Disabili, il Papa: “Non sono mai un peso, urge una cultura dell’inclusione”
Il Pontefice preoccupato per il crescente numero di aborto dei neonati disabili e l’eutanasia per gli anziani: “La chiamano dolce morte ma sempre eutanasia è. La cultura dello scarto non ha confini”
Città del Vaticano – I disabili “non sono mai un peso”, eppure nella società di oggi, “dove ci si lascia guidare prevalentemente dalla logica del profitto, dell’efficienza o del successo”, esiste un aspetto che “erode il valore della persona con disabilità agli occhi della società e ai suoi stessi occhi: è la tendenza che porta a considerare la propria esistenza un peso per sé e per i propri cari. Il diffondersi di questa mentalità trasforma la cultura dello scarto in cultura di morte”.
A dirlo è Papa Francesco, che questa mattina ha incontrato, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in Vaticano, i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dedicata (per la prima volta in 30 anni di storia) ai disabili. Il Pontefice si dice preoccupato perché oggi, la “cultura dello scarto non ha confini. Le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, ‘non servono ancora’ – come i nascituri –, o ‘non servono più’ – come gli anziani”. E tuona: “Questo è molto importante, i due estremi della vita: i nascituri con disabilità si abortiscono, e agli anziani in fase finale si fa la “dolce morte”, l’eutanasia, un’eutanasia travestita, sempre, ma è eutanasia alla fine”.
Per il Pontefice urge quindi “combattere la cultura dello scarto” promuovendo “la cultura dell’inclusione, creando e rafforzando i legami di appartenenza alla società. Gli attori protagonisti di questa azione solidaristica sono coloro che, sentendosi corresponsabili del bene di ciascuno, si adoperano per una maggiore giustizia sociale e per rimuovere le barriere di vario genere che impediscono a tanti di godere dei diritti e delle libertà fondamentali”.
I risultati, fa notare Francesco, “sono maggiormente visibili nei Paesi economicamente più sviluppati”, posti dove “generalmente, le persone con disabilità hanno diritto a prestazioni sanitarie e sociali, e, sebbene non manchino le difficoltà, sono incluse in molteplici ambiti della vita sociale: da quello educativo a quello culturale, da quello lavorativo a quello sportivo. Nei Paesi più poveri tutto ciò dev’essere ancora in gran parte realizzato. Pertanto, i governi che si impegnano in tal senso vanno incoraggiati e sostenuti dalla comunità internazionale. Allo stesso modo, è doveroso sostenere anche le organizzazioni della società civile, poiché senza la loro capillare azione solidaristica in molto luoghi le persone sarebbero abbandonate a sé stesse”.
Per il Santo Padre l’obiettivo è “costruire una cultura dell’inclusione integrale. Il legame di appartenenza diventa ancora più saldo quando le persone con disabilità non sono destinatarie passive, ma partecipano alla vita sociale come protagoniste del cambiamento. Sussidiarietà e partecipazione sono i due pilastri di un’effettiva inclusione. E in questa luce si comprende bene l’importanza delle associazioni e dei movimenti delle persone con disabilità che promuovono la partecipazione sociale”. (foto © Vatican Media)
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