La Giornata mondiale della gioventù di Lisbona
Un milione e mezzo di giovani che, sotto al rovente sole del Portogallo, percorrono chilometri a piedi e dormono sulla nuda terra per pregare insieme. A guidare questo immenso momento di preghiera c’è Papa Francesco che, come spesso accade, si fa portavoce delle debolezze del mondo ed indica ai ragazzi la via, ovvero il Cristo. Nonostante sia stato il raduno più grande che l’Europa abbia visto negli ultimi 15 anni, la notizia è passata a dir poco in sordina.
Sotto l’esempio dei Principia Mathematica, tralasciamo l’inventare ipotesi sulle cause per cui l’evento più importante d’Europa non sia stato coperto dalla maggior parte dei media. Focalizziamoci sulle anime che questa Gmg ha mosso, sui fratelli che si sono incontrati, sui giovani che hanno trovato la forza di ripartire e su quelli che hanno trovato la gioia nell’essere.
La testimonianza della Veglia
Come canovaccio da seguire possiamo prendere quello della Veglia del 5 agosto, suddiviso in tre momenti: l’incontro, l’alzarsi e il partire. Questi sono punti fondamentali nel cammino di ogni cristiano, come ci insegna anche il Vangelo di San Marco, educandoci sul tema della sequela. Prima vi è l’incontro con Cristo, che ci chiama per nome come con i primi Apostoli, seguito dall’alzarsi prendendo coscienza del Mondo, come la professione di fede di Pietro che trova compimento in quella del centurione, per poi partire ed essere vivi nel Vangelo testimoniandolo.
Quest’ultimo è forse il messaggio più prorompente per un giovane, ovvero quello per cui «la gioia — come afferma il Papa — non è per uno ma per portarla ad altri. E noi siamo radici di gioia». Un monito ad agire, monito che è racchiuso nel tema stesso della Gmg: «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39). Un “alzarsi” che è mosso da un profondo desiderio, quello di rivedere Elisabetta, ed un “andare” che è sospinto da questo anelito di portare la gioia verso gli altri.
«Maria va perché ama e chi ama corre lietamente. Questo è quello che ci fa fare l’amore» sottolinea Francesco, e continua «è curioso che invece di pensare a lei pensa a un’altra perché la gioia è missionaria». Un modo di agire che i giovani cattolici hanno sempre accolto e che oggi rinnovano più che mai, viste le innumerevoli nuove povertà — materiali ma soprattutto spirituali — di cui il mondo è ahimè ricco. Tutto questo ricordando sempre di “essere nel mondo ma non del mondo“, come ci ricorda San Paolo.
Non è infatti semplice indirizzare costantemente il proprio pensiero verso l’alto, specialmente in un mondo scevro come quello in cui viviamo. Per conseguire questo obiettivo, ci ripete San Paolo, è essenziale che la persona si liberi dalle influenze delle preoccupazioni mondane, le quali cercano di imprimere nel cristiano un modo di pensare e di vivere allineato al mondo stesso. In tal senso il mondo ci è “ostile”, quando ci conformiamo agli interessi terreni, perdendo di vista l’aspirazione al divino.
Tuttavia, è fondamentale riconoscere che il mondo in sé non è intrinsecamente negativo: la sua valutazione dipende dalla nostra relazione con esso e dalla prospettiva che adottiamo. Qui piomba in maniera dirompente il messaggio di questa Gmg, ovvero quello di rimboccarci le maniche e darci da fare. Un fare che non sia fine a se stesso e senza meta o inizio, ma che abbia come meta il nostro prossimo, siccome nei suoi occhi riconosciamo il Cristo, e che abbia come inizio una fede con buone radici, per non fare come il seme spazzato via o soffocato dalle intemperie del mondo. Insomma un forte agire che parta da delle salde radici che, come ci ricorda il Santo Padre, dobbiamo riscoprire.
Le radici in Cristo
Ma come rinsaldiamo le nostre radici per aiutare il prossimo? Beh, per un cristiano è facile rispondere: Cristo è la via e Cristo è la radice. Come ci testimonia il Santo Padre: «Nella vita nulla è gratis. Tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù. Allora con l’amore di Gesù e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza. Riscopriamo le nostre radici e andiamo avanti senza paura. Non abbiate paura».
Quindi dobbiamo solo ringraziare il fatto che si sia scelto di tenere un’Adorazione Eucaristica durante la Veglia del 5 agosto. Questo non solo è stato, a mio parere, il momento più bello e intenso dell’intera Gmg — vedere 1,5 milioni di ragazzi in silenzio raccolti in preghiera è qualcosa di unico — ma è ciò per cui tutti quei ragazzi sono venuti a Lisbona, quello che li ha riuniti assieme e li sostenta spiritualmente: l’incontro con Cristo.
Senza di Lui questo non sarebbe stato possibile, senza di Lui questi ragazzi non si sarebbero incontrati, non si sarebbero conosciuti e non si sarebbero amati. Lui è la nostra radice, Lui è la nostra via. Ricordando le parole di San Giovanni Paolo II durante la Gmg del 2000: «È Gesù che cercate quando sognate la felicità, è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate, è Lui la bellezza che tanto vi attrae, è Lui che vi spinge a deporre le maschere temendo le falsità della vita, è Lui che evidenzia nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare».
Il rialzarsi e l’andare verso
Solo avendo delle radici salde possiamo attuare quella massima di Papa Francesco inciso i nostri cuori: «L’unica volta che possiamo guardare una persona dall’alto verso il basso è quando lo aiutiamo a rialzarsi». Questa è tra le vocazioni del cristiano, questo è lo sprono per i giovani. Di fronte alle nuove povertà di questo nostro tempo — lavorative, relazionali e spirituali — tocca a noi rialzare il nostro prossimo caduto e sostenerci ai nostri compagni, in comunione con Cristo, per non cadere noi stessi.
«Gli alpini — ci ricorda Francesco — dicono in un canto che ciò che importa non è cadere ma non rimanere a terra. È una cosa bella. Chi rimane a terra è andato in pensione da questa vita, ha chiuso la speranza, le illusioni. Quando vediamo qualche amico nostro che è caduto dobbiamo aiutare a rialzarlo».
Possono sembrare osservazioni scontate, ma il fatto che tutti lo pensino non vuol dire che tutti lo facciano! È proprio qui che sta la differenza. La Gmg ci invita ad “alzarci e andare” tramutando in atto le questioni morali di cui la Chiesa è Madre, senza quindi fermarci a pontificare su di esse. Amiamo ed agiamo per un futuro migliore, per una vita migliore.
Per aspera ad astra.