Angelus, il Papa: L’orrore della Shoah “non può essere né dimenticato né negato”
Il Pontefice all’Angelus: “Tutti collaborino per debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa”. Poi l’appello per la pace in Sudan, Sud Sudan e Colombia: “Esorto la comunità internazionale a fare tutto il possibile per far arrivare gli aiuti umanitari necessari agli sfollati ed aiutare i belligeranti a trovare presto strade per la pace”

Città del Vaticano – “L’orrore dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi avvenuto in quegli anni non può essere né dimenticato né negato”. Alla vigilia dell’a Giornata Internazionale di Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto: ‘ottantesimo anniversario dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, Papa Francesco, al termine dell’Angelus, ha ricordato gli orrori della Shoah, durante la quale morirono anche “anche tanti cristiani, tra i quali numerosi martiri”.
“Rinnovo il mio appello affinché tutti collaborino a debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa. Costruiamo insieme un mondo più fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e della pace”, le parole del Pontefice, il cui pensiero è andato poi all’Africa: “Il conflitto in corso in Sudan, iniziato nell’aprile 2023, sta causando la più grave crisi umanitaria nel mondo, con conseguenze drammatiche anche nel Sud Sudan. Sono vicino alle popolazioni di entrambi i Paesi e le invito alla fraternità, alla solidarietà, ad evitare ogni sorta di violenza e a non lasciarsi strumentalizzare”.
Da qui l’appello “alle parti in guerra in Sudan affinché cessino le ostilità e accettino di sedere a un tavolo di negoziati. Esorto la comunità internazionale a fare tutto il possibile per far arrivare gli aiuti umanitari necessari agli sfollati ed aiutare i belligeranti a trovare presto strade per la pace”.
“Guardo con preoccupazione alla situazione della Colombia, in particolare nella regione del Catatumbo, dove gli scontri tra gruppi armati hanno provocato tante vittime civili e più di trentamila sfollati. Esprimo la mia vicinanza a loro e prego”, ha quindi aggiunto il Vescovo di Roma, che non ha dimenticato che oggi ricorre la Giornata mondiale dei malati di lebbra: “Incoraggio quanti operano in favore dei colpiti da questa malattia a proseguire il loro impegno, aiutando anche chi guarisce a reinserirsi nella società. Non siano emarginati!”. (foto © Vatican Media)
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