Urbi et Orbi di Pasqua, il Papa: “La guerra ci chiude le porte della vita aperte dal Risorto”

Dalla loggia delle benedizioni il Pontefice chiede “uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina” e “un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre”

Città del Vaticano – Il Risorto “ci apre le porte della vita, quelle porte che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo”. Lo dice Papa Francesco nel tradizionale messaggio di auguri pasquali durante la benedizione Urbi et Orbi. Una benedizione che arriva al termine della santa messa celebrata in un piazza San Pietro sferzata da un forte vento che fa anche cadere l’icona col Cristo usata per il rito del Resurrexit.

Il Papa presiede la celebrazione eucaristica dopo aver celebrato ieri sera la Veglia Pasquale (leggi qui). E come ieri sera, appare stanco e con la voce affaticata. L’omelia, come accade nel giorno di Pasqua, non la pronuncia perché a mezzogiorno vi è il messaggio alla Città e al Mondo.

Come ci ha abituato negli ultimi anni, dalla loggia centrale della basilica vaticana, implora per il pianeta il dono della pace. Il primo pensiero è per la Città Santa di Gerusalemme, “testimone del mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù e a tutte le comunità cristiane della Terra Santa”. Lo sguardo del Papa “va soprattutto alle vittime dei tanti conflitti che sono in corso nel mondo, a cominciare da quelli in Israele e Palestina, e in Ucraina. Cristo Risorto apra una via di pace per le martoriate popolazioni di quelle regioni”.

Poi un appello ai leader delle nazioni in conflitto: “Mentre invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti! Inoltre, faccio nuovamente appello a che sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia”.

Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini. Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini: hanno dimenticato di sorridere quei bambini in quelle terre di guerra! Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità, la guerra è sempre una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori.

Il Pontefice passa poi a snocciolare i nomi e le situazioni di conflitto che lacerano il mondo: “Non dimentichiamoci della Siria, che da tredici anni patisce le conseguenze di una guerra lunga e devastante. Tantissimi morti, persone scomparse, tanta povertà e distruzione aspettano risposte da parte di tutti, anche dalla Comunità internazionale”; del Libano, “da tempo interessato da un blocco istituzionale e da una profonda crisi economica e sociale, aggravate ora dalle ostilità alla frontiera con Israele. Il Risorto conforti l’amato popolo libanese e sostenga tutto il Paese nella sua vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.

Un pensiero particolare lo rivolge “alla Regione dei Balcani Occidentali, dove si stanno compiendo passi significativi verso l’integrazione nel progetto europeo: le differenze etniche, culturali e confessionali non siano causa di divisione, ma diventino fonte di ricchezza per tutta l’Europa e per il mondo intero”. Francesco incoraggia quindi i colloqui tra l’Armenia e l’Azerbaigian, “perché, con il sostegno della Comunità internazionale, possano proseguire il dialogo, soccorrere gli sfollati, rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose e arrivare al più presto ad un accordo di pace definitivo”.

Prega poi Cristo risorto affinché “apra una via di speranza alle persone che in altre parti del mondo patiscono violenze, conflitti, insicurezza alimentare, come pure gli effetti dei cambiamenti climatici. Il Signore doni conforto alle vittime di ogni forma di terrorismo. Preghiamo per quanti hanno perso la vita e imploriamo il pentimento e la conversione degli autori di tali crimini”.

Il pensiero del Papa va quindi al popolo haitiano, “affinché cessino quanto prima le violenze che lacerano e insanguinano il Paese ed esso possa progredire nel cammino della democrazia e della fraternità” e ai “Rohingya, afflitti da una grave crisi umanitaria, e apra la strada della riconciliazione in Myanmar lacerato da anni di conflitti interni, affinché si abbandoni definitivamente ogni logica di violenza”.

Non manca, nelle intenzioni del Santo Padre, una menzione speciale per l’Africa, “specialmente per le popolazioni provate in Sudan e nell’intera regione del Sahel, nel Corno d’Africa, nella Regione del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo e nella Provincia di Capo Delgado in Mozambico, e faccia cessare la prolungata situazione di siccità che interessa vaste aree e provoca carestia e fame”.

Nel discorso pasquale c’è posto anche per i migranti: “Il Risorto faccia risplendere la sua luce sui migranti e su coloro che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica, offrendo loro conforto e speranza nel momento del bisogno”.

Infine, nel giorno in cui si celebra la vittoria della vita sulla morte, la carezza del Papa arriva a chi la vita vede negarsela: “Quanti bambini non possono nemmeno vedere la luce? Quanti muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze? Quante vite sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani?”. Quindi un monito alle Istituzioni: “Esorto quanti hanno responsabilità politiche perché non risparmino sforzi nel combattere il flagello della tratta di esseri umani, lavorando instancabilmente per smantellarne le reti di sfruttamento e portare libertà a coloro che ne sono vittime. Il Signore consoli le loro famiglie, soprattutto quelle che attendono con ansia notizie dei loro cari, assicurando loro conforto e speranza”.

“Possa la luce della risurrezione illuminare le nostre menti e convertire i nostri cuori, rendendoci consapevoli del valore di ogni vita umana, che deve essere accolta, protetta e amata”, l’augurio finale. (foto © Vatican Media)

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