Francesco: “La pace non è solo silenzio delle armi e assenza di guerra”
Nell’Aula Paolo VI il Santo Padre incontra alunni e insegnanti delle “Scuole per la Pace” e tuona: “Nubi oscure minacciano il nostro futuro, non possiamo solo delegare il mondo che verrà ai responsabili sociali e politici”
Città del Vaticano – “La pace non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo”. A dirlo è Papa Francesco, che questa mattina ha incontrato nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, i circa seimila studenti di 137 “Scuole di Pace”, provenienti da 94 città di 18 diverse regioni italiane.
I ragazzi sventolano striscioni e cartelli con su scritto “Fermiamo le guerre”, “Scegli la pace”, “Diffondiamo la pace”, “Prendiamoci cura”, “Trasformiamo il futuro”. Tutti, però, hanno in mano cartelli rossi che recitano “Grazie Papa Francesco”, cartelli che vengono sventolati proprio nel momento in cui il Pontefice fa il suo ingresso nella Sala Nervi.
Ma è il Santo Padre a ringraziare i ragazzi, per il loro “cammino ricco di idee, di iniziative, di percorsi formativi e di attività, che intendono promuovere una nuova visione del mondo. Grazie per essere pieni di entusiasmo nell’inseguire obiettivi di bellezza e di bontà, in mezzo a situazioni drammatiche, ingiustizie e violenze che sfigurano la dignità umana”. Oggi più che mai, ammonisce il Pontefice, “c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto”.
Francesco, nel suo intervento, ricorda che fra pochi mesi, a settembre, si svolgerà a New York il Summit del Futuro, convocato dall’Onu per affrontare le grandi sfide globali del momenti e firmare un “Patto per il Futuro” e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. Il Papa lo definisce un evento importante, “e c’è bisogno anche del vostro contributo – dice rivolgendosi ai ragazzi – perché non rimanga soltanto ‘sulla carta’, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento”.
Sono proprio i ragazzi, incalza il Santo Padre, ad essere “protagonisti e non spettatori del futuro”. “Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il ‘mondo che verrà’ e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche”. Se da una parte è vero “che queste sfide richiedono competenze specifiche”, “è altrettanto vero che esse ci riguardano da vicino, toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale”.
Le sfide odierne, tuona poi Francesco, “e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch’essi diventati globali. Ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, le crisi economiche, le crisi politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando”.
E queste sfide, ammonisce severamente il Papa rivolgendosi nuovamente ai ragazzi, si affrontano “camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social”. Ma si affrontano “anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, e non con le nostre sole forze”.
Vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità.
A braccio, poi, il Pontefice richiama l’attenzione su quanto sta accadendo in queste ultime settimane: “Vorrei parlarvi due minuti sulla guerra. Pensate ai bambini che sono in guerra, pensate ai bambini ucraini che hanno dimenticato di sorridere. Pregate per questi bambini, metteteli nel cuore i bambini che sono in guerra. Pensate ai bambini di Gaza, mitragliati, che hanno fame. Pensate ai bambini. Adesso un piccolo silenzio, e ognuno di noi pensi ai bambini ucraini e ai bambini di Gaza”.
Il silenzio orante cade nell’Aula Paolo VI. Poi il Papa cita don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, “che al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l’ ‘I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa’. Che tutto questo stia a cuore a voi. Che vi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera. E vi siano a cuore i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere; i bambini di Gaza, che soffrono sotto le mitraglie”. (foto © Vatican Media)
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