Corpus Domini, il Papa: “La libertà non è nelle casseforti ma nel donarsi con amore”

Al Laterano la solenne concelebrazione eucaristica, poi la processione fino a Santa Maria Maggiore. Il Pontefice: “Vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell’egoismo e dell’indifferenza! È urgente riportare nel mondo l’aroma buono e fresco del pane dell’amore

Roma – “La libertà non si incontra nelle casseforti di chi accumula per sé, né sui divani di chi pigramente si adagia nel disimpegno e nell’individualismo: la libertà si incontra nel cenacolo dove, senza alcun altro motivo che l’amore”. Dopo anni Papa Francesco torna alla tradizione e al Laterano presiede la solenne concelebrazione eucaristica per la solennità del Corpus Domini.

La facciata della Cattedrale, per l’occasione, è addobbata con drappi rossi. Al centro, dalla loggia delle benedizioni, sventola lo stemma del Vescovo di Roma. Dentro, centinaia di fedeli, assieme alle confraternite dell’Urbe, e 13 cardinali Curia Romana, partecipano al rito.

A loro si aggiungono altre decine di fedeli radunati sul sagrato che seguono la messa da due maxischermi sotto un cielo azzurro. Un cielo un po’ inaspettato visto il diluvio incessante della mattinata.

Francesco presiede il rito all’Altare papale, rinunciando alla Cattedra e prendendo posto sotto l’antico ciborio realizzato da Arnolfo Di Cambio, da poco restaurato. Pronuncia l’omelia ma la consacrazione è affidata al cardinal Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Ringraziamento, memoria e presenza le tre parole chiave, secondo il Papa, per comprendere al meglio la festa odierna, istituita nel XIII secolo a seguito del miracolo eucaristico di Bolsena, dove un sacerdote che aveva seri dubbi sulla presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, nello spezzare il pane sull’altare, ne vide uscire sangue.

La parola “Eucaristia”, ricorda Francesco, vuole proprio dire “grazie”, o meglio “ringraziare” Dio “per i suoi doni, e in questo senso il segno del pane è importante” poiché non solo è “l’alimento di ogni giorno” ma anche perché con il pane “portiamo all’Altare tutto ciò che siamo e che abbiamo”. L’Eucaristia, quindi, aiuta il cristiano a ringraziare senza sprecare anche nella vita di tutti i giorni, perché “tutto è dono e nulla può andare perduto, perché nessuno può rimanere a terra, e tutti devono avere la possibilità di rialzarsi e riprendere il cammino”.

L’altra parola chiave è la memoria. Di cosa? “Per l’antico Israele si trattava di ricordare la liberazione dalla schiavitù d’Egitto e l’inizio dell’esodo verso la terra promessa. Per noi è rivivere la Pasqua di Cristo, la sua Passione e Risurrezione, con cui ci ha liberato dal peccato e dalla morte”.

Non solo: lavando i piedi ai discepoli ha anche mostrato come vivere da uomini liberi: “C’è chi dice che è libero chi pensa solo a sé stesso, chi si gode la vita e chi, con menefreghismo e magari con prepotenza, fa tutto quello che vuole a dispetto degli altri – tuona il Pontefice -. Ma questa non è libertà: è schiavitù”

La libertà non si incontra nelle casseforti di chi accumula per sé, né sui divani di chi pigramente si adagia nel disimpegno e nell’individualismo: la libertà si incontra nel cenacolo dove, senza alcun altro motivo che l’amore, ci si china davanti ai fratelli per offrire loro il proprio servizio, la propria vita, come “salvati”.

Infine, il pane Eucaristico è presenza reale, ovvero “ci parla di un Dio che non è lontano, che non è geloso, ma vicino e solidale con l’uomo; che non ci abbandona, ma ci cerca, ci aspetta e ci accompagna, sempre, al punto da mettersi, indifeso, nelle nostre mani”. Una presenza, ammonisce Bergoglio, che “invita anche noi a farci prossimi ai fratelli là dove l’amore ci chiama”.

E tuona: “Quanto bisogno c’è nel nostro mondo di questo pane, della sua fragranza e del suo profumo, una fragranza che sa di gratitudine, che sa di libertà, sa di prossimità! Vediamo ogni giorno troppe strade, forse una volta odorose di pane sfornato, ridursi a cumuli di macerie a causa della guerra, dell’egoismo e dell’indifferenza! È urgente riportare nel mondo l’aroma buono e fresco del pane dell’amore, per continuare a sperare e ricostruire senza mai stancarsi quello che l’odio distrugge”.

Terminata la celebrazione, lungo via Merulana, con i balconi addobbati con drappi, bandiere, lenzuola ricamate e immagini sacre, si snoda la processione col Santissimo Sacramento: poche le persone che attendono la processione lungo i marciapiedi.

Sembrano un ricordo lontano le due ali di fedeli in preghiera, come pochi erano i sacerdoti che prendono parte alla processione.

La preghiera, però non manca. Come spiega il Papa. questa processione “non la facciamo per metterci in mostra, e neanche per ostentare la nostra fede, ma per invitare tutti a partecipare, nel Pane dell’Eucaristia, alla vita nuova che Gesù ci ha donato”.

Alla processione, come accade da tempo, il Santo Padre però non partecipa. Non solo per i problemi al ginocchio, che oramai persistono da anni. Più volte Papa Francesco ha spiegato di non voler prendere parte alla processione del Corpus Domini perché “le persone fanno le foto a me e non pensano a Gesù”. Bergoglio attende quindi l’arrivo dell’Ostia consacrata sul sagrato della basilica di Santa Maria Maggiore, addobbato a festa con fiori e candele.

Dopo l’inno del Tantum Ergo Sacramentum, come impone il rito, Francesco impartisce la benedizione eucaristica e, dopo aver cantato il Salve Regina, a bordo della sua Fiat, fa rientro in Vaticano, salutato da un lungo applauso.

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