Crisi climatica: dal Papa quattro consigli ai potenti per salvare il pianeta
Il Pontefice bacchetta i Capi di Stato: “La distruzione dell’ambiente è un’offesa contro Dio. Il rifiuto di agire rapidamente per proteggere i più vulnerabili esposti al cambiamento climatico provocato dall’uomo è una colpa grave”
Città del Vaticano – “Il rifiuto di agire rapidamente per proteggere i più vulnerabili esposti al cambiamento climatico provocato dall’uomo è una colpa grave”. Papa Francesco striglia i Capi di Stato e denuncia l’immobilismo delle nazioni davanti alla crisi climatica, una crisi planetaria fatta di “sfide sistemiche distinte ma interconnesse”.
“I dati sul cambiamento climatico si aggravano di anno in anno, ed è pertanto urgente proteggere le persone e la natura”, incalza il Pontefice, che questa mattina ha ricevuto i membri delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, assieme a Sindaci e Governatori provenienti da varie parti del mondo per partecipare all’incontro che ha per titolo “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”.
La crisi climatica richiede una sinfonia di cooperazione e solidarietà globale. Il lavoro dev’essere sinfonico, armonicamente, tutti insieme. Mediante la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura, rafforziamo quindi la resilienza, in particolare la resilienza alla siccità.
“Le popolazioni più povere, che hanno ben poco a che fare con le emissioni inquinanti, dovranno ricevere maggior sostegno e protezione. Sono delle vittime”, tuona il Santo Padre, ribadendo: “I dati rivelano che lo spettro del cambiamento climatico incombe su ogni aspetto dell’esistenza, minacciando l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici”.
Cosa fare dunque? Francesco dà quattro consigli: “In primo luogo è necessario adottare un approccio universale e un’azione rapida e risoluta, in grado di produrre cambiamenti e decisioni politiche. In secondo luogo, bisogna invertire la curva del riscaldamento, cercando di dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo. Allo stesso tempo, occorre puntare a una de-carbonizzazione globale, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili”.
In terzo luogo, “vanno rimosse le grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, mediante una gestione ambientale che abbraccia diverse generazioni. È un lavoro lungo, ma è anche lungimirante, e dobbiamo intraprenderlo tutti insieme. E in questo sforzo la natura ci è fedele alleata, mettendoci a disposizione i suoi poteri, i poteri che la natura ha di rigenerare, poteri rigenerativi”.
Salvaguardiamo le ricchezze naturali: il bacino amazzonico e quello del Congo, le torbiere e le mangrovie, gli oceani, le barriere coralline, i terreni agricoli e le calotte glaciali, per il loro contributo alla riduzione delle emissioni globali di carbonio. Con questo approccio olistico si combatte il cambiamento climatico, e si affronta anche la duplice crisi della perdita di biodiversità e della disuguaglianza, coltivando gli ecosistemi che sostengono la vita.
Infine, il quarto consiglio del Pontefice è sviluppare “una nuova architettura finanziaria che risponda alle esigenze del Sud del mondo e degli Stati insulari gravemente colpiti dai disastri climatici. La ristrutturazione e riduzione del debito, insieme allo sviluppo di una nuova Carta finanziaria globale entro il 2025, riconoscendo una sorta di “debito ecologico” – dovete lavorare su questa parola: il debito ecologico –, possono essere di valido aiuto alla mitigazione dei cambiamenti climatici”.
“Il cammino è difficoltoso e irto di pericoli – conclude il Papa – Ma occorre agire con urgenza compassione e determinazione, perché la posta in gioco non potrebbe essere più alta”. (foto © Vatican Media)
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