Femminicidi, il monito del Papa: “Urge formare uomini capaci di relazioni sane”
L’appello del Pontefice alla stampa italiana, cattolica e non: “Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società”
Città del Vaticano – “Al di là delle notizie e degli scoop, ci sono sempre dei sentimenti, delle storie, delle persone in carne e ossa da rispettare come se fossero i propri parenti. E vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane. Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società”.
Questo il monito che Papa Francesco rivolge alla stampa italiana – cattolica e non – dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin e l’aggressione di Erba, dove un giovane ha gettato l’acido in faccia alla sua ex. Tra gli affreschi e i marmi della Sala Clementina, dove incontra le Delegazioni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, dell’Unione Stampa Periodica Italiana, dell’Associazione Coral e dell’Associazione Cittadini Mediali AIART, il Santo Padre ricorda che la loro missione è proprio quella del comunicare, ovvero, “mettere in comune, tessere trame di comunione, creare ponti senza alzare muri. Negli ultimi anni diverse innovazioni hanno interessato il vostro settore e per questo è necessario rinnovare sempre l’impegno per la promozione della dignità delle persone, per la giustizia e la verità, per la legalità e la corresponsabilità educativa”.
Da qui il suggerimento, “nel contesto delle grandi autostrade comunicative di oggi, sempre più veloci e intasate”, di “tre sentieri, che è bene non perdere di vista e che vanno sempre percorsi”: formazione, tutela, testimonianza.
Il primo sentiero, quello della formazione, che, alla luce degli ultimi fatti di cronaca è divettata “una questione vitale. In gioco c’è infatti il futuro della società. La formazione è la strada per connettere le generazioni, per favorire il dialogo tra giovani e anziani, quell’alleanza intergenerazionale che, oggi più che mai, è fondamentale”. Ma come educare, in particolare le giovani generazioni immerse in un contesto sempre più digitale? Per il Pontefice, la risposta è in un passo del Vangelo (Mt 10,16): “La prudenza e la semplicità sono due ingredienti educativi basilari per orientarsi nella complessità di oggi, specialmente del web, dov’è necessario non essere ingenui e, allo stesso tempo, non cedere alla tentazione di seminare rabbia e odio”.
Il secondo sentiero è quello tutela: in una società dove “si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima”, “Il rispetto verso l’altro si sgretola”. Per questo “è fondamentale promuovere strumenti che proteggano tutti, soprattutto le fasce più deboli, i minori, gli anziani e le persone con disabilità, e li proteggano dall’invadenza del digitale e dalle seduzioni di una comunicazione provocatoria e polemica”.
Il terzo e ultimo sentiero è la testimonianza. Il Papa ricorda il beato Carlo Acutis, un giovane che “ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”. Lui “non è caduto in trappola, ma è diventato un testimone della comunicazione. La testimonianza è profezia, è creatività, che libera e spinge a rimboccarsi le maniche, a uscire dalle proprie zone di tranquillità per rischiare. Sì, la fedeltà al Vangelo postula la capacità di rischiare nel bene. E di andare controcorrente: di parlare di fraternità in un mondo individualista; di pace in un mondo in guerra; di attenzione ai poveri in un mondo insofferente e indifferente. Ma questo si può fare credibilmente solo se prima si testimonia ciò di cui si parla”. (foto © Vatican Media)
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