Santuario “Trinità Misericordia” di Maccio: dal Vaticano arriva il “nihil obstat”
La Santa Sede, sebbene non vi sia “alcuna certezza sull’autenticità soprannaturale del fenomeno”, riconosce i “molti segni di un’azione dello Spirito Santo” e concede il “nulla osta” per “promuovere la diffusione di questa proposta spirituale”
Como – Dalla Santa Sede arriva un altro via libera (il terzo in un mese) per esperienze spirituali. Dopo l’ok al culto della Madonna di Fontanelle (leggi qui) e la Madonna dello Scoglio (leggi qui), in base alle nuove Norme per discernere i presunti fenomeni soprannaturali, il Dicastero per la Dottrina della Fede dà il “via libera” al culto del Santuario di Maccio a Villa Guardia, nella Diocesi di Como.
Qui, nel 200, Gioacchino Genovese, maestro di musica e direttore del coro, sposato e padre di due figlie, nel 2000 ha cominciato a percepire attraverso visioni intellettuali, una viva presenza del mistero della Santissima Trinità. Solo cinque anni dopo chiede che altre persone vengano coinvolte con adorazioni, suppliche, novene. Dopo un primo esame degli scritti di Genovese, e più in generale del fenomeno, nel 2010 l’allora vescovo di Como, mons. Diego Coletti, attribuì alla chiesa parrocchiale la qualifica di santuario intitolandolo alla “Santissima Trinità Misericordia”.
A quattordici anni di distanza, con una lettera che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Victor Manuel Fernández, ha indirizzato al cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, l’ex Sant’Uffizio dà parere positivo al porporato che guida la diocesi lombarda. Era stato proprio il vescovo di Como a chiedere la possibilità di dichiarare il “nulla osta” per i fenomeni di Maccio, come previsto dalle nuove Norme.
La Santa Sede, quindi, sebbene non vi sia “alcuna certezza sull’autenticità soprannaturale del fenomeno”, riconosce i “molti segni di un’azione dello Spirito Santo” e concede il “nulla osta” per “promuovere la diffusione di questa proposta spirituale”. Nella lettera, approvata da Papa Francesco, il cardinal Fernández fornisce alcuni chiarimenti sugli scritti di Genovese.
Diversi infatti gli aspetti da chiarire: per Fernández “certamente non è mai facile esprimersi con precisione sul mistero della SS. Trinità; e se ciò vale per i grandi teologi e per lo stesso Magistero della Chiesa, diventa ancora più complesso quando si tenta di esprimere in parole umane ciò che viene vissuto in un’esperienza spirituale”. Lo stesso Genovese lo riconosce chiaramente quando, facendo riferimento alle sue parole, dice di essere “consapevole della loro imprecisione, come impreciso è stato tutto quello che ho scritto finora”.
Ad essere segnalate sono espressioni che usano il plurale trinitario “Noi” anche per riferirsi all’incarnazione “Noi Miserciordia […] ci siamo incarnati”. Questo tipo di espressioni, precisano dal Vaticano, “non sono accettabili e va evitata la loro diffusione, in quanto possono facilmente essere interpretate in un modo contrario alla fede cattolica”, dato che solo il Figlio si è incarnato. Questo, tuttavia, “non significa imputare degli errori all’insieme degli scritti del Sig. Genovese. In molti di essi, infatti, soprattutto in quelli successivi, troviamo dei chiarimenti che ci portano verso l’interpretazione corretta”.
In altri testi si può infatti leggere che “nell’incarnazione la Trinità non ha assunto l’umanità, ma nell’umanità della Parola, del Verbo, noi contempliamo e tocchiamo anche la sua divinità”. È dunque chiaro che “da una parte, solo il Verbo si è incarnato e che tutti i testi che includono un “Noi” trinitario fanno riferimento alla presenza comune e costante delle tre Persone, e dall’altra che, anche se è soltanto il Verbo ad incarnarsi, si manifestano tutt’e tre le Persone come Misericordia nel Mistero di Cristo”.
Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede offre quindi l’interpretazione da seguire: “Possiamo sostenere che la proposta spirituale che scaturisce dalle esperienze narrate dal Sig. Gioacchino Genovese in relazione alla “Trinità Misericordia”, se interpretata alla luce di quanto detto, come sostengono i diversi esperti consultati, non contiene elementi teologici o morali contrari alla dottrina della Chiesa. Si deve, in ogni caso, procedere in modo che, nella pubblicazione di un’antologia degli scritti, siano evitati i testi che contengono le espressioni confuse… e che la presente lettera sia posta come introduzione alla raccolta”.
Viene infine specificato che alcuni testi riferiti al demonio “devono essere interpretati come espressione di un Dio che mai dimentica la sua creatura amata, anche quando essa si è liberamente e definitivamente allontanata da Lui”. Non solo: i testi contenenti “indicazioni puntuali al vescovo o ad altre persone (dettagli su date, orari, posti, e altri particolari circostanziati o minuziosi) non sono di utilità per gli altri fedeli e non possono neppure essere considerate come indicazioni divine per alcuni, senza un accurato discernimento delle persone coinvolte”. Eventuali futuri messaggi “dovranno essere valutati dal vescovo «in dialogo con questo Dicastero”.
Contestualmente alla pubblicazione della lettera del Dicastero, il vescovo di Como ha pubblicato il decreto che stabilisce il “nulla osta” secondo quanto previsto dalle nuove Norme.
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