Le Ceneri. Il Papa: “Basta ostentazione sui social, è ora di scendere dal palcoscenico della finzione”
Il monito del Pontefice ai cattolici nel giorno in cui inizia la Quaresima: “Persino le esperienze più tragiche e dolorose, tutto dev’essere ostentato, dato in pasto alla chiacchiera del momento. Ma la Quaresima ci invita a scendere dal palcoscenico della finzione, per tornare al cuore”
Roma – Lasciare il palco della finzione dei social per “tornare al cuore”. E’ il monito che Papa Francesco lancia ai credenti nel giorno in cui inizia la Quaresima. A Roma. come da tradizione. il rito delle Ceneri col Pontefice si svolge non a San Pietro, ma nelle antiche basiliche dell’Aventino. Da Sant’Anselmo si snoda la processione penitenziale a cui prendono parte vescovi, cardinali, preti e suore. A piedi, cantando salmi e litanie, si raggiunge la maestosa basilica di Santa Sabina.
Come accade già da qualche anno, a causa dei problemi al ginocchio, Papa Francesco non partecipa alla processione. Al suo posto (a celebrare anche l’eucarestia all’altare) il cardinal Sandri, vicedecano del Collegio cardinalizio. E’ il porporato a guidare la Statio e nella chiesa di Sant’Anselmo. Sempre il cardinale guida la processione sotto un cielo azzurro.
Francesco arriva in auto direttamente a Santa Sabina poco prima che la processione entri in basilica. In sedia a rotelle raggiunge il presbiterio, sormontato da un maestoso abside affrescato. Qui indossa le vesti liturgiche e attende la fine della processione. Poi, tra canti e salmi penitenziali, benedice e impone le ceneri.
Nell’omelia, il Papa prende spunto dall’odierno brano del Vangelo (cfr. Mt 6,4) per far capire ai fedeli il vero senso della Quaresima. Elemosina, preghiera e digiuno “tutto nel segreto”. Non possiamo, sottolinea Francesco, lasciare che “la nostra relazione con Dio si riduca ad esteriorità, a una cornice senza quadro, a un rivestimento dell’anima”. La vita, ammonisce severamente il Pontefice, “non è una recita, e la Quaresima ci invita a scendere dal palcoscenico della finzione, per tornare al cuore, alla verità di ciò che siamo”.
Ecco a cosa servono le ceneri: “Ci invitano a riscoprire il segreto della vita. Ci dicono: fino a quando continuerai a indossare un’armatura che copre il cuore, fino a quando a camuffarti con la maschera delle apparenze, a esibire una luce artificiale per mostrarti invincibile, resterai vuoto e arido. Quando invece avrai il coraggio di chinare il capo per guardarti dentro, allora potrai scoprire la presenza di un Dio che ti ama e ti ama da sempre; finalmente si frantumeranno le corazze che tu ti sei costruito e potrai sentirti amato di un amore eterno”.
“Sorella, fratello, io, tu, ognuno di noi, siamo amati di amore eterno. Siamo cenere su cui Dio ha soffiato il suo alito di vita. E se, nella cenere che siamo, arde il fuoco dell’amore di Dio, allora scopriamo che di questo amore siamo impastati e che all’amore siamo chiamati”, aggiunge il Santo Padre, sottolineando che questi sono i motivi per cui “l’elemosina, la preghiera e il digiuno non possono ridursi a pratiche esteriori, ma sono vie che ci riconducono al cuore, all’essenziale della vita cristiana”.
Siamo cenere amata da Dio e ci rendono capaci di spargere lo stesso amore sulle “ceneri” di tante situazioni quotidiane, perché in esse rinascano speranza, fiducia, gioia.
Noi, rimarca il Papa, “spesso viviamo in superficie, ci agitiamo per essere notati, abbiamo sempre bisogno di essere ammirati e apprezzati”. E poi si finisce immersi in un mondo in cui tutto, anche le emozioni e i sentimenti più intimi, deve diventare ‘social’. Ma come può essere sociale ciò che non sgorga dal cuore? Persino le esperienze più tragiche e dolorose rischiano di non avere un luogo segreto che le custodisca: tutto dev’essere esposto, ostentato, dato in pasto alla chiacchiera del momento”.
Ma è proprio lì, “dove albergano anche tante paure, sensi di colpa e peccati, lì il Signore è disceso, è disceso per sanarti e purificarti. Entriamo nella nostra camera interiore: lì abita il Signore, la nostra fragilità è accolta e siamo amati senza condizioni”.
“In queste settimane di Quaresima – il monito finale – diamo spazio alla preghiera di adorazione silenziosa, nella quale rimanere in ascolto alla presenza del Signore. Non abbiamo paura di spogliarci dei rivestimenti mondani e di tornare all’essenziale. Riconosciamoci per quello che siamo: polvere amata da Dio, chiamata a essere polvere innamorata di Dio”. (foto © Vatican Media)
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