Vaticano: 700mila euro per far tornare a brillare il baldacchino del Bernini

A febbraio al via i lavori di restauro conservativo del monumento. Il cantiere durerà 9 mesi e il baldacchino sarà pronto per l’inizio del Giubileo. Ma in queste settimane l’altare sarà comunque utilizzabile per le cerimonie col Papa

Città del Vaticano – Il Vaticano annuncia i lavori di restauro della grande opera d’arte che sormonta la tomba dell’apostolo Pietro: nove mesi di cantiere per far tornare il baldacchino del Bernini al suo originario splendore. Costo? 700mila euro.

I lavori, come annunciato nel corso di una conferenza stampa, avranno inizio a breve, e finiranno entro dicembre 2024, in tempo per l’apertura della Porta Santa. Le impalcature che andranno a ingabbiare il baldacchino saranno installate a partire dal 12 febbraio. Su di esse lavorerà un team di esperti (in tutto una decina di persone) che nei mesi avvenire provvederà a togliere quella patina che candele, incensi e turisti e fedeli che quotidianamente entrano in basilica (la presenza di centinaia di persone che si alternano ogni ora modifica infatti il microclima del luogo) hanno creato attorno al monumento.

Alto come un palazzo di dieci piani, il baldacchino, come ha spiegato il cardinal Gambetti, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro, “evidenzia la tomba di Pietro e rappresenta il cardine attorno al quale ruotra l’intera basilica. Il restauro che ci apprestiamo a compiere non sarà solo in vista del Giubileo, ma anche del quarto centenario della basilica vaticana, la cui dedicazione avvenne il 18 dicembre del 1626”.

L’ultimo restauro avvenne oltre 200 anni fa. E saranno proprio le carte conservate negli archivi vaticani di quel restauro, assieme ai progetti e agli appunti dei grandi maestri dell’arte che lavorano all’opera (Bernini e Borromini) a guidare i restauratori che compiranno anche ricerche e studi sul gigante che domina l’altare papale.

Un altare che, in questi mesi, assicurano dal Vaticano, continuerà a essere usato per le celebrazioni col Pontefice. Grazie a uno studio particolare, infatti, i ponteggi non andranno a intaccare lo svolgimento delle celebrazioni papali.

Una gabbia metallica andrà quindi ad avvolgere l’intera opera, altra 30 metri e pesante 60 tonnellate. Le colonne, da sole, sono alte 11 metri mentre i grandi angeli che sormontano il baldacchino sono alti 4 metri.

Una precisazione è d’obbligo: il baldacchino non è composto di solo bronzo. Ci sono diversi metalli che lo adornano, così come vi è del legno e un malta speciale che lo tiene insieme. La base, poi, è di marmo: quattro pilastri su cui campeggia, sempre scolpito nel marmo, lo stemma dei Barberini. Il restauro conservativo toccherà tutti gli elementi e sarà accompagnato da un costante rilevamento fotografico che aiuterà gli studiosi.

Foto e indagini

Ma come sarà realizzato esattamente questo restauro? La Fabbrica di San Pietro, come anticipato, fa sapere che preliminarmente a tutti i lavori sarà eseguita una documentazione grafica e fotografica del baldacchino (già in parte realizzata), per avere una testimonianza dello stato attuale, mentre in corso d’opera sarà documentato l’intervento in ogni sua fase. Concluderà il tutto una accurata campagna fotografica relativa allo stato finale dopo i lavori.

Come da prassi lavorative sarà eseguita di ogni parte del baldacchino una accurata documentazione grafica in tre fasi: una preliminare descrittiva delle attuali forme di degrado (per tutto ciò visibile), una intermedia durante i lavori e soprattutto una finale, nella quale potranno eventualmente essere messe in evidenza dettagli di lavorazioni, tecniche costruttive, elementi e materiali costitutivi. Tutte le informazioni rilevate saranno riportate su basi grafiche elaborate da fotografie. Le indagini scientifiche saranno tutte eseguite in più fasi a cura del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei Musei Vaticani.

All’inizio si privilegeranno le indagini sullo stato di conservazione e sui fenomeni di degrado; durante i lavori le indagini interesseranno la tipologia degli interventi che saranno eseguiti; verso la fine si raccoglieranno le informazioni sulle tecniche di esecuzione e sui materiali costitutivi.

In fase preliminare, tuttavia, saranno raccolti campioni di patina in quantità sufficiente ed in diverse zone per le analisi conoscitive sulla loro costituzione, per comprendere soprattutto i fenomeni di degrado; nella fase finale invece saranno prelevati i campioni di lega ed eventualmente di legno per effettuare delle indagini più mirate, visto che tutte le superfici saranno pulite e facilmente ispezionabili.

Il restauro delle superfici metalliche

Generalmente, i metodi più adatti per la pulitura del bronzo sono quelli meccanici, incentrati su operazioni eseguite a mano. Si utilizzano bisturi, spazzolini manuali in ferro a setole sottili, microtrapani muniti di piccole mole o gommini abrasivi o ancora setole metalliche in acciaio, vibroincisori, ablatori acustici, ecc., tutti attrezzi con cui si riducono gli spessori delle patine di corrosione senza mai eliminarle completamente e si ottengono risultati estetici assai convincenti.

Con questi metodi si riescono a controllare le superfici dell’oggetto zona per zona, man mano che si procede con il lavoro. Nel caso del baldacchino, invece, essendo le superfici metalliche relativamente
ben conservate, l’intervento sarà molto diverso poiché necessaria la rimozione degli strati di sporcizia depositata di varia natura con solventi, impacchi o altro, senza agire sulle patine originali, né sulle dorature.

Lo scopo sarà quello di liberare il bronzo, in parte brunito ed in parte dorato, dagli strati soprammessi che ne deturpano l’aspetto e ne offuscano lo splendore d’origine.

Verranno eseguite varie prove per mettere a punto il metodo più adatto. Si procederà manualmente, con restauratori altamente qualificati, centimetro per centimetro. I trattamenti conservativi del bronzo si articoleranno in diverse fasi: si partirà col lavaggio con acqua normale prima e deionizzata dopo. Seguirà quindi il trattamento inibitore di corrosione, ovvero l’applicazione di protettivo superficiale in più strati.

Anche i trattamenti conservativi del ferro si articoleranno in più fasi: pulitura meccanica delle superfici per l’asportazione dei prodotti di corrosione non coerenti per poi passare al lavaggio con acqua normale prima e deionizzata dopo. Si passerà quindi al trattamento inibitore di corrosione e convertitore di ruggine per arrivare poi all’applicazione di protettivo superficiale.

Al termine delle operazioni di pulitura, dei trattamenti conservativi e dopo l’applicazione del protettivo, se
necessario, verranno eseguiti ritocchi per l’equilibratura cromatica con colori a vernice ed eventuali integrazioni di piccole lacune in resina epossidica colorata.

Il restauro dei marmi

Le quattro alte basi delle colonne realizzate in muratura, rivestite in marmi (bianco di Carrara, nero d’Aquitania, alabastro d’Egitto) e decorate con grandi stemmi di papa Barberini, sono state nei secoli soggette a continue manutenzioni e non presentano grandi criticità. Le superfici dovranno essere pulite da strati di polveri e soprattutto da cere ingiallite che alterano il biancore cristallino del marmo di Carrara.

Particolare cura si dovrà rivolgere, ove necessario, alla riadesione delle sottili lastre di prezioso alabastro da sfondo agli stemmi, nel caso siano presenti distacchi dalla fodera a supporto in marmo bianco. Le operazioni da svolgere per le basi di marmo sono diverse: si parte dal rilevamento dello stato di conservazione, dei segni di lavorazione e delle finiture sulla superficie della pietra con fornitura della mappatura di cantiere da eseguirsi su rilievo preesistente.

Anche in questo caso si procederà per fasi: rimozione di polvere incoerente, stratificata sulla superficie con pennelli morbidi e piccoli aspiratori; rimozione di depositi parzialmente aderenti alla superficie, macchie superficiali con impacchi di velina ed acqua deionizzata.

Si passerà quindi al controllo di tutte le superfici per evidenziare la presenza di parti distaccate del modellato ed eventuale rimozione preventiva. Seguirà la pulitura della superficie con rimozione di depositi aderenti mediante applicazione di resine scambiatrici di ioni. Quindi la rifinitura della pulitura con rimozione di macchie di cera, olio o residui di vecchi protettivi con solventi scelti dopo aver eseguito opportuni test di solubilità.

Nella fase finale di rifinitura per l’asportazione di residui di depositi compatti e aderenti con mezzi meccanici manuali e apparecchi ad ultrasuoni si effettuerà anche la rimozione di vecchie stuccature con materiali che per composizione o alterazione non sono compatibili con la pietra o che hanno perduto la loro funzione conservativa o estetica.

Si passerà quindi alla riadesione di scaglie, frammenti e lastrine di peso e dimensioni limitate mediante resina epossidica. Infine si procederà alla stuccatura con malta di calce e polvere di marmo per risarcire fessurazioni e mancanze profonde con esecuzione saggi mirati alla scelta della composizione più idonea per idonee colorazioni e granulometria. Eventuale protezione superficiale con cera microcristallina applicata a pennello e tirata a panno. (foto © Fabbrica di San Pietro)

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