Giovani e lavoro: la Chiesa alla prova delle sfide sociali
Al via a Trieste la 50ma Settimana Sociale dei cattolici in Italia: apre l’evento Mattarella, lo chiude il Papa. Marino (Pastorale Sociale Foggia-Bovino): “Emergerà il volto di una Chiesa attenta ai tempi di oggi”
Trieste – Il futuro dell’Italia passa (anche) da Trieste, dove è tutto pronto per la Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Giunta alla 50ma edizione, quella in programma dal 3 al 7 luglio nel capoluogo friulano potrebbe segnare uno spartiacque, non solo per la presenza del Capo dello Stato (il presidente Mattarella aprirà i lavori) e del Papa (il Pontefice chiuderà l’evento con la messa in piazza dell’Unità d’Italia), ma soprattutto per le tematiche sulle quali i delegati provenienti da ogni diocesi d’Italia dibatteranno con un metodo nuovo che mostrerà fin dal primo giorno il volto di una Chiesa pronta a mettersi alla prova per affrontare le sfide sociali che non solo il Bel Paese, ma l’Europa tutta, si trova a fronteggiare, ovvero lavoro e giovani.
Problematiche trasversali a tutta Italia, seppur con sfaccettature diverse, sulle quali la Chiesa ha già offerto parecchio materiale su cui riflettere. Ma se alle parole non seguono i fatti tutti gli sforzi sarebbero vani. Cosa aspettarsi allora da questi giorni? Abbiamo rivolto questa domanda a Massimo Marino, direttore per la Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino: “Concretezza fin dal primo giorno. Già nel metodo di confronto e di dibattito di quest’anno avremo la prova di una Chiesa attenta ai tempi, in cui tutti possono parlare liberamente con pari dignità”.
Il modello della Chiesa sinodale
Marino fa riferimento a quello che è stato battezzato come “metodo Grandi”, ideato da un professore triestino: “Questo metodo permette di vivere una vera sinodalità. In precedenza le diverse delegazioni si confrontavano in piccoli tavoli tematici da dieci persone. Quest’anno, invece, per rendere per rendere più efficaci questi confronti, dopo un momento di riflessione personale, a tutti è concesso di parlare. Ognuno dice, o meglio legge in sintesi il proprio pensiero sulla questione, gli altri prendono appunti e dopo un primo giro viene chiesto ai presenti di selezionare, tra quelli che sono stati espressi, un pensiero che non sia il proprio. Il pensiero più apprezzato diventa quindi espressione dell’assemblea che può dare già risposte concrete”.
Con questo sistema sarà anche elaborato il documento conclusivo, un testo, sottolinea Marino, “che non serve solo ai cattolici. Il documento contiene indicazioni di carattere politico, nel senso lato del termine, con una serie di indicazioni che partono dalle Scritture ma che sono attuali e possono essere applicati in ogni ambito e possono essere delle piste utili a prendere decisioni per chi ha ruoli di comando in ogni ambiente”.
La delegazione dall’Arcidiocesi di Foggia-Bovino che prenderà parte ai lavori è formata da tre persone: oltre al direttore Marino saranno presenti le delegate Tina Petrillo e Chiara del Pozzo: “Ci divideremo nelle varie tavole rotonde per poter vivere così un’esperienza globale della Settimana Sociale. Operiamo tutti e tre nel sociale, in particolare con i giovani e bambini, ed è per questo che parteciperemo a tavoli dove si discuterà di giovani e lavoro”.
Puglia: tra caporalato e lotta alle mafie
Quella di Trieste, per l’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, così come per molte altre diocesi italiane, è il punto di arrivo di un percorso iniziato nei mesi scorsi: “A livello regionale – spiega ancora Marino – le diocesi di Puglia hanno organizzato diversi incontri, riflettendo su diversi aspetti”.
Per la Chiesa di Capitanata, organizzatrice di tre incontri, l’attenzione è stata posta ai bisogni specifici del territorio: “Viviamo in un contesto dove molti comuni sono stati sciolti per mafia, nelle nostre campagne il caporalato è una costante. Per questo abbiamo cercato di riunire le Istituzioni per cercare percorsi e quelle famose buone prassi che possano portare tutti quelli che vivono sul nostro territorio a migliorare la qualità di vita”.
In quest’ottica è stata portata all’attenzione dei cittadini, durante un convegno svoltosi a Foggia poche settimane fa, “l’esperienza del Comune di Mattinata. Come Pubblica Amministrazione, dopo essere stato sciolto per mafia, l’Amministrazione – racconta Marino – ha lavorato per ripristinare quella forma di rapporto tra cittadini e Istituzione che lo scioglimento per mafia aveva interrotto. Questi fenomeni sono gravi e creano non solo disagi ma anche maggiore distanza tra i cittadini e l’Istituzione. Si perde la fiducia e non si va più a votare”.
Il ruolo dei cattolici
Davanti a queste sfide quale dovrebbe essere allora il ruolo dei cattolici? Secondo Marino, laico salesiano, la risposta la diede già don Bosco: “Bisogna essere buoni cristiani e onesti cittadini. Si può essere onesti cittadini anche se non si è cristiani ma non può esserci il contrario”.
Citando poi Papa Francesco, il direttore della Pastorale Sociale ricorda che “un buon cristiano non può non ‘sporcarsi le mani’ nel quotidiano, in ambito politico o dell’associazioni, perché è già nel piccolo che si può rispondere ai tanti bisogni dei territori”.
Un esempio? “Abbiamo tante esperienze positive realizzate tramite laboratori o sportelli di orientamento per i giovani. Quando si parla di lavoro o di disagi giovani spesso c’è il rischio che uno pensi: ‘La cosa è più grande di me, non posso cambiare nulla’. E invece non è così – sottolinea Marino -. Lo vediamo anche nelle parrocchie, che sono elemento di prossimità e una rete importante attraverso la quale si può costruire qualcosa di meravigliosa. Oggi si parla molto di comunità energetiche. Pensiamo se i cittadini di vari quartieri, assieme alle parrocchie, unissero le forze per realizzare delle comunità energetiche. Non solo si abbasserebbe il costo dei consumi ma i guadagni potrebbero essere subito reinvestiti in servizi per quegli stessi quartieri”.
Da Nord a Sud tutti uguali?
Mancanza di lavoro, disagi giovani, caro bollette… problematiche che accomunano tutta Italia: “Nord e Sud devono sì essere equiparati ma bisogna tenere conto che ogni territorio ha necessità diverse. Quello della Diocesi di Foggia, ad esempio, è un territorio a forte vocazione agricola e turistica. Ed è questo che, come cittadini, dobbiamo impegnarci a valorizzare e curare. A casa nostra è vissuto Federico II, un imperatore importante per la storia. Eppure non ha la giusta attenzione mentre altrove ci sono musei o situazioni che richiamano anche turisti. Fa parte della nostra storia e attorno a questa figura – conclude Marino – si possono creare ponti culturali e di dialogo anche con altri stati europei e non”.
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