Pentecoste, il Papa: “Parliamo di pace e perdono a chi vuole guerra e vendetta”
In San Pietro la messa di Pentecoste, il Pontefice: “Il cristiano deve annunciare il Vangelo come lo Spirito Santo: con forza e gentilezza, non con l’imposizione. Un cristiano non è mai prepotente”
Città del Vaticano – Parlare di pace e di perdono a chi vuole guerra e vendetta “con forza e gentilezza”. Questo il compito del cristiano che ha ricevuto il dono dello Spirito Santo. Lo ricorda Papa Francesco, che questa mattina, in una basilica vaticana gremita da migliaia di fedeli e addobbata a festa, presiede la Messa nella Solennità di Pentecoste. Nell’omelia, invita i fedeli ad agire imitando lo Spirito Santo, le cui azioni si contraddistinguono per due aspetti: forza e gentilezza.
L’azione dello Spirito Santo, fa notare il Papa, “è forte, come simboleggiano i segni del vento e del fuoco, che spesso nella Bibbia sono associati alla potenza di Dio. E questo è importante, perché senza tale potenza noi, da soli, non riusciremmo mai a sconfiggere il male, né a vincere i desideri della carne” come “impurità, idolatria, discordie o invidie”. Pulsioni potenti che, ammonisce Bergoglio, “se lasciate a sé stesse, facilmente prendono il sopravvento sulla nostra libertà, rendendo progressivamente il nostro cuore arido, rigido e gelido, rovinando le nostre relazioni con gli altri e dividendo le nostre comunità”. E tuona: “Quanti danni e quanta sofferenza causano questi comportamenti!”.
Contemporaneamente, però, l’azione del Paraclito “è anche gentile. Vento e il fuoco non distruggono né inceneriscono quello che toccano. Anche questa delicatezza è un tratto dell’agire di Dio che ritroviamo tante volte nella Bibbia”.
E questo, sottolinea nuovamente il Santo Padre, “è importante anche per noi, che abbiamo avuto in dono lo Spirito Santo nel Battesimo e nella Confermazione”. Il compito del credente, oggi, aggiunge citando la Redemptoris missio, è “annunciare il Vangelo a tutti, andando ‘sempre oltre, non solo in senso geografico, ma anche al di là delle barriere etniche e religiose, per una missione veramente universale'”.
E grazie allo Spirito, rimarca, “possiamo e dobbiamo farlo con la stessa forza e con la stessa gentilezza. Con la stessa forza: non con prepotenza e imposizioni e nemmeno coi calcoli e colle furbizie, ma con l’energia che viene dalla fedeltà alla verità”, perché “un cristiano non è mai prepotente”.
Con questo stile, in un mondo lacerato da conflitti, violenze e divisioni, “continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, di perdono a chi semina vendetta, di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte ed erige barriere, di vita a chi sceglie la morte, di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, di fedeltà a chi rifiuta ogni legame, confondendo la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto”.
Un compito che va fatto, conclude il Papa. “senza lasciarci intimorire dalle difficoltà, né dalle derisioni, né dalle opposizioni che, oggi come ieri, non mancano mai”. Tutti noi “abbiamo tanto bisogno di speranza, che non è ottimismo” ma significa “alzare gli occhi su orizzonti di pace, di fratellanza, di giustizia e di solidarietà. È questa l’unica via della vita, non ce n’è un’altra. Certo, purtroppo, spesso non appare facile, anzi a tratti si presenta tortuosa e in salita. Ma noi sappiamo che non siamo soli, che con l’aiuto dello Spirito Santo, con i suoi doni, insieme possiamo percorrerla e renderla sempre più percorribile anche per gli altri”. (foto © Vatican Media)
Per iscriverti al nostro canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link