Te Deum, il Papa striglia Gualtieri: “Roma deve funzionare sempre, non solo per il Giubileo”
Al termine del Te Deum la stretta di mano tra il Pontefice e il sindaco Gualtieri. Ma il Pontefice tuona contro il Campidoglio in vista del Giubileo: “Occorre che alla ‘grande bellezza’ corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti”

Città del Vaticano – “Possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo ‘città della speranza’?”. L’anno volge al termine e, mentre l’incenso riempie la basilica vaticana sulle note del Te Deum, Papa Francesco col pensiero è già a dicembre 2024, quando aprirà la Porta Santa dando così inizio al Giubileo.
Il tradizionale rito che fa da cornice al canto di ringraziamento di fine anno richiama in San Pietro 6500 fedeli. In prima fila anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, implicitamente chiamato in causa dal Pontefice durante l’omelia. Francesco fa notare che la giornata odierna si può riassumere in due parole: gratitudine e speranza.

E ammonisce: “Qualcuno potrebbe dire: ‘Ma non è quello che fanno tutti in quest’ultima sera dell’anno? Tutti ringraziano, tutti sperano, credenti o non credenti’. Forse può sembrare che sia così, e magari lo fosse! Ma, in realtà, la gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”.
Guardando alla Vergine Maria, che la Chiesa celebra a inizio anno col titolo di Madre di Dio, “la Chiesa impara la gratitudine. E impara anche la speranza”. E mette in guardia: “Quello di Maria e della Chiesa non è ottimismo, è un’altra cosa: è fede nel Dio fedele alle sue promesse”.
Da qui il monito per la Capitale: “Il cristiano, come Maria, è un pellegrino di speranza. E proprio questo
sarà il tema del Giubileo del 2025: ‘Pellegrini di speranza’. Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo ‘città della speranza’?”.
Quindi, con una frecciatina al Campidoglio e al Dicastero incaricato dell’organizzazione dell’Anno Santo, tuona: “Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza”.
Allora, “la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?”. Un esempio, fa notare il Papa, è proprio piazza San Pietro, “vedere che, nell’abbraccio del colonnato, si muovono liberamente e serenamente persone di ogni nazionalità, di ogni cultura e religione, è un’esperienza che infonde speranza; ma è importante che essa sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione”.
Quindi, con parole semplici ma incisive, consapevole dei tanti disagi che i romani stanno vivendo in questi mesi, complici i cantieri messi in atto per far trovare l’Urbe pronta per l’Anno Santo, tuona contro il Comune: “Il fascino del centro storico di Roma è perenne e universale; ma bisogna che possano goderlo anche le persone anziane o con qualche disabilità motoria; e occorre che alla ‘grande bellezza’ corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti”.
Quindi si rivolge ai fedeli: “L’anno prossimo, che precede il Giubileo, è dedicato alla preghiera. Tutto un anno dedicato alla preghiera. E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza”.
Terminato il rito, Papa Francesco stringe la mano al sindaco Gualtieri, col quale scambia qualche battuta. Poi esce in piazza San Pietro per la tradizionale visita al presepe allestito ai piedi dell’obelisco. Il Pontefice, nonostante sia in sedia a rotelle, elargisce strette di mano e benedizioni. Poi, in silenzio, prega davanti la raffigurazione della natività mentre la banda della Guardia Svizzera intona canti natalizi. (foto © Vatican Media)

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