Dentro il cantiere di restauro del baldacchino del Bernini – PHOTOGALLERY

I lavori si concluderanno con un mese di anticipo: il 27 ottobre l’opera che sovrasta la tomba di San Pietro sarà svelata ai fedeli

Città del Vaticano – Torna a brillare il baldacchino di San Pietro, opera barocca partorita dal genio di Bernini che sovrasta l’altare papale della basilica vaticana per indicare al mondo il luogo della tomba del Principe degli apostoli. L’opera di restauro, costata circa 700mila euro, era stata avviata a febbraio (leggi qui) ed stata completata in poco meno di nove mesi, con un mese d’anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale.

Domenica 27 ottobre, durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco per la chiusura del Sinodo, teli e impalcatura saranno rimosso e tutti, romani, pellegrini e turisti, potranno ammirare questo capolavoro dell’arte così com’era quattro secoli fa, quando fu commissionato da Papa Urbano VIII.

L’ultimo restauro avvenne oltre 200 anni fa. E proprio le carte conservate negli archivi vaticani di quel restauro, assieme ai progetti e agli appunti dei grandi maestri dell’arte che lavorano all’opera (Bernini e Borromini) hanno guidato gli operai nell’opera di pulizia preceduta da una lunga seria di studi e ricerche sulle superfici.

Sui metalli, nelle parti più nascoste all’occhio umano, i restauratori non hanno trovato solo polvere o i segni del tempo, ma anche briciole di vita quotidiana di chi, prima di loro, ha condotto studi e lavori sulla grande opera, alta 28,5 metri (31 se si considera anche il globo d’oro e la croce) e pesate 63 tonnellate.

Cappelli di carta di muratori, fogli con scritte, ma anche l’orma del piede di un bambino. Fino agli ’50, infatti, era consuetudine impiegare anche bambini nelle opere di restauro poiché, essendo piccoli, potevano raggiungere meglio le parti più inaccessibili. Su una delle travi che compongono la copertura superiore, è stata riscoperta anche la scritta “Oggi abbiamo finito”, probabilmente lasciata dai restauratori del ‘700.

Ai giornalisti accreditati presso la Sala Stampa vaticana, che questa mattina hanno avuto il privilegio di visitare il cantiere, l’ingegnere Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, ha riferito che i lavori erano stati avviati “con molti timori perché l’accessibilità del Baldacchino è sempre stata un problema” ed infatti “l’ultimo grande restauro è di circa 250 anni fa”.

Una volta trovata la “giusta ricetta”, con lo stesso metodo si è passati al restauro anche della Cattedra, il monumento bronzeo che decora l’abside della basilica vaticana per custodire quello che la tradizione ha da sempre indicato come il seggio sul quale San Pietro si sedeva per evangelizzare le prime comunità cristiane a Roma.

E ora quel simulacro, per anni chiuso nella cella del monumento, sarà mostrato al mondo. Papa Francesco lo ha ammirato pochi giorni fa nella sacrestia Ottoboni (dove è stato posto in queste settimane per consentire il completo restauro della grande opera ideata anch’essa dal Bernini). Dal 27 ottobre – e fino a domenica 8 dicembre -, tutti potranno ammirare l’antico trono del Principe degli apostoli che, per volere del Pontefice, sarà posto davanti al baldacchino.

La Cathedra si compone di due parti: una più antica, risalente alla Roma imperiale, e una più “recente”, di epoca carolingia, dono di Carlo il calvo. Sul manufatto verranno condotti ora studi più approfonditi così da accertare le epoche esatte.

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