“Fiducia supplicans”: ennesimo documento-pasticcio che dice tutto e il contrario di tutto
Il Vaticano pubblica una Dichiarazione con la quale “apre” alle benedizioni di coppie irregolari e dello stesso sesso. Ma, di fatto, nega l’essenza stessa delle benedizione
Città del Vaticano – Papa Francesco dà il via libera alle benedizioni delle coppie irregolari e dello stesso sesso in Chiesa. O meglio, dice che si possono benedire ma con una preghiera che chieda a Dio di far cambiare vita a questa persone. Ecco il risultato dell’ennesimo documento-pasticcio approvato dalla Dottrina della Fede, guidato dal cardinal Víctor Manuel Fernandez – personaggio già non molto apprezzato da molti nell’ambiente ecclesiastico per le sue aperture al mondo Lgbtq+ – e controfirmato da Papa Francesco.
La dichiarazione Fiducia supplicans “sul senso pastorale delle benedizioni”, documento diviso in 45 punti e 4 parti, si pone come obiettivo quello di rispondere ai “diversi quesiti giunti” al Sant’Uffizio “sia negli anni scorsi che in tempi più recenti”.
Ma già nella presentazione del documento c’è il primo “stop” a questa apertura della Chiesa alle benedizioni di coppie dello stesso sesso: “La presente Dichiarazione resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”.
A cosa serve allora questo documento? Secondo il cardinale a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede, “è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica. Tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa”.
In tale contesto, si legge nel documento, “si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”.
E più si va avanti, più la confusione aumenta. Al numero 9, si legge: “Da un punto di vista strettamente liturgico, la benedizione richiede che quello che si benedice sia conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa”.
Poco più avanti si legge: “Dato che la Chiesa ha da sempre considerato moralmente leciti soltanto quei rapporti sessuali che sono vissuti all’interno del matrimonio, essa non ha il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa, in qualche modo, possa offrire una forma di legittimazione morale a un’unione che presuma di essere un matrimonio oppure a una prassi sessuale extra-matrimoniale”.
Ma, se è pur vero che “con instancabile sapienza e maternità, la Chiesa accoglie tutti coloro che si avvicinano a Dio con cuore umile, accompagnandoli con quegli aiuti spirituali che consentono a tutti di comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro esistenza”, è altrettanto vero che le benedizioni, per loro stessa natura, sono parte integrante della vita liturgica della Chiesa.
Eppure, il documento, al numero 38 afferma: che “non si deve né promuovere né prevedere un rituale per le benedizioni di coppie in una situazione irregolare, ma non si deve neppure impedire o proibire la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui si chieda l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione. Nella breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà”. In altre parole, la benedizione andrebbe fatta fuori da qualsiasi contesto liturgico e con parole inventate sul momento dal ministro di turno che dovrebbe chiedere a Dio di intervenire affinché i presenti (omosessuali o che vivono fuori dal matrimonio così come concepito dalla dottrina cattolica) si “convertano” e tornino a vivere secondo i dettami della fede. Insomma, non proprio il massimo.
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