Preghiere tra le macerie: il cardinal Pizzaballa abbraccia i cristiani a Gaza
Il Patriarca latino di Gerusalemme visita alla comunità cristiana che vive nella striscia. La visita è anche la prima tappa di una missione umanitaria congiunta mirata alla consegna di generi alimentari essenziali e di assistenza medica alla popolazione di Gaza
Gaza – Lacrime e preghiere tra le macerie di Gaza. Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, è riuscito a raggiungere la piccola comunità cristiana di Gaza per portare personalmente conforto e solidarietà, che vive da oltre otto mesi sotto i bombardamenti e i raid. In queste settimane, infatti, la voce del Patriarca era giunta ai cristiani solo attraverso il telefono o i collegamenti via Internet.
Il cardinale, come riporta un comunicato diffuso dalla curia patriarcale, è accompagnato da fra’ Alessandro de Franciscis, Grande ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, da padre Gabriele Romanelli, missionario dell’Istituto del Verbo incarnato e parroco di Gaza e da una piccola delegazione di altre persone. Il patriarca e il suo gruppetto di accompagnatori ha incontrato la popolazione sofferente per incoraggiarla e per trasmettere un messaggio di speranza, solidarietà e sostegno.
Il porporato ha presieduto la messa nella chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia, recentemente assaltata e con la quale Papa Francesco è costantemente in contatto, e ha fatto visita alla parrocchia greco-ortodossa di San Porfirio, dove ha incontrato l’arcivescovo di Gaza, Alexios di Tiberiade, e il parroco padre Silas Habib.
La visita, come riporta il sito TerraSanta.net, è anche la prima tappa di una missione umanitaria congiunta del Patriarcato latino di Gerusalemme e del Sovrano Ordine di Malta (Smom), in collaborazione con Malteser International (ong che fa capo allo Smom) e altri partner, mirata alla consegna di generi alimentari essenziali e di assistenza medica alla popolazione di Gaza.
Il viaggio del cardinal Pizzaballa nella Striscia è stato preparato e protetto da uno stretto riserbo. Non è dato sapere, al momento, da quale varco d’accesso la delegazione sia transitata. Di certo tutto si è svolto con l’assenso e l’autorizzazione delle autorità militari israeliane. Pizzaballa dovrebbe rientrare a Gerusalemme nella giornata del 17 maggio. Dalle informazioni al momento disponibili, non è ancora chiaro se padre Romanelli resterà invece con il suo popolo nella parrocchia di Gaza.
Secondo dati recenti forniti dal portavoce del patriarca, Farid Jubran, attualmente sono 500 le persone rifugiate nel complesso della parrocchia cattolica. Altre 200 si trovano nel complesso ortodosso di San Porfirio. Prima della guerra, i cattolici a Gaza erano 135, oggi ne è rimasta una novantina. Alcuni sono riusciti a lasciare la Striscia di Gaza nelle ultime settimane. Sin dai primi giorni del conflitto a Gaza, anche papa Francesco, dal Vaticano, si tiene in costante contatto telefonico con la piccola comunità sfollata nel complesso della parrocchia della Sacra Famiglia. (foto © Issa Anton/TerraSanta.net)
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