La Porta Santa: storia e significato del simbolo dei Giubilei
Origine, storia e significato della Porta Santa, simbolo per antonomasia del Giubileo
Città del Vaticano – Quando si parla di Giubileo il pensiero corre subito all’immagine, vista in tv, in foto o in qualche affresco, di un Papa che apre quella che fin dal medioevo è detta Porta Santa. Dal punto di vista simbolico, la Porta Santa assume un significato particolare: è il segno più caratteristico del Giubileo perché la meta del pellegrinaggio a Roma è proprio poterla varcare. Del resto è la sua apertura a costituire l’inizio ufficiale dell’Anno Santo.
Originariamente, vi era un’unica porta, presso la basilica di San Giovanni in Laterano, che è ancora oggi la chiesa più importante del pianeta poiché “mater e caput” di tutte le chiese di Rome e del mondo. Al suo interno c’è la Cattedra del Papa.
Nel varcare la soglia della Porta Santa, il pellegrino si ricorda del testo del capitolo 10 del Vangelo secondo Giovanni: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Il gesto esprime la decisione di seguire e di lasciarsi guidare da Gesù, che è il Buon Pastore. Del resto, la porta è anche passaggio che introduce all’interno di una chiesa.
E per la comunità cristiana l’aula liturgica non è solo lo spazio del sacro, al quale accostarsi con rispetto, con comportamenti e con vestiti adeguati, ma è segno della comunione che lega ogni credente a Cristo: è il luogo dell’incontro e del dialogo, della riconciliazione e della pace che attende la visita di ogni pellegrino.
A Roma questa esperienza diventa carica di uno speciale significato, per il rimando alla memoria di San Pietro e di San Paolo, i due Apostoli che hanno fondato e formato la comunità cristiana di Roma e che con i loro insegnamenti e il loro esempio sono riferimento per la Chiesa universale. Il loro sepolcro si trova dove sono stati martirizzati. E sulle loro tombe sorgono ora le due maestose basiliche nei cui portici si trovano, per l’appunto, le Porte Sante.
La prima Porta Santa nacque in Abruzzo
La prima Porta Santa creata nella storia della cristianità però non è quella del Laterano. Nacque in Abruzzo, a L’Aquila, con la fondazione della basilica di Santa Maria di Collemaggio nel 1288 per volere di Celestino V, che qui fu incoronato papa il 29 agosto 1294.
Qui si tiene un giubileo annuale, il primo della storia, istituito con la Bolla del Perdono del 29 settembre 1294, oggi noto con il nome di Perdonanza Celestiniana e classificato dall’UNESCO tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità; pertanto la basilica è caratterizzata dalla presenza di una Porta Santa sulla facciata laterale.
Secondo la descrizione fatta nel 1450 da un certo Giovanni Rucellai da Viterbo, fu papa Martino V nel 1423 ad aprire per la prima volta nella storia degli anni giubilari la Porta Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano. In quel tempo gli anni santi si celebravano ogni 33 anni. Nella basilica vaticana l’apertura della Porta Santa è attestata per la prima volta nel Natale del 1499: in quella occasione papa Alessandro VI volle che la porta santa venisse aperta non solo al Laterano, ma anche nelle altre basiliche papali di Roma: San Pietro, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore.
Una piccola porta, probabilmente di servizio, che si trovava nella parte sinistra della facciata della basilica di San Pietro, fu allora allargata e trasformata in Porta Santa, proprio nel luogo in cui si trova ancora oggi. Ciò portò alla distruzione di una cappella adornata di mosaici che si trovava all’interno e che era stata dedicata da Giovanni VII alla Madre di Dio. Il Papa inoltre volle che fossero ben definite le norme del Cerimoniale dell’Anno Santo non ancora precisato dai suoi predecessori e in particolare i riti di apertura e chiusura della porta santa.
La composizione dei riti fu affidata dal Papa a Giovanni Burcardo, Maestro delle Cerimonie Pontificie, originario di Strasburgo. La Porta Santa dell’anno giubilare del 1500 venne aperta la notte di Natale del 1499 e fu chiusa nella solennità dell’Epifania del 1501. Il Rituale preparato dal Burcardo e approvato dal Papa, salvo alcuni ritocchi introdotti nel 1525 da Biagio da Cesena, è stato sostanzialmente seguito in tutti i Giubilei che sono seguiti fino ai nostri giorni.
Gli elementi del cerimoniale per l’apertura della Porta Santa
Dal Giubileo del 1500 al quello del 1950 i riti concernenti la Porta Santa sono rimasti pressoché identici. Tali riti erano caratterizzati da alcuni elementi particolari, il primo dei quali è il muro. Fino al 1975 ogni Porta Santa delle quattro basiliche papali era chiusa all’esterno da un muro e non da una porta. Al momento dell’apertura quindi si abbatteva un muro e non si spalancava nessun anta. Il Papa ne abbatteva una parte e i muratori completavano poi l’opera di demolizione. Ancora vivo è il ricordo e l’apprensione avuta per i calcinacci caduti a pochi centimetri dal Paolo VI al momento dell’apertura della Porta Santa nella Notte di Natale del 1974. Da quel momento in poi si decise di modificare questo aspetto: il muro viene tolto prima del rito.
Il secondo elemento è il martello. Già nel Natale del 1499 il Pontefice usò il martello per battere tre colpi contro il muro che chiudeva la Porta Santa. Inizialmente veniva usato il martello dei muratori e i colpi dati non erano del tutto simbolici. Quasi subito però il martello divenne un oggetto artistico e prezioso. Nel 1525 il martello usato era d’oro e nel 1575 d’argento dorato, con il manico di ebano.
Il terzo elemento è la cazzuola, usata dai Papi nel rito di chiusura. L’uso è attestato a partire dal Natale del 1525. L’ultimo Papa che ne ha fatto uso è stato Pio XII nel rito di chiusura dell’Anno Santo del 1950. A essa è strettamente collegato il quarto elemento, ovvero i mattoni. L’uso di alcuni mattoni nel rito di chiusura della Porta Santa è attestato a partire dal Giubileo del 1500. Il cronista del Giubileo del 1423 scrive che “è tanta la devozione che le persone hanno nei mattoni e calcinacci, che subito quando la porta è smurata, a furia di popolo sono portati via e gli oltremontani se ne portano a casa come reliquie sante”
(L. Bargellini, L’Anno Santo, 66). Il rito di chiusura della Porta Santa redatto dal Burcardo per l’Epifania del 1501 prevedeva che due cardinali depongano nel muro due piccoli mattoni: uno d’oro e uno d’argento.
Anche l’uso di includere alcune monete nel muro della Porta Santa è attestato fin dal Giubileo del 1500. Inizialmente le monete, quinto elemento, erano semplicemente murate nella calce. A partire del 1575 esse vennero inserite in una cassetta metallica. E questo uso è tuttora in vigore.
Sesto e penultimo elemento è l’uso dell’acqua benedetta, previsto già nel Rituale del 1525 per benedire le pietre e i mattoni che servono per la chiusura della Porta Santa. Successivamente se ne introduce l’uso anche per l’apertura della Porta: i Penitenzieri, dopo l’abbattimento del muro, passano dei panni imbevuti di acqua benedetta sia sugli stipiti che sulla soglia. Tale rito è rimasto in vigore fino all’ultimo Anno Santo.
All’esterno della basilica la Porta Santa era chiusa da un muro, mentre all’interno il muro era coperto da una semplice porta di legno. La porta, settimo e ultimo elemento, veniva tolta prima dell’abbattimento del muro e rimessa subito dopo in quanto serviva da chiusura notturna quando non erano più consentite le visite dei pellegrini. Le semplici e disadorne porte di legno che vediamo ancora oggi chiudere dall’esterno le porte sante di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo, erano le vecchie porte che fino al Giubileo del 1975 si trovavano davanti alla Porta Santa all’interno della basilica. In San Pietro, invece, l’ultima porta di legno, inaugurata da Papa Benedetto XIV nel 1748, venne sostituita, il 24 dicembre 1949, da una porta di bronzo benedetta da Papa Pio XII subito dopo l’apertura della Porta Santa.
Le Porte Sante: opere d’arte a servizio della fede
Le quattro Porte Sante che si trovano nelle basiliche papali di Roma sono delle vere e proprie opere d’arte. Quella di San Pietro in Vaticano è un’opera dello scultore Vico Consorti, realizzata presso la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli a Firenze. Quella della basilica di San Paolo fuori le mura è stata creata dallo scultore Antonio Maraini, mentre quella del Laterano dallo scultore Floriano Bodini. A Santa Maria Maggiore si trova una Porta Santa progettata dallo scultore bolognese Luigi Enzo Mattei.
Per non dilungarci troppo, tratteremo solo la storia della Porta Santa di San Pietro in Vaticano. Nel 1949 fu indetto un concorso per la realizzazione della Porta per il Giubileo che si sarebbe tenuto l’anno successivo. Questo concorso fu vinto dallo scultore Vico Consorti, che realizzò l’opera in 11 mesi, in tempo per farla inaugurare alla vigilia di Natale del 1949.
La Porta fu un dono a Papa Pio XII da parte di Francesco Von Streng, vescovo di Lugano e Basilea e della sua comunità, come ringraziamento al Signore per aver risparmiato la Svizzera dalla guerra. Il tema che lo scultore seguì per la realizzazione delle formelle che poi avrebbero composto la Porta fu dettato dalle parole del Papa: “Concedi, o Signore, che questo Anno Santo sia l’anno del gran ritorno e del gran perdono”.
Il ciclo scultoreo, infatti, narra la storia dell’uomo in sedici formelle da “Il Peccato e la Cacciata dal Paradiso Terrestre”, alle apparizioni di Cristo risorto a Tommaso e a tutti gli Apostoli riuniti. Fino all’immagine di Cristo come porta di salvezza nell’ultima formella.
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