Meeting di Rimini, il Papa: “Collaboriamo per dare vita a luoghi dove Cristo si possa vedere e toccare”

Il messaggio del Pontefice, a firma del Segretario di Stato, in occasione del 45mo Meeting per l’amicizia tra i popoli: “Ritornare all’essenziale che è Gesù non significa evadere dalla realtà ma, al contrario, è la condizione per immergersi davvero nella storia, per affrontarla senza fuggirne le sfide”

Rimini – Il Papa esorta “tutti a diventare protagonisti responsabili del cambiamento, collaborando attivamente alla missione della Chiesa, per dare vita insieme a luoghi in cui la presenza di Cristo si possa vedere e toccare”. Questo quanto contenuto nel consueto messaggio inviato dal Santo Padre, per tramite del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a mons. Anselmi, Vescovo di Rimini, in occasione del tradizionale Meeting “Per l’amicizia tra i popoli” giunto alla 45ma edizione.

Tema del Meeting di quest’anno, che si svolge dal 20 al 25 agosto, è “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”. Un titolo, fa notare il Papa, che “rappresenta un accorato appello alla responsabilità”. Di seguito il testo completo del messaggio:

Proprio mentre attraversiamo tempi complessi, la ricerca di ciò che costituisce il centro del mistero della vita e della realtà è di cruciale importanza. La nostra epoca, infatti, è segnata da problematiche varie e notevoli sfide, dinanzi alle quali riscontriamo talvolta un senso di impotenza, un atteggiamento rinunciatario e passivo che possono condurre a “trascinare la vita” e a lasciarsi travolgere dallo stordimento dell’effimero, fino a perdere il significato dell’esistenza. In questo scenario, perciò, è quanto mai pertinente la scelta di mettersi sulle tracce di ciò che è essenziale.

Papa Francesco incoraggia dunque il tentativo di cercare, con passione ed entusiasmo, quanto fa emergere la bellezza della vita, affrontando la questione posta da don Luigi Giussani quando con coraggio affermava: «Il cuore è roso dalla sclerosi, vale a dire dalla perdita della passione e del gusto del vivere. […] La vecchiaia a vent’anni e anche prima, la vecchiaia a quindici anni, questa è la caratteristica del mondo d’oggi» (Il senso religioso, Milano 2013, 116˗117).

Mentre soffiano i gelidi venti della guerra, aggiungendosi a ricorrenti fenomeni di ingiustizia, violenza e disuguaglianza, nonché alla grave emergenza climatica e ad una mutazione antropologica senza precedenti, è imprescindibile fermarsi e chiedersi: c’è qualcosa per cui vale la pena vivere e sperare?

Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ci esorta a leggere anche le resistenze, le fatiche e le cadute degli uomini e delle donne di oggi come un appello a riflettere, perché il cuore si apra all’incontro con Dio e ciascuno prenda coscienza di sé stesso, del prossimo e della realtà.

Il suo costante invito è a farsi mendicanti dell’essenziale, di ciò che dà senso alla nostra vita, anzitutto spogliandoci di ciò che appesantisce il quotidiano, sull’esempio di uno scalatore che, giunto all’attacco della parete rocciosa, deve liberarsi del superfluo per poter salire più speditamente. Così facendo, scopriamo che il valore dell’esistenza umana non consiste nelle cose, nei successi ottenuti, nella corsa della competizione, ma anzitutto in quella relazione d’amore che ci sostiene, radicando il nostro cammino nella fiducia e nella speranza: è l’amicizia con Dio, che si riflette poi in tutte le altre relazioni umane, a fondare la gioia che non verrà mai meno. Siamo amati, questa è la verità essenziale, che lo stesso don Giussani annunciava ai giovani universitari: «Siete amati. Questo è il messaggio che arriva nella vostra vita […]. Questo è Gesù Cristo nella storia dell’uomo, l’inizio continuo di questo messaggio: “Siete amati!”. Cos’è la vita? Essere amati. E l’essere che abbiamo addosso? Essere amati. E il destino? Essere amati» (Litterae Communionis Tracce, 1996, n. 1).

Sulla stessa lunghezza d’onda, Papa Francesco ricorda che «ciò che per noi è essenziale, più bello, più attraente e allo stesso tempo più necessario è la fede in Cristo Gesù» (Discorso alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede, 26 gennaio 2024). Solo il Signore, infatti, salva la nostra fragile umanità e, in mezzo alle avversità, ci fa sperimentare una letizia altrimenti impossibile. Senza questo punto di ancoraggio, la barca della nostra vita sarebbe in balìa delle onde e rischierebbe di affondare.

Ritornare all’essenziale che è Gesù non significa evadere dalla realtà ma, al contrario, è la condizione per immergersi davvero nella storia, per affrontarla senza fuggirne le sfide, per trovare il coraggio di rischiare e di amare anche quando sembra che non ne valga la pena, per vivere nel mondo senza timore alcuno. Come ebbe a scrivere l’allora Arcivescovo Montini: «Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra vita faticosa» (Omnia nobis est Christus. Lettera pastorale all’arcidiocesi di Milano per la Quaresima 1955).

In questo spirito, dunque, il Santo Padre apprezza e condivide la finalità del prossimo Meeting, perché puntare all’essenziale ci aiuta a prendere in mano la nostra vita e a farne uno strumento di amore, di misericordia e di compassione, diventando segno di benedizione per il prossimo. Di fronte alla tentazione dello scoraggiamento, alla complessità della crisi attuale e, in particolare, alla sfida di una pace che sembra impossibile, il Santo Padre esorta tutti a diventare protagonisti responsabili del cambiamento, collaborando attivamente alla missione della Chiesa, per dare vita insieme a luoghi in cui la presenza di Cristo si possa vedere e toccare. Questo corale impegno può generare un mondo nuovo, dove finalmente a trionfare sia l’Amore che in Cristo si è manifestato a noi, e l’intero pianeta diventi tempio di fraternità.

Papa Francesco auspica che il ricco programma del Meeting, nella molteplicità delle proposte e dei linguaggi, possa suscitare in molti il desiderio di farsi cercatori dell’essenziale e far fiorire nei cuori la passione per l’annuncio del Vangelo, fonte di liberazione da ogni schiavitù e forza che risana e trasforma l’umanità. A tutti, organizzatori, volontari e partecipanti, Egli invia di cuore la Sua benedizione, chiedendo per favore di pregare per lui.

Nell’unire anche i miei personali auguri, mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio di Vostra Eccellenza Reverendissima

dev.mo
Pietro Cardinale Parolin
Segretario di Stato

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