Il Papa: Quando il tentatore alza la voce Dio ci è ancora più vicino
In piazza San Pietro la messa della prima domenica di Quaresima in occasione del Giubileo dei Volontari. Il Papa è assente ma il cardinale che presiede il rito legge l’omelia scritta dal Pontefice e inviata dal Gemelli: “Davanti alla tentazione noi talvolta cadiamo: siamo tutti peccatori. La sconfitta, però, non è definitiva, perché Dio ci solleva da ogni caduta con il suo perdono”

Città del Vaticano – “Il diavolo sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati”, che “il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra”. Ma “proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo”.
Mentre l’ultimo bollettino diffuso dal Policlinico Gemelli di Roma rassicura sulle condizioni di cliniche di Papa Francesco, ricoverato da quasi un mese per una polmonite bilaterale ma negli ultimi giorni in continuo “lieve miglioramento”, in piazza San Pietro, come da programma, continuano le celebrazioni dell’Anno Santo. A migliaia, questa mattina, si sono radunati nel grande abbraccio del colonnato del Bernini per il Giubileo del mondo del volontariato.
Il Pontefice è assente ma la sua presenza si avverte. Non solo per la presenza del drappo rosso con al centro il suo stemma che sventola dalla loggia centrale della basilica. Dal Policlinico il Vescovo di Roma invia l’omelia preparata per l’occasione. Un’omelia (la quarta diffusa dal Gemelli, ndr.) che mira a spiegare il motivo per cui Gesù viene tentato nel deserto dal diavolo.
Il Papa fa notare che “ogni anno il nostro cammino di Quaresima inizia seguendo il Signore in questo spazio, che Egli attraversa e trasforma per noi”: da “luogo del silenzio” il deserto “diventa ambiente dell’ascolto”. Gesù, infatti, si dirige nel deserto per obbedienza allo Spirito Santo. Ma “per quaranta giorni è tentato da una parola che non viene affatto dallo Spirito Santo, bensì dal diavolo”.

“Appena entrati nei quaranta giorni di Quaresima, riflettiamo sul fatto che pure noi siamo tentati, ma non siamo soli: con noi c’è Gesù, che ci apre la via attraverso il deserto. Il Figlio di Dio fatto uomo non si limita a darci un modello nel combattimento contro il male. Ben di più: ci dona la forza per resistere ai suoi assalti e perseverare nel cammino”, osserva ancora il Pontefice, che si sofferma poi sulle tre caratteristiche della tentazione, confrontando quelle di Gesù alle nostre.
La prima differenza è che la tentazione di Gesù “è voluta”, lui “va nel deserto non per spavalderia, per dimostrare quanto è forte, ma per la sua filiale disponibilità verso lo Spirito del Padre”. La nostra tentazione, invece, “è subita: il male precede la nostra libertà, la corrompe intimamente come un’ombra interiore e un’insidia costante”. Ma “mentre chiediamo a Dio di non abbandonarci nella tentazione (cfr Mt 6,13), ricordiamoci che Egli ha già esaudito questa preghiera mediante Gesù”. Da qui il monito: “Il Signore ci è vicino e si prende cura di noi soprattutto nel luogo della prova e del sospetto, cioè quando alza la voce il tentatore”.
Il secondo aspetto della tentazione il Papa lo definisce “singolare”, perché “Cristo viene tentato nella relazione con Dio. Nella sua perversione, il demonio vuole distruggere questo legame”. Anche noi, continua il Pontefice, “veniamo tentati nella relazione con Dio, ma all’opposto. Il diavolo, infatti, sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati”, che “il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra. Proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo”.
Ecco il terzo aspetto: “il Cristo di Dio, vince il male. Egli respinge il diavolo, che tuttavia tornerà a tentarlo sul Golgota”, dove “ancora una volta sentiremo chiedere a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce». Nel deserto il tentatore viene sconfitto, ma la vittoria di Cristo non è ancora definitiva: lo sarà nella sua Pasqua di morte e risurrezione”.

“Mentre ci prepariamo a celebrare il Mistero centrale delle fede, riconosciamo che l’esito della nostra prova è diverso. Davanti alla tentazione, noi talvolta cadiamo: siamo tutti peccatori. La sconfitta, però, non è definitiva, perché Dio ci solleva da ogni caduta con il suo perdono, infinitamente grande nell’amore”, conclude il Papa che rivolge anche un pensiero ai tanti volontari giunti a Roma per celebrare il Giubileo: “Vi ringrazio molto perché sull’esempio di Gesù voi servite il prossimo senza servirvi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società. Nei deserti della povertà e della solitudine, tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi”. (foto © Vatican Media)
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