Il Mozambico e la pace possibile
Sono trascorsi 30 anni dagli accordi di pace che hanno risollevato le sorti del Mozambico, reduce da 16 anni di guerra civile. Non è stato un processo facile, essendo il Mozambico uno dei paesi africani con la storia indipendentista più traviata, ma fu reso possibile grazie all’intensa mediazione della Comunità di Sant’Egidio.
Dopo la seconda guerra mondiale gli stati europei hanno iniziato un processo di progressiva decolonizzazione. Tra questi non figurò il Portogallo, essendo al tempo governato dal dittatore António de Oliveira Salazar, che si rifiutò di abbandonare i possedimenti coloniali. Questa libertà negata provocò la nascita del Fronte per la liberazione del Mozambico (FRELIMO) nel 1962 che, due anni dopo, diede vita alla Guerra d’indipendenza del Mozambico. La guerra durò 10 anni, terminando poco dopo il ritorno della democrazia nel Portogallo Rivoluzione dei garofani del 1974.
Il 25 giugno 1975 fu autoproclamata l’indipendenza e il FRELIMO instaurò un regime dittatoriale filo-comunista guidato da Samora Machel. Ciò ha spinto la popolazione insoddisfatta verso la formazione di un esercito anti-comunista, con un importante apporto da parte degli Stati Uniti, che venne ad aggregarsi sotto la Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO) e diede inizio alla guerra civile (1977-1992). Tra il 1981 e il 1994 provocò circa un milione di morti con una percentuale del 95% tra i soli civili.
Gli Accordi di pace di Roma, resi possibili dal crollo dell’apartheid sudafricano, furono mediati dalla Comunità di Sant’Egidio e sancirono le modalità di transizione allo stato democratico multipartitico venutosi a delineare nella nuova costituzione del paese.
Come spiegato dallo stesso Cardinal Zuppi, attuale presidente della CEI che fu un mediatore nelle trattative tra il FRELIMO e il RENAMO, “la pace è sempre possibile ed è nelle mani di ciascuno“. Sotto questa visione racconta come, nel 1990, fu organizzato un incontro segreto dalla Comunità di Sant’Egidio per avviare le negoziazioni tra le due fazioni. Ciò fu possibile siccome entrambe le parti avevano fiducia nella Comunità di Sant’Egidio.
In simili situazioni di guerra prolungata e “incomunicabilità” tra le forze in contrasto è sempre necessaria la mediazione di un terzo soggetto, super partes ed accettato da entrambi, il cui fine non è quello di imporre delle soluzioni, bensì quello di instaurare un dialogo tra le parti in conflitto. Sotto quest’ottica si attende ancora il delinearsi di un mediatore, privo di interessi di parte, nella risoluzione della situaizone ucraina.