Vaticano. Si è messo in viaggio per toccare con mano le profonde ferite inferte da chi avrebbe dovuto proteggere e custodire i più fragili. Come non ricordare il Viaggio Apostolico in Cile, o il più recente in Canada.
Epoca di cambiamenti
Dal quel primo “buonasera”, al “buon pranzo” pronunciato ieri al termine dell’Angelus sono passati esattamente due lustri durante i quali non solo la Chiesa è cambiata… Sono cambiati i credenti, sempre di meno secondo i numeri ufficiali. Sono cambiati i Capi di Stato. Il pianeta stesso è cambiato, complice lo sfruttamento delle risorse e il menefreghismo della società consumistica. I problemi, quelli veri, però, non sono cambiati. Francesco ne è consapevole e forse è per questo che, come dice qualcuno, “ripete sempre le stesse cose”.
È vero, a una lettura superficiale potrebbe risultare che, ad esempio, il discorso sulla “scomunica” ai venditori di armi pronunciato in Terra Santa sia identico all’Urbi et Orbi di Pasqua del 2021. Parole quasi profetiche, del tutto ignorate dai signori della guerra che continuano ad alimentare conflitti, come ha detto il Papa, “vendendo morte”.
Lo stesso ragionamento si potrebbe applicare all’omelia pronunciata nel luglio 2013 a Lampedusa, meta del suo primo viaggio fuori Roma. Incentrata sui migranti e sull’indifferenza, sembra uguale a quella detta a Lesbo nel 2016 e nel 2021. Eppure, ancora oggi, a distanza di anni da quel monito, stragi di migranti continuano a susseguirsi sulle coste della civilissima Europa.
A dieci anni di distanza da quell’intensa fumata bianca, ad essere cambiato, in realtà, è il modo in cui percepiamo i gesti e parole: abituati alla finzione, quando ci troviamo davanti a spontaneità e sincerità tremiamo.
La pandemia da Covid ne è stato l’esempio più eclatante. Ognuno pensava di poter bastare a se stesso. Poi, d’improvviso, “fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”. E, allo stesso tempo, “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati”.
I dieci anni di Papa Francesco si potrebbero riassumere in un unico passaggio, che lui stesso pronunciò in una piazza San Pietro deserta e sferzata dalla pioggia:
“Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”
Del resto, il mondo non cambierà mai davvero se non ci riscopriamo “fratelli tutti”.
Ad maiora semper, Santità!