Caso Rupnik: le vittime di abusi chiedono giustizia, il Vaticano amplia l’indagine
Parla una ex suora vittima di abusi da parte di Rupnik: “Costretta a rapporti a tre e a frequentare cinema pornografici ma ci siamo trovate davanti a un muro di gomma”. La Santa Sede amplia il raggio d’indagine “Contattate le istituzioni coinvolte e allargata la ricerca ad altre realtà”
Città del Vaticano – Le presunte vittime di abusi di ogni genere da parte di padre Ivan Rupnik, gesuita, famoso ai più per essere l’autore di celebri mosaici che decorano, tra le altre chiese, la Cappella Redemptoris Mater in Vaticano o la nuova basilica di San Pio a San Giovani Rotondo, escono allo scoperto e denunciano pubblicamente quanto accaduto nelle loro comunità.
Il religioso è accusato da una ventina di suore di abusi di vario genere: di coscienza, di potere, spirituali, psichici, fisici e spesso anche sessuali. Il Papa, derogando alla prescrizione, lo scorso ottobre ha deciso di disporre il processo. E questa mattina, in una conferenza stampa svoltasi presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, due di loro, accompagnate dalla loro legale, l’avvocato Laura Sgrò, hanno raccontato cosa è capitato loro quando facevano parte della Compagnia di Loyola.
Si tratta di Mirjiam Kovac, slovena, che ha precisato di non avere subito “abusi sessuali”, e Gloria Branciani, italiana. “Ci siamo conosciute nella comunità – ha raccontato Mirjam – eravamo ragazze giovani, con tanti ideali. Ma proprio questi ideali sono stati sfruttati per abusi di vario genere: di coscienza, di potere, spirituali, psichici, fisici e spesso anche sessuali. Ci siamo trovate davanti a un muro di gomma e ora chiediamo che il muro si sgretoli”.
Violenza sessuale e pornografia
Gloria, che oggi ha 60 anni, ha raccontato di avere conosciuto padre Rupnik a Roma quando era una giovane studentessa di 21 anni: “Rupnik è entrato nel mio mondo spirituale deformando la mia relazione con il Signore, è entrato con l’autorità del padre spirituale, del confessore e anche come garante del carisma della nascente comunità”. La ex suora ha parlato di un “contesto abusante all’interno della comunità: Rupnik è in grado di manipolare molte persone attorno a sé creando una rete di consenso molto ampia. Ero molto ingenua in quel periodo”.
La donna ha parlato di “abusi psicologici, fisici che diventavano sempre più violenti. Ad un certo punto Rupnik mi disse che il nostro rapporto era nella Trinità: iniziarono rapporti a tre con un’altra consorella. Poi Rupnik mi spinse a rapporti pornografici costringendomi ad andare anche in cinema porno. Ho desiderato morire”. Nel 1993 Gloria lasciò la comunità: “Non volevo più sentire il dolore e il senso di perdita della mia identità”, ha detto, denunciando “l’omertà della fondatrice della Comunità che copriva tutto per non perdere i suoi interessi”. Gloria ha anche raccontato di aver “perdonato padre Rupnik da tempo. Io chiedo verità e giustizia e che si rompa questo silenzio assordante. Non accetto che in certi ambienti siamo definite donnicciole infatuate di Rupnik. C’è bisogno del riconoscimento del male che ho subito io e altre venti delle 41 consorelle”.
“Pronte a deporre in Tribunale”
“Per le violenze sulle suore non esiste un censimento. Le vittime non devono perdere la fiducia nella giustizia. E non devono limitarsi ad andare a chiedere aiuto al vescovo o alla madre superiora. Devono andare a denunciare all’autorità giudiziaria. Andate dai carabinieri. Andate alla polizia! Andate da un avvocato, andate alle procure. Chi fa quello che hanno fatto a Gloria deve andare in carcere. Bisogna squarciare assolutamente questo velo”, le parole dell’avvocato Sgrò, intervenuta dopo la testimonianza. La legale ha poi annunciato che le due ex religiose “andranno a deporre. Chiederò che avvenga davanti al Tribunale del Dicastero per la Dottrina della Fede (organo della Santa Sede che sta indagando sulla vicenda). E stiamo valutando anche altri percorsi”. A chi ha domandato all’ex suora dell’intervento del Papa, ha risposta: “Forse il Papa non era a conoscenza dei fatti. Ci siamo esposte perché ci sia conoscenza su quel che abbiamo subito”.
Caso Rupnik: il Vaticano amplia l’indagine
Mentre le ex suore parlavano in conferenza stampa, la Sala Stampa della Santa Sede, sulla vicenda fa sapere che “il caso al momento è in esame al Dicastero per la Dottrina della Fede: negli scorsi mesi, a seguito dell’incarico ricevuto dal Papa a fine ottobre, il Dicastero ha contattato le istituzioni coinvolte a diverso titolo nella vicenda per riceverne tutte le informazioni disponibili relative al caso”.
Il Sant’Uffizio fa sapere anche di aver ampliato l’indagine: “Dopo aver allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare”.
L’indagine Oltretevere è iniziata solo pochi mesi fa: Rupnik, infatti, a giugno 2023 è stato dimesso dalla Compagnia di Gesù. Papa Francesco, alla Dottrina della Fede, il 27 ottobre scorso, aveva dato il compito di esaminare il caso, dopo aver deciso di “derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo”. La decisione del Pontefice arrivò dopo diverse segnalazioni, giunte un mese prima dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori al Papa su “gravi problemi” nella gestione del caso Rupnik e “la mancanza di vicinanza alle vittime”.
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