Messa in suffragio di Riina, l’ira del vescovo: “La mafia è inconciliabile col Vangelo”
Nel cimitero di Mazara del Vallo il cappellano celebra messa per il fratello di Totò Riina: “Offro io, ci giudicherà Dio”. Il vescovo: “Scelta arbitraria, ha disubbidito alle norme della Chiesa. Saranno presi provvedimenti disciplinari”
Mazara del Vallo – Giovanni Paolo II aveva invitato i mafiosi a convertirsi. Benedetto XVI aveva invitato i giovani a ribellarsi alla mafia (leggi qui). Francesco li ha scomunicati (leggi qui). Eppure, a distanza di anni da questi solenni pronunciamenti – rimarcati più volte dai vescovi del sud Italia – attraverso i quali si traccia un confine invalicabile tra mafia e religione cattolica, qualche sacerdote continua ad assimilare al popolo di Dio anche gli uomini d’onore.
Succede in Sicilia, più precisamente a Mazara del Vallo. Nei giorni scorsi, il questore di Trapani aveva vietato i funerali per Gaetano Riina, fratello del boss corleonese Totò, morto a 90 anni. Una decisione in linea con quella ecclesiastica: da tempo, in Sicilia, è vietata la celebrazione del funerale per i mafiosi. Ma don Nicola Misuraca, cappellano del cimitero, in barba alla scomunica e ai divieti, ha comunque deciso di celebrare una messa in suffragio dell’illustre defunto. E il rito è avvenuto proprio nel campo santo dove è stato sepolto Gaetano Riina, deceduto che stava scontando ancora una pena per associazione mafiosa.
“Oggi siamo qui anche per il nostro amatissimo fratello Gaetano. Non avendo potuto fare il funerale, preghiamo per lui perché noi siamo e dobbiamo essere una Chiesa che ascolta e asciuga ogni lacrima, una Chiesa con la quale condividiamo gioie e dolori”, avrebbe detto don Misuraca – secondo quanto riporta Fanpage – durante il rito, al quale erano presenti la moglie di Gaetano Riina, la figlia Concetta, familiari e amici.
Nell’omelia, don Misuraca, ammettendo di violare le regole, ha affermato che “non saremo giudicati dalla Chiesa ma da Dio a cui nessuno si può sostituire. Lui è l’unico giudice della nostra vita. Cristo è morto per tutti, ha versato il suo sangue per tutti, nessuno escluso. Nella misura in cui qualcuno esprime un giudizio sull’anima della persona, questo è nel peccato. Se per esempio io commetto un furto, devo essere condannato e questo è un giudizio sul comportamento ma il giudizio dell’anima non spetta a nessuno se non a Dio. Ecco perché la nostra preghiera deve essere rivolta a tutti e nessuno può giudicare. E aggiungo che se io commetto un furto ma ho fatto tante opere di bene, Dio su quelle mi giudicherà e non sull’unico gesto brutto che ho commesso nella mia vita”.
Al termine della celebrazione il sacerdote ha anche incensato e cosparso di acqua benedetta una foto del defunto posta su un tavolino davanti all’altare. “Questa è una messa che ho voluto offrire io, una solennità per papà per il nostro fratello Gaetano – ha detto prima di concludere il rito il prete rivolgendosi alla figlia Concetta Riina – e pregherò per lui sia nella prossima domenica che fino alla fine del mese. Adesso lo vogliamo benedire”. Come spesso accade per i funerali, in fondo alla chiesa, su un tavolino, c’era anche un foglio dove i fedeli potevano lasciare un pensiero scritto. Don Misuraca coi familiari di Riina si è quindi recato davanti al loculo dove è sepolta la salma e lo ha benedetto.
Quanto accaduto a Mazara del Vallo non solo è una palese violazione delle regole ecclesiastiche. Ma anche un insulto a chi, da sacerdote, oggi, si batte contro il sistema mafioso rischiando la vita, come sta accadendo in Calabria. E, se è vero che la Chiesa chiede di pregare anche per i peccatori, è pur vero che questo tipo di preghiere andrebbero fatte secondo modalità dettate da quella famosa prudenza pastorale che spesso, negli ultimi anni, è divenuta cosa rara.
Sulla grave vicenda è quindi intervenuto il vescovo di Mazara del Vallo, mons Angelo Giurdanella, che in una nota ha annunciato seri provvedimenti: “A seguito dell’incresciosa e arbitraria scelta del cappellano del cimitero di Mazara del Vallo, in favore del defunto Gaetano Riina, esponente di rilievo della associazione mafiosa denominata ‘Cosa nostra”, il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo ribadisce che la posizione della Chiesa nei confronti di suddetta associazione e dei suoi singoli componenti, è chiara ed inequivocabile: l’associazione inconciliabile con il Vangelo e con la fede della Chiesa, tutti coloro che ne fanno parte si autoescludono, direttamente o indirettamente, dalla comunità ecclesiale”.
In riferimento al defunto Gaetano Riina, ricorda il presule, “le autorità competenti della provincia di Trapani, in data 23 febbraio 2024, hanno decretato e notificato al Vescovo, la sepoltura privata, senza alcuna celebrazione liturgica ma solo una eventuale benedizione, cosa che è stata puntualmente eseguita. Per il presbitero, che nei giorni successivi alla sepoltura, ha disubbidito alle norme della Chiesa, da tutti conosciute, saranno presi i dovuti provvedimenti disciplinari”.
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