Francesco: “Anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere”

In piazza San Pietro il Pontefice dà inizio a un nuovo ciclo di catechesi e chiede ancora una volta di fermare “lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse”

Città del Vaticano – “Anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere”. È l’invito del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, la prima del ciclo di catechesi dedicata al tema “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”.

Sulla papamobile fa salire diversi bambini per il tradizionale giro della piazza, poi, giunto sul sagrato, ricorda che “nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna”, l’elogio di Francesco, secondo il quale il santo da cui da Pontefice ha preso il nome “ci indica una via di uscita, bella, per tornare all’armonia dello Spirito: la via della contemplazione e della lode”, con il suo Cantico delle creature.

“I cieli narrano la gloria di Dio, canta un salmo, ma hanno bisogno dell’uomo e della donna per dare voce a questo loro grido muto”, spiega il Santo Padre: “E nel Santo della Messa noi ripetiamo ogni volta: ‘I cieli e la terra sono pieni della tua gloria’. Ne sono, per così dire, ‘gravidi’, ma hanno bisogno delle mani di una buona levatrice per dare alla luce questa loro lode”. Di seguito il testo completo con la riflessione del Pontefice:

Oggi, con questa catechesi iniziamo un ciclo di riflessioni che ha per tema “Lo Spirito e la Sposa – la Sposa è la Chiesa –. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Faremo questo cammino attraversando le tre grandi tappe della storia della salvezza: l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento e il tempo della Chiesa. Sempre tenendo lo sguardo fisso su Gesù, che è la nostra speranza.

In queste prime catechesi sullo Spirito nell’Antico Testamento non faremo “archeologia biblica”. Scopriremo invece che quanto è donato come promessa nell’Antico Testamento si è realizzato pienamente in Cristo. Sarà come seguire il cammino del sole dall’alba verso il meriggio.

Iniziamo dai primi due versetti di tutta la Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,1-2). Lo Spirito di Dio ci appare come la potenza misteriosa che fa passare il mondo dal suo iniziale stato informe, deserto e tenebroso, al suo stato ordinato e armonioso. Perché lo Spirito fa l’armonia, l’armonia nella vita, l’armonia nel mondo. In altre parole, è Colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dalla confusione a qualcosa di bello e di ordinato. È questo, infatti, il significato della parola greca kosmos, come pure della parola latina mundus, cioè qualcosa di bello, di ordinato, pulito, armonico, perché lo Spirito è l’armonia.

Questo accenno ancora vago all’azione dello Spirito nella creazione si precisa nel seguito della rivelazione. In un salmo leggiamo: «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal 33,6); e ancora: «Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra» (Sal 104,30).

Questa linea di sviluppo diventa chiarissima nel Nuovo Testamento, che descrive l’intervento dello Spirito Santo nella nuova creazione, servendosi proprio delle immagini che si leggono a proposito dell’origine del mondo: la colomba che nel battesimo di Gesù aleggia sulle acque del Giordano (cfr Mt 3,16); Gesù che, nel Cenacolo, soffia sui discepoli e dice: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22), come all’inizio Dio aveva alitato il suo soffio su Adamo (cfr Gen 2,7).

L’apostolo Paolo introduce un elemento nuovo in questo rapporto tra lo Spirito Santo e il creato. Parla di un universo che “geme e soffre come nelle doglie del parto” (cfr Rm 8,22). Soffre a causa dell’uomo che lo ha sottoposto alla “schiavitù della corruzione” (cfr vv. 20-21). È una realtà che ci riguarda da vicino e drammaticamente. L’Apostolo vede la causa della sofferenza del creato nella corruzione e nel peccato dell’umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio. Questo resta vero oggi come allora. Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse.

San Francesco d’Assisi ci indica una via di uscita, bella, per tornare all’armonia dello Spirito: la via della contemplazione e della lode. Lui voleva che dalle creature si levasse un cantico di lode al Creatore. Ricordiamo: «Laudato si’, mi Signore…», il cantico di Francesco d’Assisi.

Un salmo (18,2) dice così: «I cieli narrano la gloria di Dio», ma hanno bisogno dell’uomo e della donna per dare voce a questo loro grido muto. E nel “Santo” della Messa noi ripetiamo ogni volta: «I cieli e la terra sono pieni della tua gloria». Ne sono, per così dire, “gravidi”, ma hanno bisogno delle mani di una buona levatrice per dare alla luce questa loro lode. La nostra vocazione nel mondo, ricorda ancora Paolo, è di essere «lode della sua gloria» (Ef 1,12). Si tratta di anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna.

Fratelli e sorelle, lo Spirito Santo, che all’inizio trasformò il caos in cosmo, è all’opera per compiere questa trasformazione in ogni persona. Tramite il profeta Ezechiele Dio promette: «Vi darò un cuore nuovo; metterò dentro di voi uno Spirito nuovo … Porrò il mio Spirito dentro di voi» (Ez 36,26-27). Perché il nostro cuore assomiglia a quell’abisso deserto e tenebroso dei primi versetti della Genesi. In esso si agitano sentimenti e desideri opposti: quelli della carne e quelli dello spirito. Siamo tutti, in un certo senso, quel “regno diviso in sé stesso” di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Mc 3,24). Intorno a noi possiamo dire che c’è un caos esterno, un caos sociale, un caos politico: pensiamo alle guerre, pensiamo a tanti bambini e bambine che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali, questo è il caos esterno. Ma c’è anche un caos interno: interno ad ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo! Fratelli e sorelle, facciamo un bel lavoro per fare della nostra confusione interiore una chiarezza dello Spirito Santo: è la potenza di Dio che fa questo, e noi apriamo il cuore perché Lui possa farlo.

Che questa riflessione susciti in noi il desiderio di fare l’esperienza dello Spirito creatore. Da oltre un millennio la Chiesa ci mette sulle labbra il grido per chiederlo: «Veni creator Spiritus!», Vieni o Spirito creatore! Visita le nostre menti. Riempi di grazia celeste i cuori che hai creato». Chiediamo allo Spirito Santo che venga a noi e ci faccia persone nuove, con la novità dello Spirito. Grazie.

Gli appelli e i saluti

Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime della grande frana che ha travolto alcuni villaggi in Papua Nuova Guinea. Il Signore conforti i familiari, quanti hanno perso la casa e il popolo papuano, che a Dio piacendo incontrerò nel settembre prossimo.

Domenica scorsa, a Novara, è stato beatificato Don Giuseppe Rossi, sacerdote e martire. Parroco zelante nella carità, non abbandonò il gregge nel tragico periodo della seconda guerra mondiale, ma lo difese fino all’effusione del sangue. La sua testimonianza eroica ci aiuti ad affrontare con fortezza le prove della vita. Un applauso al nuovo Beato!

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti di Bergamo che ricordano il 25° di Ordinazione e li incoraggio a perseverare nella fedeltà alla chiamata del Signore e nel servizio gioioso del Vangelo. Questi bergamaschi hanno fama di buoni sacerdoti; avanti e coraggio! Saluto altresì le Figlie della Croce, di Liegi, che celebrano il Capitolo Generale, e le esorto a rinsaldare gli ideali religiosi per esprimere in modo sempre più generoso la dedizione a Dio e ai fratelli. Accolgo con affetto i fedeli di Solopaca, l’Unione sportiva “Grosseto 1912”, i militari del Comando Trasmissioni della Cecchignola e quelli di Nettuno.

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria liturgica di San Paolo VI, pastore ardente di amore per Cristo, per la Chiesa e per l’umanità. Tale ricorrenza aiuti tutti a riscoprire la gioia di essere cristiani, suscitando un rinnovato impegno nella costruzione della civiltà dell’amore. E mi raccomando, per favore, se avete un po’ di tempo, leggete la lettera di Paolo VI “Evangelii nuntiandi” che è ancora attuale.

Il mio pensiero va alla martoriata Ucraina. L’altro giorno ho ricevuto bambini e bambine che hanno sofferto bruciature, hanno perso le gambe nella guerra: la guerra sempre è una crudeltà. Questi bambini e bambine devono incominciare a camminare, a muoversi con braccia artificiali … hanno perso il sorriso. È molto brutto, molto triste quando un bambino perde il sorriso. Preghiamo per i bambini ucraini. E non dimentichiamo Palestina, Israele che soffrono tanto: che finisca la guerra. E non dimentichiamo il Myanmar, e tanti Paesi che sono in guerra. I bambini soffrono, i bambini nella guerra soffrono. Preghiamo il Signore perché sia vicino a tutti e ci dia la grazia della pace. Amen. A tutti la mia benedizione! (foto © Vatican Media)

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