Concistoro: il futuro della Chiesa nelle mani dei nuovi cardinali

In pochi giorni il Papa, assieme ai nuovi porporati, deciderà la futura gestione della Chiesa (e dello Stato della Città del Vaticano).

Un nuovo Concistoro, con nuovi cardinali (e nuovi Santi) per stabilire, in appena tre giorni, il futuro della Chiesa cattolica (e dello Stato della Città del Vaticano). Volge così al termine l’infuocata estate di Papa Francesco, apertasi col rinvio del viaggio apostolico in Africa, proseguita col mea culpa in Canada e l’ufficializzazione del viaggio in Kazakistan e oggi nuovamente sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica a causa dello scontro diplomatico con l’Ucraina.

Ma è ora che viene il bello. Questo weekend sarà decisivo per le sorti della Chiesa. A Roma sono giunti tutti i cardinali del mondo, non solo per assistere alla vestizione delle nuove porpore, ma soprattutto per capire se la riforma della Curia, finalmente portata a termine da Bergoglio, funziona. Il documento entrerà in vigore da marzo ma vi sono ancora diverse “lacune” da colmare. Secondo molti osservatori, questo Concistoro di fine estate sarebbe una sorta di pre-conclave.

Venti i nuovi cardinali (erano ventuno ma poi uno di loro, mons. Lucas Van Looy ha rinunciato in anticipo alla porpora per polemiche legate al suo mancato ruolo nella gestione della pedofilia) tra i quali sedici elettori. Gli italiani sono cinque, tra cui solo due under 80: mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como, e mons. Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator (Mongolia). Quest’ultimo con i suoi 48 anni compiuti all’inizio dell’estate, sarà il più giovane porporato del mondo. Gli over 80 sono invece il vescovo emerito di Cagliari Arrigo Miglio, l’ex rettore della Gregoriana padre Gianfranco Ghirlanda, e mons. Fortunato Frezza, canonico di San Pietro.

I principi della Chiesa, che in questi giorni avranno anche l’occasione per conoscersi meglio, sono chiamati – per espressa volontà del Pontefice – a scegliere le strade da seguire nei prossimi decenni, mettendo d’accordo le due grandi “correnti” che animano la Chiesa: tradizionalisti e progressisti. Una categorizzazione il più delle volte sbagliata, ma tornata alla ribalta oggi grazie alle parole di chi sta lavorando al Sinodo.

E proprio il Sinodo, che ora si avvia a una nuova fase, sarà lo spartiacque. In queste ore, nel presentare la nuova fase dei lavori, il cardinal Grech in Sala Stampa ha lanciato un messaggio chiaro all’ala tradizionalista: “Serve ascolto reciproco”. E ha precisato: “Se noi non ascoltiamo non siamo una Chiesa sinodale, non possiamo escludere nessuno, è importante che camminiamo insieme. Non solo il vescovo deve ascoltare ma anche il vescovo va ascoltato perché l’ascolto è reciproco, altrimenti è un monologo da una parte o dall’altra. L’importante è che nessuno si senta escluso. Nessuno deve soffrire perché la sua voce non è ascoltata”.

Ci si aspetta dunque, nelle sedi ufficiali e non, un dibattito acceso. Il problema sarà dopo, quando bisognerà tirare le fila degli incontri e arrivare a una sintesi. Settembre è dietro l’angolo e la data di entrata in vigore della nuova costituzione apostolica è sempre più vicina.