I cattolici di Gaza scrivono al Papa: “Grazie per l’aiuto!”
Dopo la tregua i parrocchiani dell’unica chiesa cattolica situata a Gaza scrivono al Pontefice: “Dal profondo del nostro cuore, lo ringraziamo e chiediamo al Signore di benedire lui e il suo lavoro spirituale e umanitario a Gaza e in tutto il mondo”

Tel Aviv – Un breve messaggio è giunto in queste ore al Santo Padre: “Siamo tanto felici nel ringraziare Papa Francesco per il suo continuo aiuto e gli sforzi profusi a nostro favore. Dal profondo del nostro cuore, lo ringraziamo e chiediamo al Signore di benedire lui e il suo lavoro spirituale e umanitario a Gaza e in tutto il mondo”.
Autori di questo brevissimo testo sono i parrocchiani della parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica situata a Gaza. Una lettera che giunge in Vaticano a pochi giorni dall’inizio della tregua che sta concedendo un po’ di respiro agli abitanti della Striscia che dopo oltre 15 mesi di conflitto non sentono più il ruggire delle armi.
A pubblicare il testo il website del Patriarcato latino di Gerusalemme accompagnato da un’intervista al parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, che ha affermato: “Il rumore delle esplosioni e dei droni è finalmente cessato, offrendo sollievo a molti. Diversi fedeli hanno lasciato la parrocchia per controllare le loro case o ciò che ne rimaneva. Alcuni hanno scoperto che sono state completamente distrutte, mentre altri non riescono a più localizzarle e persino a riconoscere i quartieri in cui un tempo vivevano”.
“Il cessate il fuoco – ha proseguito il parroco – ha destato emozioni di gioia e speranza. È un passo avanti significativo, che offre speranza, ma non segna la fine del conflitto. Preghiamo affinché questo sia l’inizio di una pace duratura. Facciamo affidamento sugli sforzi internazionali per porre fine alla guerra e concentrarci sul futuro del Medio Oriente e della Terra Santa”.
Ora, però, gli abitanti di Gaza si trovano a fronteggiare la grande sfida della ricostruzione, non solo materiale: “La prima fase della ricostruzione, che dovrebbe durare 42 giorni, è piena di sfide – ha rimarcato il parroco -. Le persone cercano disperatamente aiuti per far fronte a gravi carenze di beni essenziali come acqua, carburante e cibo. Le difficoltà sono palpabili, ma lo sono anche la speranza e la resistenza, mentre la comunità si aggrappa alla possibilità di tornare a una sorta di normalità”.
La parrocchia, sin dall’inizio della guerra, è sempre stata impegnata a dare aiuto a chi era più nel bisogno, non solo cristiani, ma anche famiglie musulmane delle zone vicine alla chiesa.
“Grazie agli sforzi del Patriarcato latino e del Malteser International – ha sottolineato padre Romanelli – gli aiuti alimentari continuano a raggiungere migliaia di famiglie, soprattutto con il recente arrivo di nuove spedizioni. Siamo anche concentrati sull’organizzazione della vita pastorale della parrocchia. Ciò include garantire la sicurezza di tutti, continuare a pregare e mantenere le attività quotidiane, nonostante le circostanze difficili. In mezzo ai tumulti ci impegniamo a garantire che l’istruzione dei bambini continui, anche se solo parzialmente, per coloro che si rifugiano nella parrocchia”.
“Pertanto, è stato riservato del tempo specifico per le attività educative, con l’obiettivo di mantenere gli studenti sulla buona strada per l’anno scolastico, con particolare attenzione alla preparazione del Tawjihi, l’esame finale delle scuole secondarie – ha aggiunto -. Ciò fornisce un senso di speranza tanto necessario adesso”.
Ma l’opera della parrocchia non si ferma all’aiuto materiale e scolastico: “Insieme a Caritas Jerusalem e alle Suore di Madre Teresa, stiamo fornendo assistenza medica ai malati e ai bisognosi nei limiti delle nostre capacità. Inoltre, abbiamo formato confraternite maschili e femminili per promuovere un ambiente spiritualmente arricchente, tra cui un’attenzione allo sviluppo del coro e incoraggiando un’esplorazione più profonda della fede”. “Siamo pieni di speranza e stiamo lavorando per ricostruire il nostro futuro”, ha le parole di padre Youssef Assad, vicario parrocchiale. (foto © Patriarcato Latino di Gerusalemme)
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