Francesco: il cristiano diffonda il profumo di Cristo non il cattivo odore del proprio peccato
All’Udienza generale del mercoledì il Pontefice striglia i credenti: “Purtroppo, a volte i cristiani non diffondono il profumo di Cristo, ma il cattivo odore del proprio peccato. Questo, tuttavia, non deve distoglierci dall’impegno di realizzare questa vocazione sublime di essere il buon odore di Cristo nel mondo”
Città del Vaticano – “Noi siamo, dinanzi a Dio, il profumo di Cristo”. Papa Francesco cita San Paolo e chiede ai cattolici di impegnarsi affinché attorno a ciascun credente le persona possano sentire “la fragranza dello Spirito di Cristo”.
Parole che arrivano nel corso dell’Udienza generale, svoltasi nell’Aula Paolo VI, dove il Pontefice, continuando il ciclo di catechesi su “Lo Spirito e la Sposa”, incentra la meditazione odierna sul tema “Lo Spirito Santo nel Battesimo di Gesù”. “Tutta la Trinità si è data appuntamento, in quel momento, sulle rive del Giordano!. C’è il Padre che si fa presente con la sua voce; c’è lo Spirito Santo che scende su Gesù in forma di colomba e c’è colui che il Padre proclama suo Figlio amato. È un momento molto importante della Rivelazione e molto importante della storia della salvezza”.
“Nel Giordano Dio Padre ha ‘unto di Spirito Santo’, cioè ha consacrato Gesù come Re, Profeta e Sacerdote. Infatti, con olio profumato venivano unti nell’Antico Testamento i re, i profeti e i sacerdoti. Nel caso di Cristo, al posto dell’olio fisico, c’è l’olio spirituale che è lo Spirito Santo, al posto del simbolo c’è la realtà. C’è lo Spirito che scende su Gesù. Gesù era pieno di Spirito Santo fin dal primo istante della sua Incarnazione. Quella però era una ‘grazia personale’ – fa notare il Vescovo di Roma -, incomunicabile; ora, invece, riceve la pienezza del dono dello Spirito per la sua missione che, come capo, comunicherà al suo corpo che è la Chiesa. Per questo la Chiesa è il nuovo ‘popolo regale, profetico e sacerdotale’”.
“Il termine ebraico ‘Messia’ e quello corrispondente in greco ‘Cristo’, entrambi riferiti a Gesù – spiega il Pontefice -, significano ‘unto’. Unto di gioia. Unto di Spirito Santo. Il nostro stesso nome di ‘cristiani’ sarà spiegato dai Padri nel senso letterale di cristiani ‘unti a imitazione di Cristo’”.
Il Papa fa poi riferimento al Crisma, l’olio profumato che viene consacrato dai Vescovi il Giovedì Santo: “Sappiamo che, purtroppo, a volte i cristiani non diffondono il profumo di Cristo, ma il cattivo odore del proprio peccato. Questo, tuttavia, non deve distoglierci dall’impegno di realizzare, per quanto possiamo e ognuno nel proprio ambiente, questa vocazione sublime di essere il buon odore di Cristo nel mondo”.
Il profumo di Cristo, conclude Francesco, si sprigiona dai “frutti dello Spirito”, che sono “amore, gioia,
pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Se ci sforziamo di coltivare questi frutti, allora, senza che ce ne accorgiamo, qualcuno sentirà intorno a noi un po’ della fragranza dello Spirito di Cristo”.
Prima della benedizione, il pensiero del Papa va poi ai catechisti: “Oggi commemorazione di San Pio X, in tante parti del mondo, si celebra il giorno del catechista. Pensiamo ai nostri catechisti, alle nostre catechiste che portano avanti tanto lavoro e sono, in alcune parti del mondo, i primi a portare avanti la fede. Preghiamo oggi per i catechisti, che il Signore li faccia coraggiosi e possano andare avanti”.
Infine, l’ennesimo appello per la pace: “Per favore, non dimentichiamo la martoriata Ucraina che soffre tanto. Non dimentichiamo il Myanmar, il Sud Sudan, il Nord Kivu e tanti Paesi che sono in guerra. Preghiamo per la pace. E non dimentichiamo la Palestina e Israele. Che ci sia la pace!”.
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