1700 anni dal Concilio di Nicea: nel 2025 un documento sul “Credo”

Durante l’Anno Santo la Commissione Teologica Internazionale, organo rinnovato da Papa Francesco, promulgherà un documento sul Simbolo niceno-costantinopolitano

Città del Vaticano – Per l’Anno Santo sarà promulgato anche un documento da parte della Commissione Teologica Internazionale, sul Simbolo niceno-costantinopolitano, ovvero il “Credo” formulato nel 325 d.C. e che ancora oggi tutte le domeniche si recita nelle chiese cattoliche di tutto il mondo.

La pubblicazione avverrà a inizio 2025 non per via del Giubileo ma per la felice concomitanza dell’Anno Santo con i 1700 anni dall’inizio del Concilio di Nicea, iniziato il 20 maggio del 325 alla presenza dell’imperatore Costantino. Vi parteciparono circa 300 vescovi. Lo scopo di questo Concilio era quello di rimuovere le divergenze, largamente diffuse, sulla natura di Cristo in relazione al Padre; in particolare, se egli fosse “nato” dal Padre e così della stessa natura eterna del Padre o se invece, come insegnava Ario, egli fosse stato “creato” e avesse così avuto un inizio nel tempo. Tesi rigettata alla fine del Concilio che stabilì che il Figlio è stato “generato e non creato”.

Un’ulteriore decisione fu in merito alla data della Pasqua. Si stabilì che si festeggiasse la prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, in modo quindi indipendente dalla Pesach (la Pasqua ebraica), stabilita in base al calendario ebraico.

Ad annunciare la pubblicazione del nuovo documento, sulle pagine de L’Osservatore Romano, è il Segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale, mons. Maurizio Barba, che spiega: “Il documento ha lo scopo di effettuare una lettura “dossologica” del Simbolo, per metterne in luce le risorse soteriologiche e quindi cristologiche, trinitarie e antropologiche. Si tratta in realtà di riscoprire Cristo, ‘Luce da Luce’ e luce del mondo, in tutta la sua forza di attrazione”.

“Sotto il profilo patristico – aggiunge Barba – il testo guarderà alla vita liturgica e alla vita di preghiera per scorgere come questi ambiti siano stati fecondati nella Chiesa dopo il Concilio e come possono esserlo ancora oggi. Inoltre, il documento si arricchisce di un particolare sguardo all’evento che Nicea ha rappresentato per la storia del pensiero e delle strutture di governo della Chiesa, insieme a una visione generale del quadro di ‘teologia fondamentale’ delineato da ciò che il primo Concilio ecumenico ha manifestato della missione costante della Chiesa a servizio della credibilità della sua fede. In tal senso, si manifesta così la fecondità della Rivelazione cristiana per rinnovare il pensiero e le forme di vita comune dell’essere umano”.

Il documento della Commissione teologica internazionale, “muovendosi sul versante della comprensione di quanto sia efficace questo Concilio per la vita della Chiesa nel XXI secolo, chiamata a confrontarsi con antiche e nuove sfide sia a livello universale sia locale – precisa il Sottosegretario -, privilegia la prospettiva dell’attualità del dogma niceno, cogliendo l’esigenza dell’uomo moderno di ridire la propria fede nell’interno di un contesto culturale che sollecita la riscoperta del rapporto tra fede e vita”.

“L’occasione della commemorazione del Concilio di Nicea, in modo particolare il Simbolo da esso scaturito, riveste un ruolo fondamentale per la custodia e la trasmissione della fede, rimettendo al centro dell’evangelizzazione l’approfondimento del kerigma trinitario quale esperienza vitale dell’incontro con il Signore crocifisso e risorto, Figlio di Dio e Salvatore, nella luce dello Spirito”, conclude il monsignore.

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