Conclave: come si elegge un Papa?
Le regole del Conclave sono dettate dalla Universi Dominici Gregis, costituzione apostolica promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e modificata in alcune parti da Benedetto XVI. Ecco come funziona l’elezione del Romano Pontefice

Città del Vaticano – Come funziona l’elezione del Successore di Pietro? Quali regole bisogna seguire per far sì che la scelta dei Cardinali riuniti nella Cappella Sistina sia regolare? Le risposte a queste domande si trovano nella Universi Dominici Gregis, Costituzione apostolica promulgata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996. In essa sono contenute tutte le norme da seguire durante il periodo della Sede Vacante a seguito della scomparsa o della rinuncia del Papa. È stata già applicata nei Conclavi del 2005 e del 2013.
Il Conclave ha inizio tra il 15mo e il 20mo giorno dopo la morte del Papa. La data viene decisa da tutti i Cardinali del pianeta – convocati a Roma dal Decano del Collegio cardinalizio – durante le Congregazioni generali, assemblee quotidiane durante le quali si sceglie anche la data dei funerali del Pontefice appena deceduto e successivamente si discute dei problemi della Chiesa. Queste riunioni sono anche l’occasione per i diversi porporati di conoscersi meglio.
Conclave: quali Cardinali eleggono il Papa
Non tutti i Cardinali possono eleggere il Successore di San Pietro. Ad entrare in Conclave, infatti, sono solo i porporati con meno di 80 anni. Attualmente, dei 253 Cardinali viventi, 140 sono sotto questa soglia di età ma solo 135 hanno diritto di voto. Tuttavia non è escluso, come avvenuto in passato, che possano essere concesse deroghe. Per eleggere il nuovo Papa serve la maggioranza dei 2/3 dei voti: con 135 cardinali elettori il quorum è di 90.
Dalla Messa “Pro eligendo Pontifice” all'”Extra omnes”
Il giorno stabilito per l’inizio del Conclave si divide in due parti. La mattina, nella basilica vaticana, i Cardinali concelebrano la Messa “Pro eligendo Pontifice”. Presieduta dal Decano del Collegio cardinalizio, come suggerisce il nome, si tratta di una celebrazione durante la quale si prega affinché lo Spirito Santo illumini le menti dei porporati nella scelta del nome.

Il pomeriggio, all’ora stabilita, i Cardinali si riuniscono nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico. Da qui inizia la celebrazione vera e propria del Conclave. Dopo le preghiere e le litanie, in processione, cantando l’antico inno del Veni Creator Spiritus, in processione i Cardinali raggiungono la Cappella Sistina. Si tratta di una processione molto breve: la Cappella Paolina e la Sistina, infatti, sono situate agli estremi della Sala Regia, ambiente di epoca rinascimentale destinato a ricevere i reali in visita ufficiale.
Giunti in Sistina, i Cardinali giurano sul libro dei Vangeli. La prima parte del giuramento, tutto in latino viene letta dal Cardinale decano (oppure nell’ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l’ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) a nome di tutti:
Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell’elezione del Romano Pontefice.
Quindi ciascun Cardinale si reca singolarmente davanti all’Evangeliario e pronuncia l’ultima parte del giuramento: Et ego N. Cardinalis N. spondeo, voveo ac iuro (mette la mano sul Vangelo e prosegue) Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango, ovvero «Ed io N. Cardinale N. prometto, mi obbligo e giuro (mano sull’Evangeliario) Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano»
Quando tutti i Cardinali hanno pronunciato il giuramento, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie pronuncia la formula che tutti conoscono: Extra omnes. Ovvero «Fuori tutti». Questo ordine impone a tutti gli astanti che non siano lo stesso Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, l’ecclesiastico incaricato di tenere l’ultima meditazione e i Cardinali elettori di uscire dalla Sistina. Usciti gli altri, il Maestro chiude la porta di accesso a chiave.
Dopo che l’ecclesiastico conduce la sua meditazione riguardo ai problemi della Chiesa e alle qualità che il nuovo eletto dovrà possedere, anche questi lascia la Cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere, dopo le quali il Cardinale decano chiede se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Dopo la chiarificazione degli eventuali dubbi, le operazioni di voto possono cominciare. Un primo scrutinio con annessa fumata è previsto già in questo momento.
Da notare che nella Sistina si è proceduto a installare un pavimento di legno sopraelevato (in linea con il secondo gradino dell’altare) rispetto a quello effettivo, così da “distaccare” fisicamente i cardinali da ogni rapporto con il mondo esterno.
Verso la fumata bianca
Durante il Conclave i Cardinali vengono alloggiati nella Domus Sanctae Marthae, un edificio che è stato appositamente costruito a tale scopo all’interno della Città del Vaticano da Giovanni Paolo II e usato come residenza fissa da Papa Francesco. In precedenza gli elettori venivano sistemati in modo improvvisato e di conseguenza non molto confortevole all’interno di varie stanze attorno alla Cappella Sistina, spesso sprovviste dei più essenziali servizi alla persona: a titolo d’esempio, in occasione del Conclave dell’agosto 1978 molti Cardinali si erano lamentati per il grande caldo che regnava nei loro alloggi, per l’assenza di privacy e per la necessità di condividere i servizi igienici e l’acqua corrente.

Proprio i disagi patiti in quell’occasione avrebbero poi influenzato Giovanni Paolo II nella decisione di mettere a disposizione degli elettori una sistemazione più agevole. Questa novità ha peraltro comportato una modifica alla gestione logistica del conclave: i Cardinali infatti devono essere “scortati” alla Cappella Sistina in occasione delle votazioni e poi riportati alla Domus una volta conclusa la sessione; la Universi Dominici Gregis ha pertanto statuito che durante il tragitto essi non devono essere avvicinati da nessuno.
Il quorum necessario per l’elezione è dei due terzi. Giornalmente si tengono quattro votazioni, due al mattino, due al pomeriggio, tranne che per il primo giorno in cui ne avviene una sola. Trascorse 34 votazioni senza che si arrivi all’elezione, il collegio dei cardinali può modificare il quorum richiesto, trasformandolo in maggioranza assoluta dei componenti (la metà più uno).
Durante l’intero svolgimento delle operazioni è indispensabile mantenere la massima segretezza. Chiunque violi la sicurezza e la segretezza nello Stato del Vaticano, introducendo strumentazione per registrare, o comunicando in qualsiasi modo con un cardinale elettore, è passibile di scomunica. Ulteriori penalità sono a discrezione del Papa nuovo eletto.
Nulla arriva al mondo esterno se non la “fumata” dal camino montato appositamente e collegato a una stufa in ghisa di forma cilindrica. La stufa ha due sportelli: uno inferiore, per accendere l’innesco, e uno superiore dove introdurre i documenti da bruciare. Su quest’ultima sono incise le date di elezione e i nomi degli ultimi sei Papi. Dopo ogni scrutinio le schede vengono bruciate per comunicare al mondo l’esito della votazione. La fumata nera comunica la mancata elezione del Papa, la fumata bianca al contrario annuncia l’avvenuta elezione una volta raggiunta la soglia necessaria.

Per garantire il “colore” delle fumate, alle carte e al combustibile sono stati addizionati dei fumogeni costituiti: per la fumata nera, da perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca, da clorato di potassio, lattosio e colofonia. In precedenza veniva usata paglia bagnata o secca per modificare il colore del fumo.
L’elezione
Dopo l’elezione il Cardinale scelto come Papa è chiamato ad accettare. In caso di rifiuti si continua con le votazioni. Se accetta, si procede al giuramento e alla proclamazione. Il neo Pontefice si dirige quindi nella cosiddetta “Stanza delle lacrime”, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta la talare bianca e i paramenti, con i quali si presenterà al mondo dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di questo luogo arriva dal fatto che in questa stanza, il nuovo Papa pianga per l’emozione del momento e per la responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere d’ora in poi.
Nella sacrestia vengono predisposti abiti e paramenti papali di tre diverse misure, così che almeno un completo possa approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Successivamente il Papa torna nella Cappella Sistina con i paramenti papali dove si tiene la preghiera per il nuovo Pontefice e il saluto con i cardinali. Terminata questa fase arriva il momento dell’annuncio dalla loggia che viene dato dal Cardinale protodiacono con la celebra formula: Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam.
Il mondo conosce così il nuovo Successore di Pietro che, dopo pochi minuti, si affaccia per un saluto. Inizialmente il cerimoniale prevedeva solo una benedizione Urbi et Orbi perché le prime parole del Papa erano previste alla Messa di Intronizzazione. Fu San Giovanni Paolo II a rompere il cerimoniale, seguito anche da Benedetto XVI e Francesco.

Conclave: origine e storia
Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima volta in volontaria clausura ma la decisione dell’isolamento della riunione cardinalizia fu stabilita solo nel 1274 dal Concilio di Lione II, con la Costituzione apostolica Ubi Periculum di papa Gregorio X, per impedire i ritardi, i tentativi di influenza esterna e le corruzioni che in diversi casi si erano verificati.
Tale Costituzione apostolica era la conseguenza di un evento eclatante che si era avuto appunto dopo la morte di Clemente IV nel 1268, quando la città di Viterbo fu sede dell’elezione papale del 1268-1271.
Dal momento che i 19 cardinali riuniti non riuscivano a eleggere un papa, dopo 19 mesi di sede vacante la città rinchiuse letteralmente a chiave (clausi cum clave) i cardinali nel palazzo papale, li mise a pane e acqua e scoperchiò parte del tetto. Nonostante queste costrizioni, peraltro successivamente ridotte, i porporati impiegarono ben 1006 giorni per eleggere Gregorio X.
Fino ai conclavi del 1978 erano ammessi metodi d’elezione diversi dal convenzionale scrutinium dei voti segreti di tutti gli elettori: era infatti possibile che i Cardinali delegassero la scelta a un comitato di “grandi elettori”, oppure decidessero il nome da eleggere in modo palese e senza passare dalla votazione (“per compromesso” e persino “per acclamazione”).
Preso atto del fatto che tali metodi potevano causare delle controversie e che, in ogni caso, non venivano utilizzati da molto tempo (l’ultima elezione avvenuta per compromesso era stata quella di papa Giovanni XXII nel 1316 e l’ultima per acclamazione quella di papa Gregorio XV nel 1621), la Costituzione di Giovanni Paolo II li vietò espressamente, imponendo l’obbligo di effettuare sole votazioni plenarie con segretezza dei singoli suffragi.
L’11 giugno 2007 Benedetto XVI, con la lettera apostolica in forma di Motu proprio De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis, ha emendato il comma 75 della Universi Dominici Gregis. Il testo originale prevedeva la possibilità che, dopo aver svolto invano 34 votazioni, i cardinali si accordassero per procedere nelle votazioni successive con la sola maggioranza assoluta dei voti, e non con la maggioranza qualificata dei due terzi.
La modifica di Benedetto XVI ha ripristinato in tutti i casi la necessità della maggioranza dei due terzi per l’elezione del Pontefice, prevedendo che dopo le prime 34 votazioni vadano votati soltanto i due nomi che nell’ultimo scrutinio hanno ottenuto il maggior numero di voti: in una tale evenienza, i due cardinali ammessi a questa sorta di ballottaggio sarebbero esclusi dall’elettorato attivo.
Il 22 febbraio 2013 Benedetto XVI, pochi giorni prima dalla propria rinuncia al papato, ha pubblicato l’ulteriore motu proprio Normas Nonnullas, stabilendo che il Sacro Collegio può anticipare l’inizio del conclave a prima dei rituali 15 giorni se tutti i cardinali sono giunti a Roma prima di tale termine. Il provvedimento ha inoltre apportato alcune modifiche minori, soprattutto a carattere cerimoniale.
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